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Fata ignorante

Creato il 25 settembre 2013 da Baraka
Ogni scienziato sa che la realtà non è affidabile. [...] Ciò che si sa non è mai sicuro, e non è mai completamente esaustivo. Paradossalmente e in modo controintuitivo, più un dato è preciso e più è probabile che non sia affidabile*  Questo è essere ignoranti. Ed è il propulsore della ricerca scientifica. Stuart Firestein, scienziato, un passato nel teatro, professore di neuroscienze alla Columbia University di New York, la mette giù così: molti guardano alla scienza come a un gran contenitore pieno di cose misteriose ma anche pieno di risposte, un’enciclopedia alla quale attingere. Più rassicurante della coperta di linus, più calmante di una dose di valium, la risposta dello scienziato o del medico di turno in camice bianco è sempre buona, basta che funzioni. Finché funziona...E quando no? Quando la scienza non ci dà le risposte che vorremmo sentirci dare o non ce ne dà proprio nessuna o peggio ancora quella che ci aveva dato non va più bene? Quando si scopre che in realtà il contenitore è una scatola vuota e che probabilmente dentro non ci sta neppure il gatto, ma solo un grande punto interrogativo? È proprio qui che Firestein ci vuole portare con il suo libro, Ignorance, Viva l’ignoranza! nella versione italiana per Bollati e Boringhieri: la scienza non è fatta di risposte ma di domande. Ignoranza quindi intesa nel senso letterale del termine, è il non sapere qualcosa, osservare un fenomeno e ignorare come funzioni, perché e come: un problema da risolvere quindi, non una soluzione. Ma non solo, l’ignoranza come generatore di idee e conoscenza, questo è il punto fondamentale che sottolinea Firenstein, un processo che si autoalimenta, e che quindi è idealmente destinato a estendersi all’infinito (ignoranza compresa!). L’esigenza di rispondere a una domanda guida una o più ricerche dalle quali si otterranno nuove informazioni che a loro volta inevitabilmente genereranno nuovi interrogativi o porranno nuovi problemi. È un’inversione di pensiero, come trovarsi all’improvviso a testa in giù, destabilizzante, forse inquietante, sensazioni del resto che tutti almeno una volta abbiamo provato di fronte al medico che non sapeva darci una risposta sicura, o davanti a un qualunque altro quesito scientifico sul quale abbiamo letto diverse opinioni contrastanti. Domande e incertezza sono difficili da gestire, ma è ciò con cui un ricercatore ha a che fare ogni giorno, e questa è una cosa che va spiegata a chi la scienza non la mastica ma vorrebbe capirla. Ignorance è un libro che nasce da un corso omonimo che Stuart Firestein tiene da diversi anni alla Columbia University. Scelta esotica? Come lui stesso spiega, durante i normali corsi universitari gli studenti apprendono un'infinità di nozioni, studiano libri enormi, pesantissimi (nel senso proprio che sono a volte tomi del peso di qualche chilo) e questo facilmente li porta al fuorviante pensiero che in fondo del mondo, della biologia o dei fenomeni naturali, si sappia ormai quasi tutto. Di nuovo, l’idea della scatola piena. La verità invece è proprio il contrario, perché la scienza è fatta e si alimenta di ciò che ancora non si sa, ignorante appunto. Perché quindi non farne un corso di metodo? Parlare di ciò che non si sa, o meglio di ciò che si vorrebbe sapere, di quali sono gli interrogativi che guidano le attuali ricerche, è questo che sono invitati a fare gli scienziati che partecipano come relatori ai seminari organizzati da Firestein. Ed è di questo che parla il suo libro riportando una serie di casi-studio.Non sarete scienziati al termine di questo corso, ma non avrete più la sensazione di essere esclusi dall’osservare il mondo con gli occhi della scienza, se lo vorrete. Non faccio proselitismo e non voglio convincere la gente che quello scientifco è l’unico modo possibile di osservare il mondo. Numerose culture hanno vissuto senza e continuano a farne tranquillamente a meno. Ma, in una cultura scientificamente avanzata come la nostra, per il singolo cittadino è potenzialmente pericoloso non avere nessuna nozione scientifica e possibilità di comprensione, almeno tanto quanto non avere alcuna idea di cosa accade nel mondo del mercato, o non conoscere le leggi*. Firestein tocca un altro punto cruciale: la sensazione, comune a molte persone, di esclusione, di essere tagliati fuori e non poter comprendere certe dinamiche. Da qui il disorientamento e lo scetticismo. Certo, perché se assumiamo che la scienza è qualcosa di sicuro che fornisce risposte e soluzioni (magari anche in tempi brevi) certe e inconfutabili, naturalmente di fronte a una risposta incerta o, peggio ancora, che risulti sbagliata alla luce di nuove evidenze, rimaniamo quanto meno perplessi (prima di incazzarci). Triviale dirlo, il problema è che in questo caso sono le premesse a assere sbagliate perché la scienza procede per prove ed errori, domanda dopo domanda. 
Quando nuovi risultati scientifici forzano i ricercatori a ritrattare le loro teorie è considerato un trionfo, non un fallimento*,
scrive Firestein. A testa in giù, ecco perché è difficile spesso comunicare la scienza al pubblico, è come mostrare una foto girata al contrario, può essere lo stesso interessante, ma non convince, rimane sfuggente. Di solito ci si affanna per riuscire a presentare la foto nel senso giusto, ma magari si può cercare anche di allenare le persone a mettersi con i piedi all’aria. Serve un nuovo modo di comunicare? Organizziamo corsi di ignoranza e yoga? Non saprei, ma questo libro mi ha fatto riflettere e mi ha fatto pensare che nuovi modi ci possono essere. È importante? Sono convinta di sì. Per usare un esempio di incertezza citato da Firestein, nella fisica forse l’uomo non riuscirà mai ad arrivare a una teoria che unifichi quella della relatività con la meccanica quantistica; e ce ne faremo una ragione intanto devo andare a far la spesa, dirà molta gente. E oserei dire che è legittimo, ma sappiamo cosa ci perdiamo?

Fata ignorante

È difficile trovare un gatto nero in una stanza buia. Soprattutto quando il gatto non c'è*. (Antico proverbio)


 *Le citazioni in corsivo sono liberamente tradotte cercando di restare il più fedele possibile al testo originale.

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