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Finchè la squadra va…

Creato il 13 novembre 2010 da Basketcaffe @basketcaffe

Chris PaulCon una pessima impressione fatta in preseason vincendo una sola partita delle 8 giocate e adesso con un record di 7-0 in avvio di regular season, gli Hornets sono rimasti a sorpresa l’unica squadra imbattuta di tutta la lega, se pur con sole 7 partite, e sono la rivelazione di questo primo scorcio di stagione.

Ciò che supporta la consistenza di questa squadra e del suo rendimento è innanzitutto l’aver conseguito buona parte di queste sue vittorie contro avversarie da play-off come Denver, San Antonio e Miami (anche se altre 3 vittorie sono arrivate contro le due attuali peggiori squadre della Western Conference), concedendo in media 95.1 punti a partita, secondi in tutta la lega per questa statistica, invece dei 107.3 dello scorso anno (ventiduesima alla fine). Quindi la difesa è uno dei punti forti del momento di questo team ed è quella che ha avuto finora i maggiori miglioramenti di tutta la NBA, con la grande intensità mostrata sia nella difesa sul perimetro sia in quella nel pitturato.

Molti si chiedono se questa squadra faccia sul serio e la risposta la si trova nella affidabilità mostrata finora dal suo starting five, un perfetto mix di atletismo, intelligenza tattica e realizzativa, a cominciare dalla continuità del suo giocatore migliore; se infatti Chris Paul riesce a tenere lontani gli infortuni e continua ad avere il supporto dalla squadra in fatto di punti e di finalizzazione dei suoi 10 assist a partita, può giocarsela nella lotta per staccare uno degli ultimi biglietti per la post-season. CP3 è universalmente riconosciuto come uno delle migliori point guard (la migliore??) e come tale per adesso viaggia con 17.9 punti a partita, è nella top 5 per le palle rubate e non rinuncia a dare una mano sotto canestro con i suoi 5.4 rimbalzi a partita (niente male per un piccoletto di 183 cm). Il capitano non è ovviamente il solo ispirato, dietro di lui i suoi lunghi West e Okafor si stanno rivelando particolarmente efficaci, con i loro 16.6 e 12.3 punti a partita (ben il 73% dal campo per il centro di origini nigeriane), con 6.4 e 8.1 rimbalzi. BelinelliQuarto realizzatore della squadra (il migliore per il tiro dalla distanza), e confermato starting guard in questo avvio, è il nostro Marco Belinelli, che finora conferma la fiducia riposta in lui dalla franchigia e dal coach Monty Williams con il suo arrivo questa estate, sono suoi 11 punti a partita ed è una pedina fondamentale nel quintetto base del neo coach, che non rinuncia a lui e alla sua lucidità e freddezza in attacco, soprattutto nei minuti finali, nei quali il nostro Beli non tradisce la fiducia, segnando punti fondamentali anche quando la palla pesa il doppio di inizio partita, tornando poi rapidamente in difesa e dare una mano forte anche dall’altra parte. Infine l’altro indovinatissimo colpo di mercato di quest’anno è Trevor Ariza, preso dai Rockets dopo aver giocato lo scorso anno la sua migliore stagione da professionista, per ora i suoi numeri parlano di 10.3 punti e 5 rimbalzi a partita, e ci si attende da lui ancora qualche ulteriore miglioramento nel sistema di gioco degli Hornets.

I dubbi, più che i problemi, potrebbero arrivare quando ci sarà bisogno di cambi adeguati. Per ora anche le riserve offrono il loro contributo, ma bisognerà valutare se riusciranno a garantirlo per tutta la stagione, soprattutto quando ci sarà da partire dall’inizio quando uno dei titolari è fuori (e si pensa soprattutto a chi può sostituire adeguatamente Paul). A tal proposito Willie Green ha il difficile compito di mettere al servizio del team la sua versatilità di impiego e i suoi 8 anni nei pro, facendo da collante e punto di riferimento nello spogliatoio e mostrandosi pronto quando sarà necessario il suo aiuto in campo, suoi sono finora 8 punti in poco più di 20 minuti a partita nei quali da evidenziare sono soprattutto la dura difesa contro Lebron James nella vittoria contro Miami, i punti decisivi nei finali punto a punto. Una delle scommesse del GM Demps è poi Jason Smith, che nelle sue due prime stagioni in NBA non ha potuto mostrare tutto il suo potenziale, soprattutto a causa di un grave infortunio al ginocchio che ha condizionato l’intera stagione scorsa, che totalizza in queste prime 7 uscite una media di 8 punti e quasi 5 rimbalzi in 20 minuti a partita, destando favorevoli impressioni. Infine ci si attendono conferme da Marcus Thornton, guardia proveniente da Louisiana State e scelto lo scorso anno da New Orleans al secondo giro del Draft, che ha chiuso la passata stagione con un più che dignitoso 14.5 punti in 25 minuti giocati a partita, per ora i punti per lui sono 7.3 in 14.8 minuti.

Molti team forse possono vantare sul maggiore talento dei propri elementi in roster, o esperienza ad alti livelli, pochi tuttavia possono dire di avere giocatori così motivati come quelli nella capitale della Louisiana, e la motivazione è l’altro grande ingrediente di questo successo iniziale degli Hornets, in un giusto mix di gente che vuole dimostrare quanto non ha potuto nelle passate esperienze e di chi vuole credere in un nuovo progetto che ha l’ambizione di puntare finalmente in alto. Come ogni team vincente, inoltre, i successi in campo cominciano dallo spogliatoio e ancora prima dagli uffici del coach, del General Manager e della proprietà. Chris Paul infatti, uno dei nomi caldi del trade market di questa estate, è stato dato per scontento e più volte vicino alla partenza, per raggiungere franchigie con più alti argomenti economici ed ambizioni che lo avessero convinto, ma riguardo al coach Monty Williams e al GM Dell Demps, al loro primo anno ed entrambi nuovi nei rispettivi incarichi, adesso afferma:

Hanno fatto cose decisamente grandi qui e in poco tempo. Hanno davvero cambiato la mentalità e ci hanno fatti sentire molto più come una famiglia. Ciò che abbiamo adesso è collaborazione…

Se dunque gli Hornets, oltre a mantenere questa mentalità continuassero anche a giocare su questi livelli raggiungendo la post-season, ci sarebbero forse argomenti sufficienti per convincere CP3 a fermarsi anche qualche altro anno sulle sponde del Mississippi.


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