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Ed io contavo i denti ai francobolli

Creato il 22 dicembre 2010 da Julesdan

Credo che appena oltre i cordoni ci fosse la nebbia. Ma non una nebbia naturale, no, una nebbia umana, antropica. La nebbia della polvere sollevata, delle pallottole al sale, dei mortaretti, dei fiati. Una nebbia strana che permette di vedere gli stivali, ma non le facce. E questo lascia disorientati, perché se sai che espressione ha quello dall’altra parte riesci a farti un’idea di cosa stai andando a fare. Gli stivali non dicono nulla, se non che è un poliziotto.

Gli slogan e gli inni dietro a tutta questa nebbia si sentono appena, così come il rumore degli scudi e dei caschi dall’altra parte della piazza. Qualcuno si prepara a prenderle, qualcuno spera che non succeda nulla. C’è chi tornerà a casa con le sue gambe, e chi strisciando il sedere per terra. Tutti sperano di tornarci a casa, però. E magari con qualcosa in pugno.

Dopo gli scontri tra polizia e manifestanti dei giorni successivi al 14 Dicembre, a Roma si respira un’aria post apocalittica. Ogni personalità, che venisse richiesto o meno, si è affrettata a fornire la sua versione dei fatti. A giustificarsi. A chiarire la sua posizione. Ognuno si è sentito in dovere di condannare la violenza, che fosse rossa o nera. Tutti sono alla ricerca di un però, di una causa prima che abbia scatenato questa reazione, come a volerla smussare, collocare, armonizzare, giustificare.

Non c’è niente da cercare. C’è la nebbia, e i caschi e gli scudi, e i ragazzi che prima volevano parlare, poi si sono sentiti delusi e traditi. Ma anche questo è giustificare. Ci sono sedici anni di governi sempre più profondamente corrotti, invischiati nei propri interessi. Ma anche questo è giustificare. C’è una sinistra ignava, che non è nemmeno in grado di battere ai punti una manica di delinquenti. Ma anche questo è giustificare. C’è che a nessuno importa più nulla di niente, e a chi alza la voce si insegna a tacere caricando.

Il ministro La Russa ha aperto un siparietto qualche sera fa in televisione, in cui si tappava le orecchie cercando di mettere a tacere uno studente che voleva parlare. Pierferdinando Casini è intervenuto, cercando di far ragionare il ragazzo, spiegandogli che avrebbe semplicemente dovuto condannare la violenza, senza esporre la propria posizione. Ecco. Qui sta il punto. All’inizio ero convinto che la posizione di moderatore di Casini fosse lecita, ora penso che se quel ragazzo avesse dato ascolto al deputato non avrebbe mai avuto un’altra occasione.

In Italia si cerca una causa, ma quando la causa è palese, in questo caso l’assoluta assurdità del rinnovo della fiducia a Silvio Berlusconi che dovrebbe far dimenticare il crollo di governo dei giorni scorsi, la si evita abilmente. Dopo i fatti, i fatti vengono analizzati ed archiviati. Tutti si affannano a condannare la violenza, nessuno esprime una posizione netta per paura di essere tacciato come istigatore all’odio. Nessuno esprime un parere riguardo alle cause, che sono lì evidenti, ma tutti si sentono in dovere di esprimere un parere riguardo ai fatti.

Penso che in questo momento, ma è un parere personale, la ricerca delle cause e delle conseguenze vada accantonata. Si dovrebbe prendere coscienza che questo paese sta andando a rotoli. Che l’arroganza dei politici è diventata insopportabile, che le posizioni xenofobe, razziste, qualunquiste ed arriviste di alcuni esponenti della politica italiana, del tutto prive di cultura e di vergogna, siano ormai una causa più che sufficiente per scendere in piazza. Ed affrontare la nebbia, e i manganelli e gli scudi. Cercare di moderare la voce di chi è stanco, distraendo l’opinione pubblica con la facile indignazione, è come guardare il proverbiale dito mentre viene indicata la luna.

Lo ripeto, la mia è una posizione personale. Chi ha qualcosa da dire la dica, gli altri conteranno i denti ai francobolli. Grazie a dio. Buon natale.



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