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Creato il 21 ottobre 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

EliminatoUn’altra pagina di storia si chiude. Finalmente il simbolo della tirannia libica è stato catturato e ucciso. I video girati con i cellulari dagli stessi guerriglieri mostrano che il raìs è stato preso vivo e ucciso dopo pochi minuti. Dobbiamo gioire, perché la lotta per la democrazia segna un altra vittoria. Come sempre le rivoluzioni finiscono così e così si conclude anche la guerra. Inizia la vita della nuova Libia.

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TGLa7: Era rifugiato  a Sirte, nascosto in una buca, catturato, trascinato sanguinante, giustiziato. Il corpo esposto. Una fine inevitabile, la fine di tutti i dittatori da Hitler a Mussolini, da Ceausescu a Osama bin Laden, da Saddam Hussein a Muammar Gheddafi. C’è chi scappa e chi si uccide. Chi viene venduto  e chi viene giustiziato. Chi supplica e chi non perde l’arroganza. Tutti comunque  vengono spodestati, dal popolo.

Questa è la fine violenta di chi usa la violenza. Esce di scena di uno dei protagonisti principali dell’indipendenza araba, Muammar Gheddafi, divenuto nei decenni di potere, dittatore spietato come molti dei suoi simili in altri Paesi. La sua morte segna  il capitolo decisivo, anche dal punto di visto simbolico, della rivoluzione. ”La voce della soddisfazione è palese, tutti speravano andasse così, ma stride con la morte di un uomo, afferma Mentana – il trofeo del cadavere è un epilogo già visto. L’oltraggio al cadavere è la firma del mondo arabo, perché i dittatori non possono sopravvivere ai loro regimi” – “Obama: “E’ la fine di un doloroso capitolo”, Berlusconi: “Sic transit gloria mundi” (che significa sostanzialmente che le cose terrene sono passeggere).

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Otto e mezzo: Mario Monti e il presidente dell’Ansa Giulio Anselmi, commentano la notizia del giorno: “Una morte che intristisce, ma per molte cancellerie europee è una buona soluzione,  è un bene che la crisi della democrazia si sia risolta in questo modo, ci sono problemi molto forti da affrontare per la costruzione di un futuro e sarebbe bene che in futuro, l’Occidente guardasse a certe “amicizie”…Comunque ora i libici possono guardare fiduciosi al loro domani”.

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Piazza Pulita: “La morte di un dittatore spietato, le ragioni di una rabbia che esplode nelle piazze, la piazza di Tripoli, quella di Atene e la piazza di san Giovanni di roma , c’è un’ aria di violenza che gira, servono istituzioni solide, ma l’Italia,  le ha queste istituzioni? – La morte di Gheddafi è una buona notizia, 42 anni di regime. Un’altra dittatura finita. Comunque lo scempio sul suo cadavere, sa di vendetta non di giustizia. La guerra è dura, è finito un regine e questo, soddisfa, ma l’uomo giustiziato freddamente”…

Forse un processo regolare, pubblico mediatico, sarebbe stato il passaggio dalla vendetta alla giustizia. In questo scenario mediorientale turbolento e contrastato in cui si mescolano le spinte innovative, promosse in primo luogo dalle nuove generazioni. In queste circostanze così drammatiche della storia è difficile indicare la via più giusta. E non è mai pacifica o morbida  la condotta collettiva che segue alla cattura di un dittatore odiato e temuto

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Però, la giustizia sommaria non è mai la via giusta. La brutalità primordiale non è mai la via giusta.


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