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Due pensieri random su Berlino

Creato il 21 marzo 2014 da Davideciaccia @FailCaffe

Ho fatto un week-end nella città del momento ed ora posso finalmente tirarmela un po’ pure io parlando a caso di cose su Berlino!

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Mentre sto a guardare la gente che passa, due ragazzine sedute accanto a me mandano dei messaggini del cellulare e una discreta signora aspetta spazientita l’arrivo di qualcuno. Il Tegel Flughafen ha una piacevole forma esagonale ma è un po’ una fregatura perchè, da qualsiasi parte tu entri, ci metti almeno 10 minuti prima di capire dov’è il tuo gate e come ci puoi arrivare. Sto aspettando l’aereo per Milano ma è ancora presto e posso permettermi il lusso di scrivere due righe su tutta ‘sta gente che arriva e fa il giro intero dell’esagono, poi capisce che ha sbagliato e finalmente trova la strada per andare in centro. Tutti con una borsa, al massimo un trolley, arrivano da Madrid e prendono la navetta fino alla metro B, ritornano in Cina (no, non è solo un nostro problema) oppure fanno aperitivo nelle sciccosissime cafèterìe del Tegel. Di nessun paese più che della Germania abbiamo una immagine stereotipata. Sarà la concitazione degli ultimi anni che ci ha visti involontariamente opposti, sarà che è da quando sono nato che sento dire che parlano come i nazisti. In effetti, all’inizio dell’Erasmus ci avevo fatto caso pure io.

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E allora, dall’alto delle mie 100 ore in terra germanica, sono quasi in dovere di fare alcune considerazioni riguardo a Berlino! Le poche persone tedesche che ho avuto il piacere di incontrare mi sono sembrate tutte molto tranquille, poco inquadrate rispetto a quanto si dica. Credo che il primato di simpatia agli stranieri possa tranquillamente rimanere oggetto di contesa fra il popolo francese e le vecchiette del nord-italia. Quando un amico più fortunato di te afferma boriosamente che Berlino è avanti anni luce rispetto alle altre città europee non sta parlando solo di club e vita notturna. Bisognerebbe vedere con i propri occhi per capire cosa si può fare di una città distrutta durante la guerra, poi ricostruita in modo folle nel periodo freddo e ri-pensata completamente in meno di vent’anni. Camminando per le zone meno famose, nei quartieri in pieno processo di gentrificazione, è possibile essere coinvolti in una diversificatissima offerta di gallerie d’arte, pubs, locali per ballare Tango piuttosto che Charleston, torterie, centri sociali perfettamente integrati con la vita del quartiere.

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Ci sono un sacco di americani, più di quanti io non ne abbia visti in altre città. Mi sono informato a riguardo e pare che sia una moda assai diffusa quella di spostarsi in Europa e poi passare in città per fare clubbing. Ovviamente la gente che ho conosciuto era tutta flesciata, cito a titolo esemplificativo il mio carissimo nuovo amico Alejandro di Miami, uno di quei tipi che potrebbero scrivere un libro con la loro storia e che quando incontri ti chiedi che cazzo hai fatto tu fino a quel giorno. Bisogna tuttavia prendere atto di quanto detto dal signor Luigi, un ex-squatter italiano trasferitosi a Berlino negli anni ’90 che vendeva dischi usati Domenica mattina al Flohmarkt di Mauerpark. Pare infatti che ai suoi tempi Berlino fosse una città molto economica ed era davvero possibile trasferirsi senza troppi soldi per fare l’artista, mentre ora chi si sposta qua dall’estero o è un ragazzetto con i soldi di mammà e papa’ da spendere oppure è un giovane professionista appena sposato che si compra la casa a Schöneberg e fa colazioni da 15 euro nei bistrot sotto casa quando non lavora.

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Gli ostelli credo siano un po’ meno stimolanti degli altri. Deve essere quest’ansia da prestazione del week-end a rendere tutti molto poco attivi se non per bere alcolici ed andare a ballare. Dite che sono io ad essere bigotto? Provate ad andare a chiedere l’asciugacapelli in reception alle 10 di mattina e trovare Gesaffelstein che suona in sottofondo! Sabato sera la gente sembrava impazzita, erano tutti su di giri, ridevano e scherzavano sul balcone dell’ostello e domenica sera giacevano in pigiama sui divanetti della hall con i loro smarfon a fare chissà cosa… a proposito! Questi smarfon stanno bruciando il cervello a tanta gente. Sono stato testimone di una scena che avrebbe meritato una bella foto: eravamo circa una decina seduti attorno al tavolo e nessuno rompeva il ghiaccio con gli altri (timidezza?), piuttosto preferiva ciattare o giocare a qualche minchia di bubblebubble, ma non diceva una parola. Sembrava proprio che gli stessi estorcendo qualche parola nelle pause in cui i loro amici dall’altra parte del mondo scrivevano una risposta. Umpf. Il secondo giorno dopo aver conosciuto una ragazza andalusa che si era trasferita in città, le ho chiesto di consigliarmi un posto carino dove andare a bere. Senza esitare mi ha indicato un punto sulla mappa gigante della hall “devi andare qui!” ha detto “è molto conosciuto, all’ingresso fanno spegnere i cellulari così la gente che è dentro parla davvero e si conosce“.

Sono seduto in aeroporto che mi mangio il quinto hamburger in quattro giorni. Mi sa che i week-end a Berlino non sono proprio sani. Girava voce, prima di partire, che il viaggio in Germania non fosse proprio un viaggio gastronomico e infatti credo di aver accumulato nei gomiti più schifezze durante questa vacanza che durante tutto il periodo di esami. Mentre i giovani stanno bene anzi benissimo, la quantità di adulti svaccati che abbiamo visto in giro è stata impressionante. E’ come se a 30 anni qualcuno ti presentasse il conto da pagare per tutti quei currywurst mangiati in mezzo ad una strada e tu di colpo diventassi il sosia di Biz Markie senza poterci fare niente.

Berlin, Germany

Grazie a Valentina Di Natale – in arte Zanzu – per le foto all’interno del pezzo!


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