Partendo dal presupposto che la fragilità è una condizione connaturata all’esistenza, alla finitudine umana, alla precarietà del tempo e delle condizioni del momento, sento forte il desiderio di svelare la mia fragilità –scrive Andreoli in apertura del suo scritto - di mostrarla a tutti coloro che m’incontrano, che mi vedono, come fosse la mia principale identificazione di uomo.
Di uomo in questo mondo.
Un tempo m’insegnavano a nascondere le debolezze, a non fare emergere i difetti, che avrebbero impedito di fare risaltare i miei pregi e di farmi stimare.
Adesso voglio, invece, parlare della mia fragilità, non mascherarla, convinto che sia una forza che aiuta a vivere.
La fragilità rifà l’uomo, mentre la potenza lo distrugge.
La mia fragilità significa che ho bisogno dell’altro : di lei che si faccia parte di me senza confini e distinzioni, di chi mi possa aiutare con la voglia di mostrarsi amico poiché sa che io sento la voglia di esserlo per lui.
Insomma l’idea dello scambio di fragilità viene letto dal terapeuta come scambio di forza di vivere. Ed è molto bello.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)