di Nicola Pucci
La Francia è campione d’Europa, ed alla fine dei salmi è ciò che importa. Ma prima di entrare nel dettaglio dell’atto conclusivo della kermesse continentale più importante voglio tornare indietro di qualche settimana, esattamente al 4 settembre, quando l’edizione slovena prese il via.
Tony Parker trascina la Francia al suo primo titolo europeo – da sports.fr
L’Italia di coach Simone Pianigiani si presentava all’appuntamento priva di pedine preziose e senza particolari aspettative se non quella di ben figurare. Altrochè… lo sport della palla a spicchi è spesso imprevedibile quanto se non più del calcio e gli azzurri, sorprendenti, hanno disegnato una prima fase di torneo semplicemente perfetta. Percorso netto, 5 su 5, venendo a capo della tradizione russa, della fisicità targata NBA della Turchia, del talento mediterraneo della Grecia, dell’inattesa competitività della Finlandia, della combattività senza effetti della Svezia. Aradori che conduce con maestria, capitan Datome che illustra all’Europa ciò che proverà a fare tra un paio di mesi al di là dell’Atlantico, Belinelli che da queste parti sposta gli equilibri… e poi la coraggiosa solidità di Cusin, la contagiosa insolenza di Alessandro Gentile, l’adrenalitica verve di Cinciarini.
Nel frattempo, negli altri raggruppamenti, Spagna e Francia – finaliste nel 2011 – correvano col freno a mano tirato, la Slovenia incendiava il pubblico amico, la Croazia pareva tornare ai fasti di un glorioso passato, la Lituania vinceva senza apparire eccessiva.
L’Italia inziava, ahimè, a trovar confidenza con la sconfitta nelle sfide di secondo turno con Croazia e Slovenia, conquistando altresì è bene ricordarlo una prestigiosa vittoria di rimonta con la Spagna bi-campione e favorita a realizzare il tris consecutivo. Ai quarti di finale il sogno azzurro di medaglia si infrangeva contro le granitiche colonne lituane che sotto gli occhi dello zar Sabonis sfruttavano il black-out dei nostri all’inizio dell’ultimo quarto ed avanzavano alla semifinale dove fermavano la corsa dell’inesperta Croazia. Tony Parker schiantava da fuoriclasse qual è Slovenia (27 punti) e Spagna (32 punti) nel remake della finale 2011 mentre l’Italia, in tilt anche con l’Ucraina di Jeter e la Serbia dei rimbalzisti, vanificava quanto di buono prodotto nella prima settimana fallendo l’obiettivo di guadagnare uno delle prime sette posizioni valide per andarsi a giocare i prossimi Mondiali spagnoli nel 2014.
Lituania e Francia, dunque, a contendersi il titolo europeo. La dinamicità offensiva di Kalnietis e Maciulis, la precisione balistica di Kleiza, l’arresto-e-tiro stilisticamente impeccabile di Seibutis e la forza fisica di Valanciunas sotto i tabelloni contro la classe infinita di Parker, l’individualismo di Batum e la costanza di rendimento di Diaw. La Lituania, guidata da Jonas Kazlauskas, al di là dei due trionfi in era giurassica (1937 e 1939), ha storia recente, 1992, complice la dissolvenza dell’Urss. Ma in vent’anni i baltici hanno spesso preso posto sul podio, Olimpiadi, Mondiali o Europei che sia, ed hanno l’onta del fallimento casalingo di due annni fa, k.o. ai quarti con la Macedonia, da lavare; la squadra di Vincent Collet fu seconda ieri, stavolta non si accontenta di far da semplice spettatrice nella sfida finale come avvenne due anni fa con la Spagna ma nel giorno più importante della sua storia cestistica regala la prova più convincente trascinata da Nicolas Batum, la sua stella NBA più opaca nel corso del torneo, e per la prima volta sale sul trono d’Europa. Ed in buona sostanza, sorprendente quanto volete, il risultato finale di 80-66 premia la squadra migliore. Con il rimpianto, per l’Italia, di ciò che poteva essere e non è stato.
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