In primo luogo abbiamo chiesto sia ad Annalisa che a Bill come è nata l'idea del film: la genesi sta in una conversazione iniziata quasi 11 anni fa con Bill Emmott, quando fece la famosa copertina "Why Berlusconi is unfit to lead Italy". All'epoca Annalisa intervistò l'allora direttore del The Economist, e da lì nacque una conversazione e un'amicizia sulle sorti dell'Italia, la cui situazione già all'epoca sembrava piuttosto seria. La preoccupazione e l'affetto di Bill per l'Italia sono aumentati di pari passo con il deteriorarsi delle condizioni del paese.
Abbiamo chiesto come mai il film sia stato trasmesso da una TV commerciale, ovvero La7, e non da un servizio pubblico come la RAI: purtroppo la RAI non si è mostrata interessata al film. Sono stati contattati diversi distributori, broadcaster, vari festival italiani di cinema, e la risposta è sempre stata la stessa, ovvero che il film non era interessante. Secondi gli autori, invece, un'analisi così approfondita, fatta all'estero, sembrava potesse essere un esercizio di riflessione utile, e tantissime persone stanno confermando che è così anche per loro.
Molti sono rimasti stupiti nel vedere che il film, in Italia, venga sempre definito come il film "di Bill Emmott", senza dare alcun credito alla regista Annalisa Piras. Questo ha sollevato moltissimi interrogativi, di varia natura. Per quale motivo la BBC e la CNN parlano del film di Piras ed Emmott, ed intervistano entrambi, mentre in Italia passa "il film di Bill Emmott"? Maschilismo? Provincialismo? Vengono messi in serio dubbio l'accuratezza in questo giornalismo, e le domande che vengono sollevate appartengono sicuramente alla riflessione sull'Italia di oggi e sul sistema di informazione.
Il giornalismo in Italia viene spesso accusato di essere poco credibile e poco watchdog, perché non fa domande "scomode". Secondo Annalisa questo fatto è responsabile di tanti problemi del paese al momento. Un sistema di informazione sano è una funzione fondamentale di qualsiasi democrazia, aiuta i cittadini a capire il momento storico, a dare conto dell'attività dei governanti, e aiuta l'accountability, per rendere le persone responsabili di fronte ai cittadini per il loro operato. Quando però il giornalismo è malato e non funziona, non funziona nemeno la democrazia.
Il provincialismo italiano ha radici profonde: innanitutto la scarsa sicurezza e fiducia nelle istituzioni e negli organi di stampa, che non godono di fiducia e credibilità perché non sono indipendenti e non pensano al bene comune. L'attenzione con cui si guarda ai media stranieri probabilmente è dovuta a un complesso di inferiorità, una sensazione che i giornalisti stranieri siano migliori di quelli italiani. Questo non è necessariamente vero, perché l'Italia ha giornalisti eccezionali che non hanno nulla da invidiare ai colleghi stranieri come capacità. Ma nel sistema in cui si trovano spesso sono intimiditi dal potere, non sono liberi e seguono agende che non sono quelle dell'informazione. Il giornalismo deve inseguire la verità sempre e comunque ad ogni costo, e purtroppo in Italia spesso non è così.
Abbiamo parlato anche del tema della complessità del funzionamento della macchina amministrativa in Italia: agli autori è stato spesso detto che erano naif, che avevano semplificato eccessivamente e che non capivano la complessità dell'Italia. Però basta guardare il risultato: questa complessità è stata fonte di inefficienze e di declino per il paese. La questione è molto semplice: o un governo funziona oppure no; o un sistema di stampa è libero e indipendente, o non lo è.
Un'altra domanda che abbiamo fatto a Bill riguarda la perplessità di alcuni nel vedere che come figure rappresentative della "buona Italia" erano stati scelti personaggi come Elsa Fornero e Sergio Marchionne. Secondo Bill è ingiusto attribuire a Elsa Fornero la responsabilità per i provvedimenti che sono stati presi dal governo Monti, che si è trovato ad affrontare una situazione di grave difficoltà, un debito importante, e una situazione disastrosa in cui non hanno avuto molta scelta.
Un altro dei "peccati" dell'Italia è di voler delegittimare certe figure e non lasciarle parlare a causa di pregiudizi legati ad azioni passate: è stato questo il caso, ad esempio, di Giuliano Amato, la cui presenza nel film ha sollevato critiche molto accese.
In chiusura abbiamo parlato di cosa porterà il futuro, e di come "Girlfriend in a coma" potrebbe diventare un punto di partenza importante per la ricostruzione e la ripresa del paese.
Naturalmente questa non è che una brevissima sintesi degli argomenti affrontati nell'intervista, che vi invito a visionare nella sua interezza.
Maria Petrescu | @sednonsatiata
Girlfriend in a coma: our interview with Annalisa Piras and Bill Emmott
Last week we interviewed the authors of the documentary film "Girlfriend in a coma", director Annalisa Piras and narrator Bill Emmott, former editor of The Economist.
First of all we asked both Annalisa and Bill how the idea of the movie was born: the origin lies in a conversation begun almost 11 years ago when Bill Emmott published the infamous cover of the Economist that declared Berlusconi unfit to lead Italy. At that time Annalisa interviewed him, and that was the beginning of a conversation and a friendship about the destiny of Italy, which was in a situation that was already serious at that time. Bill's preoccupation and affection for Italy grew along with the deteriorating situation of the conditions of our country.
We asked how come the movie was aired by a commercial TV, La7, and not a public service, such as RAI: unfortunately RAI wasn't intersted in the documentary. Several distributors, broadcasters, cinema festivals were contacted, and the answer was always the same, that the movie wasn't interesting. According to the authors, such an in depth analysis, done abroad, could be a useful thinking exercise, and many people are confirming that it is the same for them.
Many have remained amazed in seeing that the film in Italy is defined as "Bill Emmott's film", and giving no credit to the director Annalisa Piras. This has aroused a lot of questions: why do BBC and CNN talk about Piras and Emmott's movie and interview both, while in Italy they only talk about "Bill Emmott's film"? Maschilism? Provincialism? The accuracy of this journalism is put in doubt, and the questions surely belong to a reflexion on today's Italy and its information system.
Journalism in Italy is often accused of being not believable and not enough of a watchdog, because it doesn't ask questions. According to Annalisa this fact is to be held responsible for many problems of the country at the moment. A healthy information system is a fundamental function of any democracy, it helps citizens to understand the historical moment, reporting on the activity of those holding the power, and helps the accountability, in order to make people responsible in front of the citizens for their doings. When journalism is sick and doesn't work, democracy doesn't work either.
Finally we talked about what the future will bring, and how "Girlfriend in a coma" might become an important starting point to rebuild the country.
Of course, this is only a brief synthesis of the topics we talked about during the interview, so please watch it in its full version!
Maria Petrescu | @sednonsatiata