Se è vero, ed è vero, che dagli errori non si può che imparare, perché allora nasconderli? Molti o pochi non importa, quello che invece conta è capire che non c’è niente di grave nel commetterli. Perché capitano. Sono inevitabili.
Magari perseverare è un male, quello sì.
Io per esempio ne ho fatto uno un po’ di tempo fa.
Avevo tre racconti su Amazon, raggruppati in un unico libro elettronico, che ho ritirato dalla vendita.
Quando lo feci, ero spinto dalla certezza che fossero poco buoni. In parte era vero, però avevo ricevuto delle recensioni (però non ricordo quante. Forse era solo una?).
Togliendo dalla vendita quell’ebook mi sono dato la classica “zappa sui piedi”. Perché quel libro elettronico aveva lentamente contribuito a costruire la mia immagine. Il mio nome.
Adesso, mi tocca ricominciare da zero o giù di lì. Niente di particolarmente grave, si dirà: ma se li avessi lasciati in vendita avrebbero forse continuato a vendere, e cosa più importante, il mio nome sarebbe stato meno anonimo.
Diavolone! Avevo una recensione e non era male!
E si sa: per una recensione le persone arrivano a scriversela ricorrendo a uno pseudonimo.
Il consiglio? Curare sempre al massimo la propria scrittura. Se pubblichi, be’, non togliere dalla vendita l’ebook (o, se ti decidi a farlo, pensaci maledettamente bene). Può essere controproducente.
Ed è inutile nascondere i propri errori: è roba tua.