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Giuliano Ferrara: il consigliere del principe fallito

Creato il 16 novembre 2011 da Bruno Corino @CorinoBruno
Scrissi questo post nel febbraio scorso (lo si può leggere su paperblog)Giuliano Ferrara mi ha sorpreso, leggendolo dopo tanto tempo, la preveggenza. Mi sembra d'averlo scritto ieri, invece l'ho scritto molto prima... Atmosfera crepuscolare. Di quelle che annunciano la fine di un ciclo o di una stagione intera. Allo stesso tempo cupa. Livorosa e piena di acredine. Per ciò che si è fatto. Ma, soprattutto, per ciò che non si è fatto e si poteva fare. Così m’è sembrato Giuliano Ferrara alla manifestazione del Teatro del Verme di Milano. A rilanciare un Cavaliere deludente. Credo che l’operazione non convinca neanche il suo mentore.Giuliano Ferrara: il personaggio meno compromesso dal berlusconismo. Un intellettuale organico del berlusconismo. Consigliere del Principe. Della sua mancata “rivoluzione liberale”. Titolo gobettiano. Nobile. E adesso che s’aspetta la corte del Principe? Una nuova riscossa. Un rigurgito di liberalismo o di liberismo? Tutti pendevano dalle labbra del consigliere. Perché quelle del Principe sono parole ripetitive. Stantie. Non sanno dire nulla di nuovo. Loro, nell’intimo, lo sanno. Lo temono, ma lo sanno.La forza attrattiva di Berlusconi s’è esaurita. Non macina più consensi. Il paese è stanco, deluso, distante dal Palazzo. L’ultima attrattiva che riesce ad esercitare è soltanto su qualche deputato che non vuole rinunciare al suo mandato parlamentare. Poca cosa. Niente. Hanno paura di essere spazzati via dalla storia. Dalla forza travolgente degli eventi. Al centro di quella corte non c’era più il Principe, ma il suo Consigliere. Era lui quello capace di trovare il tono e le parole adatte a dare una scossa a quel centro-destra debole e smarrito. Il consigliere sa che il Principe è stanco: a chi si rivolgeva quando parlava della riscossa del ’94? A se stesso. Il consigliere con la benedizione del Principe s’è posto al centro della corte. L’intellettuale meno compromesso dal berlusconismo, e forse per questo il suo miglior interprete. Colui che conosce meglio le debolezze degli avversari. I suoi punti di forza. Sa come attaccarli. Dove attaccarli. Conosce il loro terreno. Ne ha dato una dimostrazione: moralisti ed ipocriti li ha definiti. Spioni della Stasi. E lì a difenderci da quelle accuse, come fossimo colpevoli. E poi non rappresenta nessun segmento di quella corte. Perciò può comprenderli tutti. È al di qua e al di là del berlusconismo. È dentro e fuori. Ed è con questo consigliere che occorre prossimamente fare i conti, quando il Principe agirà dietro le quinte.

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