Come sappiamo in Francia sta per riproporsi puntualmente quello che già avvenuto in altri Paesi: dopo aver realizzato le unioni civili (qui legalizzate nel 1999) il passo successivo è quello del matrimonio e l’adozione per le persone dello stesso sesso. Lo aveva annunciato in campagna elettorale Francois Hollande, che ha inteso mantenere fede alla parola (compresa l’abolizione dei termini “mamma” e “papà” per non offendere gli omosessuali). Tuttavia il presidente del gruppo dell’Ump all’Assemblea nazionale, Christian Jacob, ha affermato: «Se la legge sarà adottata, la abrogheremo una volta tornati al potere» (e da come si sta mettendo per Hollande si presume molto presto).
Sicuramente si aspettava una strada più in discesa, qualche ostacolo di troppo sta facendo rallentare i piani, come abbiamo già visto in un precedente articolo. Si tratta di una schiera di psicologi, psichiatri, intellettuali, filosofi e uomini delle istituzioni (e anche omosessuali) che stanno prendendo forti posizioni contrarie a questo mutamento antropologico del significato del matrimonio e alla violazione del diritto di un bambino di crescere con un padre e una madre. Ma anche il 52% di semplici cittadini francesi, secondo un recente sondaggio Ifop, sono ora contrari all’adozione per gli omosessuali (prima dell’elezione di Hollande il 58% era favorevole), invece i sostenitori del matrimonio gay calano dal 63% al 58%.
Il quotidiano La Stampa infatti spiega che «anche in questa materia, Hollande sta scoprendo che mantenere le promesse è più difficile che farle. I tempi si allungano: il testo doveva passare in Consiglio dei ministri il 31 ottobre ma lo farà solo il 7 novembre, e il dibattito parlamentare è slittato da dicembre a fine gennaio». L’articolo riporta la forte protesta di 12 mila sindaci (di diversi schieramenti), coloro a cui toccherà unire davanti alla République due lui o due lei. La rivolta è guidata dal Collettivo dei sindaci per l’infanzia, capeggiato da Philippe Gosselin, sindaco di Remilly-sur-Lozon. Molti, come il sindaco di Orange, Jacques Bompard, hanno richiesto che la legge contempli l’obiezione di coscienza, «come per un medico che non vuole praticare l’ aborto».
Posizioni contrarie sono arrivate anche da tutte le rappresentanze religiose. La Chiesa cattolica, i protestanti, i musulmani, gli ortodossi, gli evangelici e anche gli ebrei. Gilles Bernheim, gran rabbino di Francia, ha inviato un documento in cui ha chiesto che «il matrimonio non [sia] unicamente il riconoscimento di un amore» ma rispetti il suo vero significato: «l’istituzione che congiunge l’alleanza dell’uomo e della donna con la successione delle generazioni». Per questo, ha proseguito, «non si può concedere il diritto al matrimonio a tutti coloro che si amano», citando l’esempio di una donna che ama due uomini o di un uomo che ama una donna sposata (o, aggiungiamo, di padre e figlio che si amano ecc.), e proponendo di trovare «delle soluzioni tecniche». La riflessione del rabbino è stata valorizzata da Avvenire e dall’Osservatore Romano.
