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Dove va la fede? Perdita di credibilità del brand

Creato il 27 maggio 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Dove va la fede? Perdita di credibilità del brandA.A.A. cercasi sacerdoti e fedeli. In che modo la Chiesa cattolica, organismo molto strutturato riesca a dare un’immagine di se stessa e come riesca a reclutare il suo personale è argomento dell’appuntamento quotidiano di Corrado Augias su Rai3Bruno Ballardini esperto di marketing, si è occupato del problema più grave della Chiesa di oggi che,  navigando tra uno scandalo e l’altro, raccoglie meno successo di pubblico, con un libro dal titolo inequivocabile: “Gesù e i saldi di fine stagione”.

 “Un titolo che qualche conservatore troverebbe disturbatorio, è una provocazione”? – “No, è un dato di fatto”! La Chiesa va incontro ad un crollo verticale sia per la fiducia papale sia per la crisi delle vocazioni, che è lampante”. E’ un fenomeno appurabile stasticamente, la credibilità di papa Ratzinger è nettamen

Dove va la fede? Perdita di credibilità del brand
te in calo rispetto a quella registrata in passato da Wojtyla e le immagini della sua recente beatificazione sono una evidente  strategia comunicativa. Gente che applaude, piange, canta, prega, si commuove, urla,  in una piazza gremitissima è un segnale chiaro. “E l’utimo atto, siamo alla spettacolarizzazione, in questo modo si riesce a catturare l’attenzione e con questo stratagemma si riesce ad allungare ancora di un minimo la visibilità, si beatifica un’ icona e in tal modo si porta a termine il processo comunicativo e prendere tempo”. Un insolito percorso del fenomeno religioso, quello proposto dall’autore che, utilizzando la sua esperienza di pubblicitario e attraverso gli strumenti del marketing d’avanguardia si lancia in un’analisi lucida delle strategie adottate dalla Chiesa fino a oggi e dei mutamenti del mercato che le hanno rese inefficaci negli ultimi tempi.

 La progressiva perdita di credibilità del suo brand e la conseguente inarrestabile emorragia di fedeli: fuga verso altri culti, seminari sempre più vuoti, messaggi accusati di essere anacronistici, preti che non ispirano fiducia, liturgie domenicali deserte con pochi anziani praticanti, rifiuto dei sacramenti e dell’etica evangelica, sono le chiare tracce del declino del potere e  non è solo una crisi di contenuti, che appaiono ormai lontani dalla modernità, ma anche una crisi di comunicazione, quasi che le gerarchie non riescano più a riformulare in modo attuale i fondamenti su cui si è basato il credo cattolico fin dalle origini. In effetti nel mondo si diffondono sempre più declinazioni della religione, movimenti che interessano molti credenti con sfaccettature differenti e che abbracciano i campi del sociale,  spirituale e teologico, sono il fenomeno della militanza.

La religione cattolica non fa più presa come un tempo sul vasto pubblico, “la Chiesa è una marca che cerca l’assolutismo, l’unicità e la superiorità è il tentativo di catturare più territorio possibile che ha aperto la strada alle nuove tendenza, alle associazioni di culto, sono una nuova versione del cattolicesimo che cerca valori più adatti al vivere moderno e che minano il potere della chiesa tradizionale”. La frammentazione porta ad un indebolimento ed è per questo che si ricorre al feticismo, alla beatificazione, al miracolistico che sfocia quasi nella supestizione, per tenere in vita l’unicità, ma che in realtà disorienta. Oggi più che mai si chiede al fedele di credere senza porre interrogativi. Una fede cieca che deve accettare qualsiasi incongruenza anche dalla casa madre.

Dove va la fede? Perdita di credibilità del brand
Un diaologo crudo,  quello condotto in studio, che cerca una soluzione in termini di rebranding, repositioning e restyling, che non vuol dire che sottovaluta la forza della fede, dice solo che la Chiesa dovrebbe studiare meglio la sua ideologia, se vorrà evitare i saldi di “fine stagione”,  dovrà intraprendere una rivoluzionaria strategia per ritrovare il contatto con il suo popolo e recuperare i “clienti” persi.


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