Se si guarda la filmografia del neozelandese Andrew Niccol non si può non rimaner colpiti dalle diverse longitudini che tocca la sua produzione. Regista di Gattaca, soggettista di The Truman Show, produttore di The Terminal, e almeno un altro paio di film quantomeno eccentrici in cui dirige, produce e scrive tutto da lui. In Time appartiene a questa categoria. Un film fortemente voluto con un'idea forte alle spalle, un cast azzeccato e uno scenario ben concepito. Bingo!Fine ventunesimo secolo, la valuta è il tempo e l'età biologica di un uomo si ferma a 25 anni. In questa eterna giovinezza ci si scambia il tempo con i propri simili per sopravvivere, un giorno, un mese, un anno in più. La società è strutturata in blocchi. Il centro della metropoli è New Greenwich, il luogo dei ricchi, più si scende di blocco, più ci si avvicina alla miseria e più il tempo diventa prezioso. Will Sales (Timberlake) vive nel ghetto con sua madre e se la giocano continuamente sul filo del rasoio. Un evento eccezionale lo porterà a superare le barriere del ghetto ed entrare in contatto con l'alta società.Il film di Niccol si colloca all'interno della sfera sci-fi d'azione ma non disdegna i meccanismi del poliziesco e del thriller. I punti forti ricadono tutti nel giusto compromesso di mettere in scena dinamica (molta) e riflessione (il giusto). A partire dal cast, che utilizza attori non propriamente bravi, ma propriamente azzeccati. Justin Timberlake è un eroe generoso, bello, che sa correre, baciare e sparare, che non si arrende mai e gli piace giocare con il tempo e quindi con la morte. Cilian Murphy è oramai (e ha solo 36 anni) un attore cult, utilizzato da registi come Nolan, Craven e Boyle nei ruoli più disparati, spesso negativi, sicuramente magnetici. Qui è un guardiano del tempo, che lotta per impedire a Will di realizzare il suo utopico sogno di liberare le masse dalla schiavitù del tempo. Amanda Seyfried è la robotica e affascinante figlia del multimilionario padrone della città. I tre si muovono con personalità e determinazione nell'arido e soleggiato territorio preparatogli dallo scenografo Karen O'Hara (Il silenzio degli innocenti) e riempiono la scena con grande spigliatezza e disinvoltura. A dargli una mano nelle atmosfere, che ricordano a volte Terminator 2, a volte Absolom, oltre all'apprezzabile e pacato senso di misura di Niccols, l'ottima fotografia di uno dei mostri sacri di Hollywood, quel Roger Deakins (splendide le sue notturne) che può vantare in curriculum film come Le ali della libertà, Il grande Lebowsky, A beautiful mind, Revolutionary Road. Su questo punto vorrei sottolineare come una delle difficoltà maggiori in questo genere di film, che è quella di creare un immaginario forte e riconoscibile, è qui ampiamente superata, e l'idea di spazio definito è realmente credibile, grazie anche al lavoro delle costumiste Sara Akhteh, Carrie Arakaki e Alison Cole che con la loro moda future/retrò minimalista danno un forte contributo alla colonna estetica portante. Con tutti questi professionisti di altissimo livello a disposizione a Niccol non rimane altro che giocare con il tempo, a suo piacimento, sceneggiando con moderazione, inserendo spunti fantascientifici qua e là, bei passaggi action e flirtatine neanche tanto mascherate al blockbuster americano. Gli si perdona anche qualche sfondone esagerato quando gioca con livelli più alti del necessario, perchè In Time scorre veloce, diverte e lascia anche il tempo pensare. Ben fatto.voto: 7
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Se si guarda la filmografia del neozelandese Andrew Niccol non si può non rimaner colpiti dalle diverse longitudini che tocca la sua produzione. Regista di Gattaca, soggettista di The Truman Show, produttore di The Terminal, e almeno un altro paio di film quantomeno eccentrici in cui dirige, produce e scrive tutto da lui. In Time appartiene a questa categoria. Un film fortemente voluto con un'idea forte alle spalle, un cast azzeccato e uno scenario ben concepito. Bingo!Fine ventunesimo secolo, la valuta è il tempo e l'età biologica di un uomo si ferma a 25 anni. In questa eterna giovinezza ci si scambia il tempo con i propri simili per sopravvivere, un giorno, un mese, un anno in più. La società è strutturata in blocchi. Il centro della metropoli è New Greenwich, il luogo dei ricchi, più si scende di blocco, più ci si avvicina alla miseria e più il tempo diventa prezioso. Will Sales (Timberlake) vive nel ghetto con sua madre e se la giocano continuamente sul filo del rasoio. Un evento eccezionale lo porterà a superare le barriere del ghetto ed entrare in contatto con l'alta società.Il film di Niccol si colloca all'interno della sfera sci-fi d'azione ma non disdegna i meccanismi del poliziesco e del thriller. I punti forti ricadono tutti nel giusto compromesso di mettere in scena dinamica (molta) e riflessione (il giusto). A partire dal cast, che utilizza attori non propriamente bravi, ma propriamente azzeccati. Justin Timberlake è un eroe generoso, bello, che sa correre, baciare e sparare, che non si arrende mai e gli piace giocare con il tempo e quindi con la morte. Cilian Murphy è oramai (e ha solo 36 anni) un attore cult, utilizzato da registi come Nolan, Craven e Boyle nei ruoli più disparati, spesso negativi, sicuramente magnetici. Qui è un guardiano del tempo, che lotta per impedire a Will di realizzare il suo utopico sogno di liberare le masse dalla schiavitù del tempo. Amanda Seyfried è la robotica e affascinante figlia del multimilionario padrone della città. I tre si muovono con personalità e determinazione nell'arido e soleggiato territorio preparatogli dallo scenografo Karen O'Hara (Il silenzio degli innocenti) e riempiono la scena con grande spigliatezza e disinvoltura. A dargli una mano nelle atmosfere, che ricordano a volte Terminator 2, a volte Absolom, oltre all'apprezzabile e pacato senso di misura di Niccols, l'ottima fotografia di uno dei mostri sacri di Hollywood, quel Roger Deakins (splendide le sue notturne) che può vantare in curriculum film come Le ali della libertà, Il grande Lebowsky, A beautiful mind, Revolutionary Road. Su questo punto vorrei sottolineare come una delle difficoltà maggiori in questo genere di film, che è quella di creare un immaginario forte e riconoscibile, è qui ampiamente superata, e l'idea di spazio definito è realmente credibile, grazie anche al lavoro delle costumiste Sara Akhteh, Carrie Arakaki e Alison Cole che con la loro moda future/retrò minimalista danno un forte contributo alla colonna estetica portante. Con tutti questi professionisti di altissimo livello a disposizione a Niccol non rimane altro che giocare con il tempo, a suo piacimento, sceneggiando con moderazione, inserendo spunti fantascientifici qua e là, bei passaggi action e flirtatine neanche tanto mascherate al blockbuster americano. Gli si perdona anche qualche sfondone esagerato quando gioca con livelli più alti del necessario, perchè In Time scorre veloce, diverte e lascia anche il tempo pensare. Ben fatto.voto: 7
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