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Fury – La recensione

Creato il 26 gennaio 2015 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Il giudizio di Katya Marletta

Summary:

La frase chiave del film: “Kill him!”- “Uccidilo!

Trama: E’ l’aprile del 1945, l’Europa è piegata dalle cruenti battaglie della seconda guerra mondiale. Un agguerrito sergente dell’esercito americano, dal nome Wardaddy (Brad Pitt), è al comando di un carro armato Sherman (Fury). Con il suo equipaggio di cinque uomini si butta a capofitto nel cuore della Germania nazista per l’attacco finale, una missione mortale dietro le linee nemiche. Il più giovane del gruppo, Norman (Logan Lerman), ha grosse difficoltà a integrarsi in quella realtà tanto violenta e rifiuta le regole di quel sistema disumano. Ma quella è la guerra e non si può cedere ai momenti di debolezza. Occorre soffocare le lacrime, la paura e continuare a uccidere per l’ideale, per la sopravvivenza del gruppo e per se stessi; è questo che fa il sergente Wardaddy. E costi quel che costi indottrinerà il suo giovane soldato all’arte della guerra. Fury è tutto ciò che ha, è la sua casa e lui vive per combattere. L’arguzia, il coraggio e la tenacia dei soldati guideranno le loro gesta eroiche in un combattimento disperato contro il nemico.

fury brad pitt img

Recensione: La 58° edizione del “London Film Festival” è stata caratterizzata da due importanti proiezioni: quella d’apertura con “The Imitation Game” e quella di chiusura con “Fury”. Certamente quest’ultima, orgogliosamente designata dalla direttrice della kermesse londinese Clare Stewart, “un successo clamoroso”, è stata quella più attesa e apprezzata sia dal pubblico che dalla critica. Raramente un film riesce a bilanciare così bene il dramma umano con le sequenze d’azione estremamente realistiche. E’ proprio questo perfetto equilibrio a caratterizzare l’opera del regista e sceneggiatore statunitense David Ayer (Sabotage; End of Watch – Tolleranza zero; Street Kings – La notte non aspetta; Harsh Times – I giorni dell’odio), che in 120 minuti di film catapulta lo spettatore in una ricostruzione fedele della ferocia della guerra.

A metà strada tra il dramma e il film d’azione tout court Fury è arricchito dall’alternanza di momenti contrastanti, nei quali le scene cruenti dei combattimenti cedono il passo a quelle che esaltano la fragilità emotiva. Feroce, agghiacciante, doloroso, dal ritmo serrato ma anche emozionante e profondamente umano, l’opera di Ayer racconta la guerra brutale, così com’è. Brad Pitt, più bravo che bello in questa pellicola, da vita ad un eroe imperfetto e credibile. Il suo sergente Wardaddy è spietato e duro, incapace di manifestare le sue debolezze, nasconde i suoi momenti di sconforto e paura. E’ un leader e deve guidare i suoi uomini alla vittoria o alla morte. La guerra non ammette incertezze, tutto si paga con il dolore, persino una breve parentesi di normalità. Un film dal successo annunciato che però ha tutte le carte in regola per ottenerlo. Da plauso tutto il suo cast stellare composto oltre che dal Brad Pitt anche da Shia LaBeouf; Logan Lerman; Micheal Pena; Jon Bernthal.

Da Londra, Katya Marletta per Oggialcinema.net


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