Un action movie come nella migliore delle tradizioni, con tanto di duri e puri. Un film di genere in cui il confine tra eroe e antieroe si fa labile, quando l’onesto servitore della legge, in questo caso il vigile del fuoco Jeremy Coleman, finito nel programma protezione testimoni, rompe gli schemi e decide di farsi giustizia da solo. Ed è a questo punto che il titolo del film di David Barrett, “Fire with fire”, acquista un senso e diventa epifanico: armi contro armi, pallottole vaganti, vendette trasversali, in una folle caccia al colpevole.
Una storia classica, concentrata sulla fuga per la sopravvivenza del protagonista Jeremy, che diventa accidentalmente testimone di un omicidio compiuto dal capo di una gang locale, Neil Hagan, e dai suoi uomini. Hagan viene arrestato grazie alla sua testimonianza, ma Jeremy è costretto a entrare in un programma di protezione testimoni, cambiare identità e accettare il trasferimento a New Orleans.
Alcuni mesi dopo, Jeremy incontra Talia Durham, uno sceriffo federale assegnato al programma di protezione e se ne innamora. Solo pochi giorni prima di testimoniare contro Hagan, una gang attacca Jeremy e Talia; la donna viene ferita ma Jeremy riesce ad uccidere uno dei criminali. Quando però arriva la telefonata di Hagan che minaccia di uccidere Talia e di scovarli ovunque si nascondano, lo sceriffo Calvin Mullen decide di mandarlo ancora più lontano: ma Jeremy fugge e ritorna a Long Beach con l’intenzione di uccidere Hagan…
“E’ uno di quei film in cui l’azione si concentra in tutto e per tutto nei personaggi”, racconta il regista, uno che l’action ce l’ha nel sangue: figlio di una madre, Penny McCoy, dedita allo scii sin da piccolissima tanto da diventare la più giovane sciatrice a vincere una medaglia ai Campionati del Mondo, e di un padre, Stan Barrett, che ha fatto da controfigura a mostri sacri come Burt Reynolds e Paul Newman, David è cresciuto sui set cinematografici bazzicando tra lo stunt e l’aiuto regia. Un’esperienza ventennale che lo ha portato a sviluppare un innato talento nel girare sequenze d’azione, come successe per quella memorabile dell’incidente in “Final Destination 2”, definita dai critici una delle migliori scene catastrofiche di tutti i tempi.
Venti giorni di riprese che si sono svolte interamente a New Orleans, due set unici, un ritmo serratissimo ed un cast all star che riporta sulle scene un veterano come Vincent D’Onofrio – nei panni del cattivo Hagan –, un’icona come Bruce Willis, il primo a entrare nella produzione anche se in un ruolo non da protagonista (è il Tenente Cella) e il fascino di Josh Duhamel (“Transformers 3”, “Tre all’improvviso”) e Rosario Dawson (“Sin City”, “Sette anime”, “Grindhouse – A prova di morte”).
Un grande lavoro di squadra che non sarebbe stato possibile se la sceneggiatura dell’esordiente Tom O’Connor non fosse finita sulle scrivanie della Cheetah Vision, casa di produzione nata dalla collaborazione tra Randall Emmett, George Furla e il rapper 50 Cent, che nel film ha anche un ruolo.
“La storia era molto coinvolgente e i personaggi ci sono sembrati molto ben delineati”, spiega Emmett. E dopo qualche ora l’incontro con il regista televisivo Barrett dava la spinta decisiva al progetto: “Aveva una visione chiarissima, sembrava che avesse scritto lui la sceneggiatura; – aggiunge – conosceva ogni scena e sapeva già come le avremmo realizzate. Questo è un film pieno di azione; la sua conoscenza di questo genere è incredibile. Inoltre, Barrett ha dimostrato grande interesse per i personaggi e per le loro storie”.
Arrivato nelle sale statunitensi la scorsa estate, dal prossimo 9 maggio “Fire with fire” (distribuito da Eagle Pictures) partirà alla conquista del Bel Paese, e non dovrebbe essere difficile per uno con il talento di Barrett – che a detta di Duhamel “ricorda un po’ Michael Bay” – vincere la sfida al botteghino.
di Elisabetta Bartucca