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Gas: bolletta che scotta!

Creato il 18 gennaio 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

logo-fuori-tgRai3, Fuori Tg si occupa del nostro fabbisogno di gas che ammonta a 85 miliardi di metri cubi all’anno, quasi interamente importati dall’estero. Per buona parte, insomma,  dipendiamo dai gasdotti la cui attività può essere condizionata da fattori imprevedibili. L’alternativa è rappresentata dai rigassificatori ( impianto che permette di trasformare il metano liquido in metano gassoso. Il gas viene fornito al riclassificatore mediante navi cisterna (metaniere). Una volta trasformato allo stato gassoso il metano viene immesso nelle condutture della rete di distribuzione) che permetterebbero anche l’acquisto al minuto di combustibile a condizioni più vantaggiose. Al momento, in Italia, ne funzionano soltanto due, uno a Rovigo e l’altro a Panigallia, degli altri dodici progettati, vedranno, forse, la luce nei prossimi anni tra costi elevati e polemiche sorte con i comittai ambientalisti locali che hanno rallentato di molto i progetti a causa dell’impatto sul paesaggio e sulla pericolosità dell’impianto stesso ( i serbatoi di contenimento del gas liquefatto hanno un’altezza di un grattacielo di 17 piani, il metano è altamente infiammabile e in più si possono verificare rischi di collisioni fra navi metaniere e sottomarini a propulsione nucleare).

L’Italia non è nuova a situazioni del genere. In caso di emergenza si risolve, d’abitudine, aumentando i costi della bolletta energetica o rimettendo i funzione le inquinanti centrali ad olio. Dunque Fuori Tg, la rubrica di approfondimento quotidinao del TG di Rai3, si addentra in un tema che tocca i portafogli degli italiani, il progresso e le coscienze

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di tutti,  domandandosi il perché le tariffe legate alle nostre bollette dell’energia del gas siano così differenti dal costo della materia prima sul mercato? E perché, anche se scende il costo del gas le bollette aumentano?  Gli ospiti chiamati a svelarci questi delicati  quesiti sono il  Prof. Carlo Scarpa, docente all’università di Brescia di economia politica, specializzato in temi attinenti all’energia, e Gionata Picchio del quotidiano “Staffettaquotidiana”.

Prima delle spiegazioni la semplice domanda che scatta fulminea nelle menti degli spettatori e che per lo Stato i carburanti fossili rappresentino  la gallina dalle uova d’oro, staremo a vedere  cosa si inventeranno quando si riuscirà a sfruttare le bioenergie…nel frattempo continueremo a pagare gli aumenti che negli ultimi due anni sono lievitati del 23.7%, ovvero quattro volte in più dell’inflazione. Eppure i consumi calano e il prezzo del gas sui mercati è in discesa.

Dove si annida l’arcano?

Il rialzo dei prezzi dei prodotti petroliferi che sono quelli che determinano le variabilità del prezzo della materia prima che viene scaricata in bolletta è strettamente collegato ai contratti a lungo periodo che i colossi italiani, come Eni, fanno per acquistare gas dal NordAfrica. Vuol dire che il gas prenotato per i prossimi dieci anni va pagato comunque, anche se non viene usato tutto. Così le aziende spendono molto di più rispetto ai costi attuali del mercato libero e questi costi li paghiamo noi in bolletta. In futuro la legge potrebbe cambiare questo vincolo, come eredità della crisi economica, c’é da scommettere che i nuovi contratti avranno clausole “take or pay” meno stringenti, oltre che revisione più frequente dei prezzi, ma si dovrebbe cambiare meccanismo.  Nel frattempo, la sempre maggiore consapevolezza riguardo alla progressiva maggiore autonomia dei prezzi regionali del gas rispetto a quello globale del greggio porterà probabilmente a diminuire l’indicizzazione con questa fonte.

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“Il costo del gas vero e proprio che pesa su un paese è il 30/40/% – Gionata Picchio – il resto sono costi infrastrutturali cioé  il servizio degli impianti, le tasse e le accise e i contratti a lungo termine, dove le aziende si impegnano ad acquistare questo gas a prescindere dal fatto che verrà effettivamente da loro rivendutro, si impegnano a un pagamento rispetto al fornitore caricandosi del rischio di riuscire a rivendere il gas sul mercato italiano”.   La legge poi interviene andando a fissare un prezzo finale che parametrato agli attuali prezzi europei è decisamente alto, ma sicuramente il costo del lungo termine che è una garanzia per l’utente, incide in modo determinante. Tutto sta nel trovare un equilibrio tra la sicurezza della fornitura e il prezzo in linea con gli standard europei.  Attualmente il rischio è totalmente a carico del consumatore, se non ci fossero questi contratti, ci sarebbe più concorrenza e un po’ meno sicurezza della fornitura ma forse,  non sarebbe la fine del mondo. In Lettonia e in Estonia i costi sono bassissimi,  30/40 centesimi al metro cubo, mentre in Italia si arriva a 95 centesimi. Certo il paragone è con piccoli paesi ma anche guardando  a Parigi o Berlino la situazione resta più bassa  ( 70 cenntesimi) rispetto a quella italiana e il peso di questa differenza si sente, a fine anno, uns famiglia italiana si trova a dover pagare 350 euro in più rispetto a una tedesca o parigina e a far scattare questa diferenza sono le tasse che sui 95 centesimi sono ben 34.

Si potrebbero ridurre ?

Carlo Scarpa :” Purtropo lo Stato ha sempre usato la benzina e il gas come delle fonti di reddito inesauribile, è tutto un problema di vincoli di bilancio del nostro ministro del tesoro”!

E se ci fossero i rigassificatori?

Gionata Picchio: ” Ne abbiamo solo due operativi, uno piccolo a Panigallia, il primo costruito negli anni ’60, e l’altro a Rovigo. A Trieste è stato sospeso e a Porto Empedocle le proteste sono forti”.  Ad Agrigento il progetto ambizioso, costato 800 miliardi di euro sarà operativo tra il 2013 e il 2014 consentirà di tagliare il cordone ombelicale laddove c’è disponibilità di mercato e migliorare il sistema con un vantaggio economico per i consumatori. Sono passati quasi otto anni, l’assessorato all’Industria è stato sostituito da quello all’Energia, e solo ora si comincia a vedere uno spiraglio con l’apertura del cantiere per la sistemazione delle aree pubbliche ottenute in concessione per renderle adeguate alla costruzione del rigassificatore e  il tutto sul filo delle interpretazioni normative.

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La strada non  è facile e lo scontro tra favorevoli e contrari è forte.  La vicinanza alla casa di Pirandello e alla Valle dei Templi hanno inciso parecchio sulle proteste. Evidentemente gli agrigentini, che di certo non navigano nell’oro, hanno preferito puntare su un’altra idea di sviluppo economico della loro area. Il dibattito è aperto e mette a confronto due politiche sulle produzioni energetiche.


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