Sul lato scientifico è stato ripreso un lungo articolo di qualche anno fa di Claude Halmos, psicanalista e una dei massimi esperti riconosciuti in età infantile, la quale ha spiegato che è sbagliato affermare che le coppie omosessuali sono uguali a quelle etero, e «rivendicando il “diritto alla non differenza” richiedono che le coppie gay abbiano il diritto “come le coppie eterosessuali” di adottare bambini . Questo mi sembra un grave errore [...]. I bambini che hanno bisogno di genitori di sesso diverso per crescere». La questione, ha scritto, non è se «gli omosessuali maschili o femminili sono “capaci” di allevare un bambino», ma essi non «possono essere equivalenti ai “genitori naturali” (necessariamente eterosessuali)». In questo dibattito, inoltre, «il bambino come persona, come un “soggetto” è assente». Ed ecco il vero punto della questione: «ignorando un secolo di ricerche, i sostenitori dell’adozione si basano su un discorso basato sull”amore”, concepito come l’alfa e l’omega di ciò che un bambino avrebbe bisogno», non importa se esso arrivi da un uomo e una donna, o da due donne. Ma queste affermazioni, ha continuato la psicanalista, «colpiscono per la loro mancanza di rigore» perché «un bambino è in fase di costruzione e, come per qualsiasi architettura, ci sono delle regole da seguire se si tratta di “stare in piedi”. Quindi, la differenza tra i sessi è un elemento essenziale della sua costruzione». Invece si vuole mettere il bambino «in un mondo dove “tutto” è possibile: dove gli uomini sono i “padri” e anche “mamme”, le donne “mamme” e anche “papà”. Un mondo magico, onnipotente, dove ciascuno armato con la sua bacchetta, può abolire i limiti», ma questo risulta essere «debilitante per i bambini». Essi si “costruiscono” attraverso «un “legame” tra il corpo e la psiche, e i sostenitori dell’adozione si dimenticano sempre il corpo. Il mondo che descrivono è astratto e disincarnato». Nella differenza sessuale, invece, «tutti possono trovare il loro posto [...], consente al padre di prendere il suo posto come “portatore della legge [...], permette al bambino di costruire la sua identità sessuale».
Decisamente contrario anche il filosofo Thiuband Collin, come anche Xavier Lacroix, teologo e filosofo, membro del Comité consultatif national d’éthique (Comitato consultivo nazionale di etica), il quale ha affermato in una bellissima intervista su Le Monde: «Oggi, nove persone su dieci pensano che il matrimonio sia la celebrazione sociale dell’amore. Ma, antropologicamente, tradizionalmente, giuridicamente, universalmente, il matrimonio è l’unione tra un uomo e una donna in vista della procreazione; se si tolgono la differenza di sesso e la procreazione, non resta niente, eccetto l’amore, che può finire. Il matrimonio è anche un’istituzione e non solo un contratto. L’istituto del matrimonio è definito da un corpus di diritti e di doveri degli sposi tra loro e verso i figli. La società vi interviene come terza parte, tenuto conto del fatto che ne ha bisogno per l’interesse generale». E ancora: «i cambiamenti sociologici attuali mi sembrano superficiali rispetto ad una realtà antropologica che perdura. Se il matrimonio si limitasse ad una celebrazione dell’amore, non ci sarebbe più fondamento della filiazione, della genitorialità. Ma chi dice matrimonio, dice filiazione [...]. I sostenitori dell’omogenitorialità dicono che la differenza sessuale non ha importanza, che non è importante che un bambino sia nato da questa o quella persona; occultano la nascita. Affermare questo, equivale a dire urbanamente che il corpo non conta. È grave, perché equivale a pensare che tutto deriva dalla volontà e dalla cultura». Rispetto alle adozioni eterosessuali, il filosofo francese ha proseguito: «è sempre una sofferenza. Ma nel caso di coppie eterosessuali, questa sofferenza è recuperata dal fatto che la coppia adottante è analoga ai genitori biologici. Il progetto attuale invece nega questa analogia». Guardando al tentativo omosessualista, Lacroix ha concluso: «è un po’ cinico voler riformare la legge per giustificare il proprio comportamento. Non si può cambiare la definizione di filiazione e di famiglia per tutti, per rispondere alla richiesta di alcune migliaia di coppie omosessuali minoritarie, che hanno dei comportamenti certo rispettabili, ma che pongono problemi. In questo modo, gli omosessuali vogliono entrare nella norma sovvertendola» e «la discriminazione consiste nel non concedere gli stessi diritti in condizioni simili. Ma, di fronte alla procreazione, le coppie omosessuali non sono nella stessa situazione delle coppie etero. Strutturalmente, non possono procreare. Al contrario, penso che ci sarà discriminazione verso i bambini, se la legge definisce, a priori, che migliaia di bambini saranno privati dei beni elementari che sono un padre e una madre».
