Eccoci alle prese con un nuovo caso di “scomunica” nel Movimento 5 Stelle.
L’ultimo (per ora) della serie riguarda due parlamentari (senatori) che avevano preso l’iniziativa (!), senza prima averne discusso in assemblea e quindi senza essere in possesso della preventiva autorizzazione del Movimento (le proposte devono prima essere discusse in assemblea e successivamente essere sottoposte, attraverso il web, all’approvazione del Movimento), di presentare un emendamento per abolire il reato d’immigrazione clandestina.
Non appena questa “botta di autonomia politica” è diventata di dominio pubblico, sul blog di Beppe Grillo è apparso un post, a firma dello stesso Grillo e di Casaleggio, nel quale si prendono le distanze dai due “liberi promotori” (indicati non come “senatori” ma come “portavoce del Movimento”), la cui iniziativa viene classificata, riducendone così la portata, come posizione del tutto personale.
Quello che mi ha colpito, in questo post, non è il richiamo (legittimo e, per certi versi, doveroso) al rispetto delle regole del Movimento, ma un passaggio, nel quale ho colto un elemento sul quale tutti dovrebbero riflettere attentamente.
Mi riferisco a quella parte del post nella quale si afferma che, se nel programma elettorale fosse stata inserita la proposta di abolizione del reato di clandestinità, il Movimento 5 Stelle avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico.
Questo vuol dire, al di là del caso specifico in questione, una cosa molto semplice: secondo i due fondatori del Movimento 5 Stelle, i temi di un programma elettorale vanno scelti in base alla loro capacità di attirare voti, non di migliorare il Paese.
Esattamente (per tornare al tema di quest’ultima “scomunica”) come la legge Bossi-Fini, nata solo per raccogliere facili voti.
E questa sarebbe la forza politica nuova?