Magazine Cultura
Io capisco che un buon scrittore, come è l'autore di Ti prendo e ti porto via, possa fare un passo falso. Essere in crisi. Non riuscire a scrivere una nuova storia credibile e affascinante. Quello che è inconcepibile è che una casa editrice che rappresenta la storia della letteratura e della cultura italiane si sia prestata ad una pubblicazione del genere. Pare la fotografia di questa Italia che non riesce a risollevarsi: ma se cede anche la cultura, allora siamo davvero finiti. Einaudi non può pubblicare roba simile. Ve ne regalo una briciola. Per capire di cosa sto parlando:
- Sono uscita da una storia difficile con un tipo che si voleva male. In altre parole, uno stronzo. E io dietro a lui ho rischiato di morire. Mi hanno salvato la comunità di don Toniolo e la fede.
Mentre Larita parlava, Fabrizio si ricordò di aver letto da qualche parte che lei era stata fidanzata con un cantante tossico e che per poco non erano morti di overdose.
- E poi una volta tornata alla vita non ho avuto il coraggio di farmi altre storie. Ho paura di incontrare un altro stronzo. Anche se stare soli, alle volte, è un pò triste.
Fabrizio la tirò a sé e le cinse la vita. - Noi due potremmo stare bene insieme. Me lo sento.
Agghiacciante. Cesare Pavese si rivolta nella tomba. Ma dico, non c'era un editor, un direttore editoriale, un correttore di bozze che si sia posto la questione della qualità di questo romanzo? Perché io capisco il pulp, capisco la farsa, capisco il grottesco... Ma penso ancora che tutto ciò che pubblica un editore come Einaudi dovrebbe avere in sé un potenziale di bellezza fuori dal comune. Altrimenti meglio lasciar perdere.
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