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Gheddafi, il rivoluzionario rivoluzionato

Creato il 18 febbraio 2011 da Dragor

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaa009c024  CHE COSA C'E' FRA LA TUNISIA E L'EGITTO?, si è chiesto un tunisino su Facebook il giorno in cui Mubarak si è deciso a togliere il disturbo. Risposta: la Libia. E da un momento all’altro, i libici hanno aperto gli occhi. Come, si cacciano i tiranni tutt’intorno e noi dobbiamo continuare a sorbirci quel trombone, quell’assassino, quel macellaio, quel ladro che si è intascato 80 miliardi di euro mentre noi non abbiamo un ghello, quell’affamatore del popolo, quel mafioso che piazza tutti i suoi familiari nei posti strategici anche se sono uno più scemo dell’altro, quel pallone gonfiato che vorrebbe rappresentare tutta l’Africa e non sa nemmeno rappresentare se stesso senza far ridere i polli,  quell’amico di Berlusconi che risponde al nome di Muhammar Gheddafi? Non sia mai!

   I LIBICI GIURANO DI ODIARLO più ancora di quanto gli egiziani abbiano odiato Mubarak e i tunisini Ben Ali. E’ inutile che faccia regali nel tentativo di ingraziarseli, lo odiano lo stesso. Così si sono dati appuntamento il 17 febbraio, giorno della festa nazionale, per una bella intifada a Tripoli, ma la scintilla è scoccata il 16 a Bengasi perché là il popolo è passato all’azione e il potere ha cercato di soffocarlo. Sentite che cos’ha scritto un blogger di Bengasi su FB:

   Stamattina, appena liberato l’avvocato Fethi Tril dopo due giorni di detenzione arbitraria, siamo andati a manifestare in centro. Eravamo qualche centinaio. Arrivati nel quartiere Zaitounah, abbiamo gridato agli abitanti: “Forza Zaitounah, aiutaci a fare la rivoluzione!” La polizia ha cercato di fermarci ma centinaia di abitanti di Zaitounah  sono venuti a darci manforte. Quando siamo arrivati davanti alla moschea Abdallah Abed, si sono fermate tutte le macchine e gli automobilisti hanno gridato: “No all’umiliazione! No alla vergogna!” Allora ci siamo messi a calpestare dei manifesti con la faccia di Gheddafi  e ne abbiamo mostrati altri sui quali avevamo scritto MACELLAIO. Eravamo almeno 2000 quando la polizia ci ha attaccati a sciabolate e manganellate. Ma non sono riusciti a fermarci, benché il nostro cammino fosse costellato di morti e feriti. Abbiamo continuato a marciare verso il consolato d’Italia, gridando: “No all’umiliazione! No alla vergogna!»

  CARO MUHAMMAR, questo è l’inizio della fine. Guarda che cosa sta succedendo ad Al Baida.  Non ti resta che dégager come Ben Ali e Mubarak. Va’ a goderti i tuoi soldi da qualche altra parte, sempre che non vengano confiscati e restituiti al suo legittimo proprietario, il popolo al quale li hai rubati. Perché, quando il popolo si sveglia, non c’è più spazio per i tiranni. O si tolgono dai piedi o rischiano di finire impiccati per i piedi.

   Dragor

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