Se mio padre fosse qui adesso mi prenderebbe in giro un sacco perchè mi diceva sempre che mi vesto o come un cartone animato o come una uscita da una foto di un album di famiglia del 1965 o come una punk. Eppure è stato proprio lui a insegnarmi che in realtà la moda non esiste. O meglio, esiste se vogliamo che esista.
Mi spiego.
Credo fermamente nel buon gusto, anche se il 99% delle volte che esco di casa sono conciata come una che si è buttata nell'armadio e ci ha nuotato dentro 7 vasche a stile libero.
Credevo fermamente che ognuno potesse vestire come cavolo volesse, fino a che mio padre non mi ha aperto gli occhi su come gli uomini vedono le donne quando si mettono tutte in tiro per rimorchiare ed esagerano abbinando minigonna-minitop-tacco15.
Siamo tutte libere di uscire di casa vestite come vogliamo, di abbinare i colori a nostro piacimento (e diciamoci la verità, le fashion blogger fanno degli abbinamenti a dir poco stravaganti e finiscono su Vogue, perchè noi non possiamo fare altrettanto?!), però dobbiamo stare attente a non scadere del ridicolo, che ci vuole davvero pochissimo.
Di mio padre mi ricordo soprattutto le nostre conversazioni sulle persone. Ogni tanto ce ne andavamo al centro commerciale a fare le passeggiate e lui era uno di quelli che non te le manda a dire.
"Guarda come si è conciata quella", "guarda che abbinamento di colori", "guarda come cammina su quei tacchi 24 pensando di essere figa e invece sembra un t-rex".
Ogni tanto gli dicevo "papà certo che ne hai una per chiunque, non ti domandi mai cosa pensa la gente di noi?", e lui mi rispondeva "bella de papà, ma che ce frega?"A mio padre piaceva osservare i dettagli e soprattutto le scarpe di chi incontravamo. Non riusciva a trattenersi se vedeva qualcuno con qualcosa di particolarmente orribile. Metteva su delle filippiche lunghe e complicate, ma menomale che in famiglia abbiamo il dono della simpatia.Ricordo perfettamente un giorno che eravamo in fila al cinema e davanti a noi c'era una coppia di giovani innamorati. Era inverno, quindi eravamo tutti incappottati. A un certo punto la ragazza in questione si toglie il cappotto e ci mostra il suo meraviglioso outfit : t-shirt e leggings. E tanga. Il tanga era sotto i leggings ma si vedeva perfettamente.
Quindi, giovani donne, lungi da me dettare regole di stile, non ho davvero le competenze adatte per poterlo fare, ma lasciatemi almeno condividere con voi l'errore a mio avviso più grande che una donna possa fare, quello che faceva di più strabuzzare gli occhi a mio padre. ovvero :I LEGGINGS NON SONO PANTALONI.
Se volete indossare questo fantastico indumento che da qualche anno impazza in tutti i negozi potete farlo, e se lo fate nel modo giusto siete anche molto intelligenti perchè possono essere un grande aiuto.Penso a un vestito corto e ai miei complessi sulla cellulite e a quanto un leggings possa lenire il dolore di vedermi riflessa nello specchio con le cosce all'aria.
Penso a una maglia troppo lunga per indossarla con i jeans e troppo corta per non indossarci niente sotto.
Ma appunto sono leggings, se fossero pantaloni si chiamerebbero pantaloni, direbbe Mark Zuckerberg (e questa chi la capisce è proprio tanto bravo).
C'è quella parte del "sotto pancia" che noi donne abbiamo il dovere di coprire.
Sia avanti che dietro. Perchè non vale la regola del "e allora quando vado al mare e sono in costume?”.No, non vale in nessun caso, non vale nemmeno quando caricate le foto in mutande e reggiseno sui social network, figuriamoci per quando ve ne andate sgambettanti in giro per la città.
Lasciatemi dire che i leggings sono orribili anche se indossati sotto gonne di jeans o ancora peggio sotto shorts. O anche sotto i vestiti che arrivano sotto al ginocchio. Per quello esistono i collant, ma questa è un'altra storia.
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