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Evasione fiscale, italiani stanchi dei furbi.
Creato il 16 novembre 2010 da David Incamicia @FuoriOndaBlogdi David Incamicia
Gli italiani non sopportano più chi fa il furbo con il fisco. Da un'indagine di Confesercenti/Ispo emergono giudizi chiaramente improntati ad un severo rigore in materia fiscale. E a bocciare l'elusione fiscale sono tre italiani su 4.
A dire no ai 'furbetti del 730' é infatti il 79%, "percentuale in aumento e che conferma il crescere della condanna nei confronti di chi fa il furbo con il fisco" segnala l'indagine che ha monitorato per mesi la situazione. Se si confronta poi il dato del 79% di 'intransigenti' con le risultanze emerse a gennaio 2009 l'aumento è perfino più netto: ben 8 punti (71%).
"Un atteggiamento che si accompagna all'esigenza sempre più evidente di un fisco che cominci ad invertire la marcia e diventi gradualmente meno pesante", indica la ricerca. Dall'indagine emerge anche l'esigenza di "una riforma fiscale che pesi meno su famiglie e imprese", oltre a una forte preoccupazione per la crisi.
A livello territoriale, il 'pollice verso' sul fenomeno dell'evasione fiscale cresce in modo consistente al Centro (dal 49% al 62%) e al Sud ed isole (dal 46% al 50%). Altalenante come la speranza di uscire dalla crisi il nord-est (dal 51% al 58%, poi nuovamente al 51%). In controtendenza il Nord Ovest, dove invece la percentuale cala dal 58% al 44%.
La presenza nel Paese di una ampia maggioranza virtuosa che, soprattutto nella fase più acuta di crisi non è disponibile ad essere tollerante, viene segnalata anche da un altro test. Di fronte alla considerazione che si può "pensare ai problemi economici personali e non pagare qualche tassa", la percentuale di chi non è d'accordo su questa tesi sale dal 71% di febbraio al 76% di oggi. Resiste tuttavia quasi un quarto della popolazione, che sembra voler giustificare un atteggiamento egoistico o di 'sopravvivenza' costi quel che costi (il 23% del campione che risulta così suddiviso: molto d'accordo il 4%, abbastanza d'accordo il 19%).
Fra questi ultimi, però, emerge un 36% di persone in cassa integrazione o che ha perso il lavoro. Quelli che sono a favore di un comportamento corretto si trovano in particolare fra i soggetti più acculturati. E per le aree territoriali sono più 'sensibili' nord est e centro.
Nel gruppo degli 'indulgenti' verso comportamenti non corretti, oltre alla fetta cospicua dei disoccupati, seguono il 5% delle casalinghe, il 22% dei lavoratori dipendenti con basse qualifiche e, ancora, il 17% dei pensionati, tutte "categorie sociali che subiscono i colpi più pesanti della fase recessiva ed esprimono molto probabilmente - evidenzia la ricerca Confesercenti/Ispo - anche la 'rabbia' nei confronti dello stato di disagio che sono costrette a subire, rispetto a una società che non garantisce stabilità del lavoro ed è carente in termini di equità". Vi sono fra loro poi molti imprenditori e professionisti, che si attestano fra un 21 e un 17%. (Dati forniti da Televideo Rai)
Che dire? La mia riflessione è la seguente: vuoi vedere che piano piano la nostra società si sta affrancando dall'etichetta di cinica e furba, piagnona e imbrogliona, per riscoprire modelli comportamentali virtuosi e rigorosi? Certo, anche se in questi casi è sempre bene attendere ulteriori conferme, può trattarsi di un elemento in più che sta ad indicare un cambiamento in divenire.
Se dopo le sconfitte televisive - e culturali - inflitte a ripetizione al Grande Fratello da Vieni via con me del duo Fazio/Saviano, ora l'etica fa capolino pure nel quotidiano concreto degli italiani, allora forse c'è davvero di che essere fiduciosi. Proprio in questa fase di 'fine impero', con la moralità pubblica ridotta a ingombrante optional, è un bene che quei cittadini rimasti troppo a lungo in sofferente silenzio, con solide ma sopite basi di onestà, ora trovino la forza per farsi sentire e per invertire in positivo diverse tendenze sociali.
Ed è assai significativo che chi accenni maggiore disponibilità a questo nuovo spirito fondato sulla legalità e sulla responsabilità sia soprattutto il Sud, nella sua fascia di popolazione più istruita e consapevole, proprio laddove è più forte e palese il condizionamento esercitato sulla vita delle persone da parte della criminalità organizzata. Mentre nel Nord evoluto e opulento, meno sfiorato dai fenomeni di sofferenza sociale in atto nel resto della Penisola, si evidenzia qualche fastidio in più rispetto al dovere della compartecipazione fiscale per il raggiungimento degli scopi nazionali. Appunto, nazionali.
A pensare a come quell'area del Paese, nella gran parte almeno, distribuisce ormai stabilmente il consenso sul piano elettorale, viene quasi la tentazione di concludere che non si tratta solo di una coincidenza se lì, fra gli strati più benestanti non di rado coincidenti con quelli meno acculturati, si registra tanta resistenza ai doveri civici e all'idea di solidarietà nazionale.
Ma voglio resistere io, invece, e non tradire la mia idea di Nazione legata a un unico e condiviso destino. Limitandomi a riconoscere ancora una volta che l'Italia e gli italiani, forse, stanno trasformandosi per davvero. E tanto mi basta.
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