Pubblicato da fabrizio centofanti su aprile 11, 2012
Poesie d’Africa
Equatore
Sotto il sole verticale senza ombre,
su onde verdi,
lontane le montagne chiare,
cammino sul confine.
Un’ idea divisa
di tempo e di parole
di spazi e di terra.
Isola nera come notte
di cielo denso oltre le stelle,
isola chiara come sale
di luce riflessa oltre lo specchio.
Un angelo nuovo cammina
sul limite rosso della fine del giorno
verso l’albero di mezzanotte,
a raccogliere particelle d’anima sparse,
dell’uomo con l’uomo.
Rift Valley, 2008
***
Acquerello
Ho sognato delfini bianchi
nuotare in una laguna
di mangrovie velenose
dove il giocatore di scacchi
attende l’ultima mossa
su una terrazza di legno.
I suoi occhi di vetro smerigliato
guardano indifferenti giacarande viola
come gli iris di Van Gogh,
immerso in un silenzio liquido
di un acquerello umido di illusioni.
Nairobi, 2009
***
Lo scultore
Sotto la volta di paglia e di stelle
intaglia nel tronco dolce
il volto del figlio di ieri.
Sei nato nel tramonto,
passata la notte inquieta
i tuoi sogni oltre il muro di pietre trasparenti
sono veri all’alba,
come legno aspro e buono
dell’ultimo bosco di fiori e di miele.
(Naivasha, 2007)
***
Mombasa, downtown
Un silenzio di luce e terrore
tra il lampo ed il tuono
illumina la strada
dove le note ubriache di un sax
giocano nell’aria
dalla finestra sopra il porto.
Avvoltoi insolenti planano in cerchio
su onde di lamiera rovente
dove un Cristo nero a piedi nudi
si muove esausto
in un arcipelago di tribu’ violate.
Ti hanno costruito ali di legno leggero
per volare su un golfo di gabbiani tutelari
nel crepuscolo dissolto
di un pittore di maree,
per non bruciarti il cuore.
(Oceano Indiano, 2009)
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Fuga infinita
Ho visto uomini sempre in fuga
dalle case di fango
dall’odio dei fratelli
dalle terre spaccate
dalle malattie dimenticate.
Ho visto donne sempre in fuga
dalla violenza degli uomini
dai villaggi bruciati
dall’amore venduto
dalla fame dei figli.
Ho visto bambini sempre in fuga
dalle strade di male
dalle armi spianate
dalle pietre lanciate
dalle guerre dei padri.
Somalia, 2001
***
Il bambino della foresta
Dalle montagne calde, nere di antiche lave
falci d’avorio come lampi nel verde
attraversano il fiume lento di anni.
Pelle di carta, corteccia sottile,
porti il marchio delle guerre infinite,
numero senza nome
inciso dal fuoco dell’odio,
la madre antica ti narra
il gioco perduto della pace.
Lago Kivu, 1989
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Gabbra
Stelle infinite senza frontiere,
pastori nobili su cammelli bianchi
nella notte calda di luna,
viaggiano il deserto verso Oriente.
Donne fiere, figlie di Mesopotamia,
corpi di vesti trasparenti, di profumi dolci,
isole mobili di vento leggero
attraversano la terra di sale.
Chalbi desert,1992
***
Salmo 1 ( kwashorkor)
Seduto contro il muro,
lacrime secche di polvere,
gli occhi chiusi dalle mosche.
Gonfio di fame
senza il ricordo di ieri
senza sapere del mattino.
Figlio dell’Uomo del silenzio
allontana da me il tuo sguardo,
sei passato attraverso il mio corpo
senza vedermi.
Tigania,1989
***
Cercate la speranza
Cercate la speranza
Nella vita del padre
Nel latte della madre
Nel racconto del vecchio
Nella parola sincera
Negli occhi dell’uomo giusto
Nella forza di chi non guarisce
Nell’albero tagliato
Nella foresta bruciata
Nella prima luce di ogni giorno
Nella preghiera della notte nel deserto
Nairobi, 2001
***
Contro la guerra
Il faro bianco
nelle solitudine verde
illumina le barche dell’ultima tempesta,
lo scheletro dell’eterno soldato
passeggia sul corallo della spiaggia
con due medaglie sul petto.
Ha visto il levarsi nero
della notte di ogni battaglia
che ai padri fa seppellire i figli,
lo spegnersi della lanterna della ragione
che ad umani storditi
fa venerare l’obbedienza come dovere.
Onde ostinate di riti pagani
hanno infestato menti labili di memoria,
mentre il respiro lugubre di tamburi lontani
ritma la danza di guerra
di due scimmie nude
che non hanno mai letto Kant
Watamu,2008
***
Oriente
Levante bianco latte
di rocce fragili
consolatore di mali mutevoli
testimone di lingue aspre
padre della memoria.
Il custode dei libri sacri
apre una pagina che ha i tuoi anni
dove Davide canta dello stolto
che non sa contare i suoi giorni,
legge sottovoce nella grande biblioteca
guardando dalla finestra striata di pioggia e vapore.
Uomini del dolore,
i cristalli del loro sudore
hanno costruito
citta’ bianche
palazzi d’oro
alte muraglie.
Occhi d’ebano liquidi
occhi che toccano
la linea dei sogni
dove i blu si confondono
e nascono le acque,
occhi che cercano
un segno per sentirsi a casa. Oceano indiano, 2009
Isola del lago.
L’albero del viaggiatore stilla acqua
sulle rose del deserto al campo dell’isola
nascosto dal volo ostinato di tessitori gialli,
mentre ombre naviganti attraversano
l’ acqua di ambra chiara.
Un’aquila alta nel cielo apre le ali
come un libro dove tutto e’ gia’ stato scritto,
di voli e di ritorni
di nostalgie e di approdi.
Tanti anni prima, con lei,
esule in un villaggio piu’ lontano di qualsiasi luogo,
scosso da birividi di malaria intermittente,
trovai la mia strada indagando con affanno
le origini del dolore.
Il ricordo e’ fuso nell’alabastro
ed io sono rimasto sul lago
ad osservare infiniti monti azzurri
che si muovono sull’orizzonte della sera.
Lago di Baringo, 2011
***
Luna
Una notte ferma.
il silenzio denso.
Luna azzurra
luna orizzontale
luna dell’Equatore
luna di sangue
luna di latta,
luce bianca.
Uomini come formiche
si muovono
Su un sentiero senza sogni
sotto un cielo non loro.
Korococho,2002
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La noia di Dio
Inizio degli inizi
prima del Big Bang.
Universo di pietra
senza tempo.
Milioni di anni tra pianeti e fuochi
senza dialogo
senza amore.
Guida della cometa di ghiaccio
hai sciolto l’acqua della vita,
il silenzio delle cellule
la grande valle verde
la scintilla dell’Equatore
per non sentirti solo
primo frammento del DNA di Dio.
Monte Kenya, 2007
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Nota biografica
Gianfranco Morino e’ nato nel 1958 ad Acqui Terme. Sposato, ha quattro figli e vive a Nairobi. Ha svolto il suo lavoro di medico per gran parte della vita in Africa, principalmente in Kenya. Ha scritto articoli scientifici e di viaggio per vari giornali e riviste. Questa e’ la sua opera prima.