Detesto la retorica "istituzionale" in queste occasioni; se proprio deve esserci retorica, che sia quella delle emozioni, quella che mi porto dietro da quando ho 9 anni. E che mi toglie il respiro ogni volta che guardo le foto di quelle persone così belle e sorridenti. In particolare il largo sorriso di Vito Schifani oggi mi ha dato una scossa. Perché ho pensato a Rosaria, la moglie, quella bellissima e caparbia ragazza di 22 anni (Vito ne aveva 27, il figlio Emanuele "Manù" – ora nella Guardia di Finanza – era nato da appena 4 mesi) di cui tutti ricordiamo le frasi rivolte ai mafiosi durante i funerali. «Vi perdono, ma inginocchiatevi».Vito Rocco Antonio
Ho pensato a un'altra foto, uno stupendo ritratto di Rosaria. In bianco e nero, lei a lutto, bella, giovane, di una serenità dolente. La foto è della grandissima Letizia Battaglia. Vidi quella foto, in originale, esposta (non capii mai fino in fondo il perché...) alla mostra immagini inquietanti / disquieting images alla Triennale di Milano a fine 2010, curata da Germano Celant e Melissa Harris. In mezzo a foto di violenza, morte, orrori e stranezze, spiccava anche quel ritratto. La cui forza dirompente, a suo modo "inquietante", stava negli occhi chiusi della giovane Rosaria. Lo stesso sguardo timido ma forte e intenso che faceva sorridere l'innamoratissimo – e bellissimo – Vito.