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Esami di Stato

Creato il 19 giugno 2013 da Albix

Esami di StatoAnche quest’anno, puntuale come il caldo rovente dell’estate, è arrivato il momento dell’esame di stato (non per stolta nostalgia, ma preferivo la vecchia denominazione di esami di maturità).

Come di consueto la prima prova, uguale per i licei e i tecnici, offre ai candidati la possibilità di cimentarsi in quattro differenti tipologie di prova,  dalla lettera A alla lettera D.

La tipologia A, verte sull’analisi di un  testo ( quest’anno si  invitavano i maturandi all’analisi di uno stimolante brano di Claudio Magris tratto dalla Prefazione del suo bel libro intitolato “L’infinito viaggiare” edito da Mondadori nel 2005).

La tipologia B prevede invece la redazione di un saggio breve o di un articolo di giornale (la tipologia offre la scelta tra quattro diversi ambiti: uno  artistico-letterario; un altro socio-economico; un terzo ambito, definito  storico-politico; e uno, infine, tecnico-scientifico).

Le altre due tipologie rispecchiano modelli che, per intenderci,  possiamo definire come i classici temi di una volta.

La tipologia C, infatti, trattava un tema di argomento storico storico (abbastanza impegnativa considero l’analisi che la traccia di quest’anno imponeva ai candidati, delle differenze intercorrenti tra i diversi Paesi del BRICS, il famoso acronimo che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica e l’illustrazione degli aspetti più rilevanti della vicenda politica di due di questi Paesi, a scelta, nel corso del secolo appena scorso).

La tipologia D, infine, verteva su un tema che gli esperti del Ministero hanno definito  di ordine  generale ma che, secondo me, era di ambito prettamente scientifico e andava inserito nell’apposito ambito tecnico-scientifico della Tipologia B (basta leggere la traccia del  tema, che riporta un brano di Fritjof Capra, tratto dal suo lavoro “La rete della vita” edito da Rizzoli nel 1997, per rendersi conto che lo sviluppo del  tema proposto presuppone in capo allo studente, quantomeno, una buona conoscenza delle teorie sociologiche ed evoluzionistiche affermatesi negli ultimi 150 anni in ambito scientifico).

Debbo confessare che, per la prima volta, a far data dall’ultima riforma degli esami di maturità, ho trovato molto stimolanti le tracce proposte dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università  e della Ricerca (c.d. MIUR).

Personalmente avrei ceduto alla tentazione  ambiziosa di redigere un saggio breve sull’argomento proposto nell’ambito artistico-letterario che aveva per titolo “Individuo e società di massa”.

Dei sette documenti inseriti nella traccia cartacea del Ministero, io avrei tralasciato di inserire i primi tre: si tratta di tre fotografie: una è un fotogramma televisivo del 1956 che ritrae Mike Bongiorno, con relativi valletta e concorrente, nel corso della mitica trasmissione “Lascia o raddoppia?”; la seconda foto riproduce il celeberrimo quadro di Renato Guttuso dal titolo “Calciatori”; la terza foto rimanda al capolavoro che l’artista pop Andy Warhol dedicò all’icona del cinema hollywoodiano Marilyn Monroe nel 1967.

Non voglio dire che le tre fotografie siano totalmente fuori contesto (o, peggio, fuori tema); mi pare però che gli esperti del Ministero pretendano un po’ troppo da candidati di diciotto anni appena compiuti se presumono che essi abbiano le capacità e le conoscenze per poter effettuare un collegamento tra l’arte pittorica di due geni,  così diversi tra loro,  come Guttuso e Warhol e la televisione, intesa come mezzo di informazione di massa. E poi,   perchè, michiedo,  citare un programma come “Lascia o raddoppia?”,  che invece rappresenta, a parer mio, una fase ancora meritoria della TV di Stato? Non sarebbe stato più corretto citare magari la televisione commerciale? Oppure quella dei demenziali talk-show pomeridiani di mamma rai, tutti all’insegna degli esperti del nulla e dei commentatori di vicende giudiziarie, la cui trattazione  sarebbe davvero meglio lasciar stare alle corrette sedi processuali?. Beh, forse capisco l’imbarazzo delle teste d’uovo del Ministero e la loro paura di restare stritolati tra la televisione di Stato e quella commerciale.

Molto azzeccati mi sono sembrati invece  i quattro testi riportati a sostegno della traccia.  Si tratta di tre brani e di una poesia: il primo brano, datato 9 dicembre 1973,  è tratto dagli “Scritti Corsari”di Pier Paolo Pasolini e mette in guardia il lettore sui pericoli della omologazione delle masse, insito nel loro asservimento, non tanto e non solo alle esigenze consumistiche della società contemporanea, quanto piuttosto nel pericolo  che per mezzo della televisione, il Centro (come lo chiama Pasolini) possa assimilare a sé l’intero Paese; il secondo è una pagina autobiografica di Elias Canetti, dove il premio Nobel narra le forti emozioni da lui vissute in occasione dei disordini scatenati il 15 luglio 1927 dall’indignazione degli operai viennesi, in seguito all’assoluzione dei poliziotti,  responsabili dell’uccisione di alcuni colleghi operai, avvenuta qualche giorno prima nel Burgerland; il terzo è un brano di Remo Bodei, tratto dal libro “Destini personali. L’età della colonizzazione delle coscienze”, edito da Feltrinelli, Milano 2002, che rincara la dose sui pericoli di un uso oligarchico dei mass media. Chiude la serie dei brani a supporto della tipologia artistico-letteraria una significativa poesia di Eugenio Montale “Sulla spiaggia”, tratta dal suo Diario (Mondadori 1973) e che pone in evidenza, con il consueto acume poetico del Nostro e con la nota sonorità dei suoi versi, lo spettacolo di una spiaggia qualunque, in una estate qualunque, dove le masse esporranno i loro corpi in una sequenza anonima e indistinta, scevra di individualismi, senza più contatti con la Natura.

Insomma, se gli esperti del Ministero non avessero ecceduto nella misura, direi che si tratta di un segnale importante che qualcosa stia cambiando nelle alte sfere.

Nel senso che sarebbe ora che qualcuno suonasse, anche dall’alto, l’allarme del risveglio delle coscienze umane, ormai sopite ed assuefatte a questa cultura di massa che, recidendo le radici antiche dell’uomo (e qui mi piace parlare degli Italiani in particolare), non crea però, al contempo, una coscienza, non dico di classe (concetto forse superato); ma almeno una coscienza critica di sé e del mondo che lo circonda.


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