Sophie Marinopoulos, psicologa clinica, psicoanalista, responsabile della Prevenzione e promozione della salute mentale a Nantes, ha spiegato: «Il bambino ha bisogno di una storia credibile della sua nascita. Egli deve essere in grado di dire che la sua storia di vita è esprimibile». Ai suoi occhi la “homofiliation” non esiste, perché «la nascita è originaria della differenza tra i sessi. Nessun bambino è nato da due donne o due uomini». Pierre Lévy-Soussan, psichiatra specialista in adozione, ha proposto la stessa analisi: «Anche se sa che i suoi genitori adottivi non sono il suo genitori biologici, il bambino deve essere in grado di immaginare che “potrebbero” essere, deve fantasticare una scena di nascita possibile [...] e credibile. Tuttavia, una coppia dello stesso sesso, non offrirà mai una genitorialità credibile». Si è dunque opposto a questa «mutazione antropologica importante: ci è stato detto che i bambini cresciuti da coppie omosessuali non sono peggiori di altri. Ma sulla base di quali studi, quali numeri? L’uomo non è come la madre, le interazioni con la madre sono radicalmente diversi da quelli con il padre». Maurice Berger, responsabile del Servizio di Psichiatria del Bambino presso il CHU di Saint Etienne, ha rivelato: «il bambino finirà di fronte ad un enigma sessuale. Ecco perché quelli che ho ricevuto erano generalmente inquieti. Erano impossibilitati a connettersi alla concezione della sessualità e tenerezza dei genitori, non riuscivano a trovare una soluzione nel loro funzionamento mentale» (Le Figaro, 3/10/12). Christian Flavigny, direttore del dipartimento di Psicoanalisi infantile presso il Pitié Hospital-Salpêtrière di Parigi ha parlato di “genitorialità gay” come «grave rischio» e «contraddizione in termini, ossimoro». Anche lui ha fatto presente che il matrimonio deve essere per il bambino una fonte credibile.
L’autorevolissima docente di diritto pubblico presso l’Università di Rennes, Anne-Marie Le Pourhiet, ha a sua volta ricordato che «il matrimonio è definito come l’unione di un uomo e di una donna, e lo scopo della istituzione legale è quello di garantire la stabilità della coppia e la tutela della loro prole. Questo è sancito dall’articolo 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La pretesa della lobby gay tende a distorcere la definizione del matrimonio per fargli perdere il suo significato e la sua funzione. E’ come se dicessimo che camminare è discriminatorio perché significa muoversi mettendo un piede davanti all’altro, e questo è offensivo verso chi è privo di gambe, o nei lattanti». Rispondendo a coloro che giustificano le nozze gay tramite la presenza di un amore corrisposto, la giurista ha spiegato: «l’amore non ha nulla a che fare con il codice civile. Questo argomento è sciocco, ma anche pericoloso, perché può essere usato contro tutte le norme che regolano il matrimonio. Se un uomo ama tre donne, si sosterrà che il divieto di poligamia è discriminatorio, lo stesso se un fratello e una sorella si amano, si toglierà il divieto di matrimonio tra adolescenti ecc».
Tra le voci contrarie anche parecchi omosessuali, come Xavier Bongibault, ateo, che presiede l’associazione Plus gay sans mariage, il quale ha affermato: «Il piano del governo è tutt’altro che unanime nella comunità gay. Contrariamente a quanto dicono i mezzi di comunicazione, la richiesta non viene dalla maggioranza degli omosessuali. La maggior parte non è interessata, ma l’influenza del movimento LGBT è tale che molti non osano dirlo». Una conferma, dunque, della violenza dell’intollerante lobby gay: «Ogni volta che affermo di essere contro il matrimonio, contro l’adozione, gli attivisti LGBT mi indicano come reazionario, fascista e omofobo, che nel mio caso è paradossale! Al contrario, quelli che mi conoscono dicono: “E ‘fantastico quello che dici”, ma non osano fare il grande passo. Molti temono di perdere gli amici. Hanno paura a parlare». Ha poi proseguito l’omosessuale: «Un bambino ha bisogno di un padre e una madre». Bongibault non è nemmeno credente: «sono ateo. Io non sto cercando di preservare le tradizioni, solo un po ‘di buon senso. Di cosa parliamo? Matrimonio civile! Questo è il matrimonio civile che voglio conservare. Questo non fa di me un cattolico».