Che a quanto pare funziona più del fumo. Ce la potrebbe fare anche stavolta Berlusconi a rivoltare lo scandalo a suo favore: l’operazione è già in atto. Per questo bisogna precisare bene di cosa il premier è accusato e quali invece sono chiacchiere accessorie.
Si parla continuamente di orge, bunga bunga, ragazze facili, giochi erotici, feste fino a tarda sera, appartamenti regalati, buste di soldi.
Bene, tutto questo non è reato. È osceno, sono d’accordo. Ma la discriminante per valutare se un uomo politico è degno o no è da tempo il codice penale, non la decenza. Altrimenti ci sarebbe da far la conta.
È uno scandalo che un ometto imbellettato che ha tre quarti di secolo faccia le ore piccole con ragazze discinte, opportuniste e arriviste, doni loro migliaia di euro e comparsate in tv e passi il resto del tempo a coprire le sue bravate e non a lavorare per l’Italia. Tuttavia, questo può anche rientrare nella sua discutibile privacy. Uno è libero di trascorrere le serate come vuole, di utilizzare i propri soldi come vuole e di usare tutti i mezzi a disposizioni per sentirsi appagato.
Finché non cade nel penale.
Qual è il reato nel Rubygate? Ruby appunto.
Se è vero che i clienti delle prostitute non sono perseguibili (ci hanno provato a far la legge ma, chissà perché, non è mai stata approvata) e rimane tuttavia da provare che le avventrici di Arcore fosse davvero prostitute (non sono costrette da un pappone), pagare una minorenne per prestazioni sessuali, anche se non è obbligata, è reato. Per questo è decisivo trovare il riscontro definitivo che Berlusconi sapesse che Ruby era minorenne, nonostante il suo fisico maturo. Forse c’è, forse non c’è. Pare che in una telefona lo stesso premier dica: “Non riusciranno mai a provare che sapevo che fosse minorenne”. Questa è la sfida dei PM. Perché se il crimine fosse fare festini a luci rosse, beh il Cavaliere sarebbe già da un pezzo a far compagnia a Cuffaro.
Il secondo reato, di cui non si parla praticamente più, è la famosa telefonata alla Questura di Milano per liberare la suddetta Ruby finita in manette per un furto. Avvisato da un’altra frequentatrice arcoriana brasiliana, il premier da Parigi abusa delle sue funzioni e della sua influenza per far liberare la ragazza marocchina senza che venga messa sotto torchio. E manda la Minetti, la sua factotum, ma proprio totum.
Questo si chiama concussione.
Dall’articolo 317 del codice penale:
Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio, che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni.
Proprio quello che è successo. Il Cavaliere con la sua azione perentoria ha fatto liberare Ruby e l’ha fatta affidare ad una consigliera regionale (ah ah ah) violando il protocollo. Secondo la ricostruzione, quella notte i centri di accoglienza, che avrebbero dovuto ospitare la minore qualora si fosse seguita la procedura, non sono stati contattati. L’ha presa la Minetti, a titolo di “persona di fiducia del Presidente del Consiglio”, che poi l’ha scaricata alla brasiliana.
Berlusconi non si farà interrogare dai PM. Tuttavia non credo che questo influirà sull’inchiesta, visto che il premier sarebbe stato quanto meno reticente, se non falso.
B. vuole andare dai giudici, ma non da quelli di Milano, perché incompetenti. Non è così. La villa di Arcore si trova sotto la giurisdizione della Procura di Monza, però il reato più grave (la concussione) è avvenuto a Milano. In questo caso, non essendo conveniente scorporare un processo per due reati a carico di un solo individuo, si procede dove è stato commesso il crimine con più anni di carcere. Ecco perché Ilda la Rossa e i suoi amici sovversivi hanno condotto a pieno titolo l’inchiesta.
B. vuole andare dai giudici, ma non da questi, bensì da quelli del Tribunale dei Ministri. Perché, per lui, la concussione rientrerebbe nelle infrazioni commesse nell’esercizio delle sue funzioni. Per i PM, invece, è un abuso della sua autorità. Ma di certo, se si ritiene qualcuno incompetente, non è boicottandolo che si risolvono le cose, bensì facendo ricorso nelle sedi opportune.
B. vuole essere giudicato dal Tribunale dei Ministri. Questo agli sprovveduti può sembrare un gesto di responsabilità, ma è bluff. Per andare a giudizio nel Tribunale dei Ministri (che non è composto da ministri, ma da giudici, ovviamente) occorre l’autorizzazione del Parlamento. Che non la darà mai. E, fallita la richiesta, il caso è archiviato. Una pacchia.
Ecco perché bisogna stare all’erta in uno scandalo così articolato e l’attenzione dovrebbe essere posta solo quello che è realmente interessante e punibili e non sui frizzi e lazzi tanto folkloristici e faciloni che sono solo indecenti, ma non reati.
La macchina di B. ancora una volta è in funzione. Ma il rito immediato è dietro l’angolo.