Speciale: Speciale Garth Ennis: nessuna pietà agli eroi
- Garth Ennis: nessuna pietà agli eroi – presentazione
- Garth Ennis: nessuna pietà agli eroi – Introduzione di Davide Barzi
- Garth Ennis – La run su Hellblazer (cap. 1): Il dito medio di Satana
- Garth Ennis – La run su Hellblazer (cap. 1.2): L’amore uccide
- Garth Ennis – La run su Hellblazer (cap. 1.3): Sangue reale
- Garth Ennis – La run su Hellblazer (cap. 1.4): una scala per il Paradiso
- Garth Ennis – La run su Hellblazer (cap. 1.5): Paura e odio
- Garth Ennis – La run su Hellblazer (cap. 1.6): Amore corrotto
L’abbandono di Kit, causato dal comportamento di John e dalla sua incapacità di confessare il proprio amore in occasione del confronto finale, porta il nostro Mago verso abissi mai raggiunti in precedenza. Colui che poteva provocare la morte (in modo più o meno diretto) dei suoi amici e continuare imperterrito lungo la sua strada, bevendoci sopra una pinta e fumando una sigaretta, è ora in ginocchio.
Si tratta del momento più cupo e disperato, con Constantine che vaga per strada e vive come un barbone alcolizzato, non riuscendo più a trovare un singolo motivo per tirare avanti.
Anche ridotto in quello stato, il nostro trova tempo e modo per mostrare il dito medio all’Inferno, e questa volta tocca nientemeno che al Primo vampiro che, in cerca di vendetta per il trattamento riservatogli da John tempo prima, si espone troppo, perde il controllo della situazione e finisce arrostito e umiliato [1] . Nel mentre, manco a dirlo, Constantine perde un amico che aveva appena conosciuto, come accaduto all’inizio della gestione di Ennis.
C’è spazio per un flashback (Tainted Love) che sottolinea ancora di più quanto stia male il protagonista ora rispetto a quando, come illustrato nella storia, poteva combinare pasticci su pasticci scappando poi dalla scena con un frettoloso “vaffanculo”.
Ora invece non si scappa più e il valore dell’amore che John non ha saputo tenere stretto a sé è sottolineato dallo splendido albo speciale Heartland, tutto incentrato sulla figura di Kit, con buona probabilità il miglior personaggio femminile mai uscito dalla penna di Ennis.
Ambientazione per lo più all’interno in un pub, dialoghi serratissimi e un finale strappalacrime fanno di questo volume uno dei più significativi dell’intera gestione, nonché l’ennesima sottolineatura della grande abilità dell’autore nel gestire il cast dei comprimari.
Illustrazione di Steve Dillon, dal n. 69, p. 17. © dc Comics/Vertigo
Nel finale dell’albo vediamo il ritorno in azione del nostro che prima viene “svegliato” (in più di un senso) dal fantasma di un aviatore (e qui Ennis si concede una piacevole digressione verso un altro dei suoi generi preferiti, ovvero la war story) e quindi, ripulito e sbarbato, salda i conti con un altro tipo di fantasma, in carne e ossa, proveniente dal suo passato, in Il confessionale.
Di nuovo complice Steve Dillon, emerge in quest’ultima storia, prepotente e magnetica, la figura di Satana, che è trattato in modo ben diverso rispetto alle precedenti caratterizzazioni e diventa subito uno dei personaggi indimenticabili dell’intera serie.
Abbiamo di fronte un Satana complesso, molto “umano” sotto certi aspetti e capace d’interessanti meta riferimenti e consapevolezze di ruolo. Constantine è conscio che il confronto, a lungo rinviato, sta avvicinandosi in fretta: dovrà presto pagare la triplice offesa fatta al Diavolo.
La confessione di Satana al prete, per ora tenuta nascosta agli occhi/orecchie del lettore che ne può solo osservare l’effetto, verrà in seguito esplicitata nel confronto finale, confronto che permetterà all’autore di cavarsi qualche sassolino dalle scarpe per quanto riguarda le tematiche religiose cui da sempre appare interessato.
Note:
- Nella vignetta in apertura del paragrafo si vede Constantine mentre gli urina sul capo. [↩]
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