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Gli inganni dell'informazione

Creato il 19 luglio 2010 da Lanterna
Ogni tanto, complici i formaggi di mio marito, ci troviamo con alcuni amici di Torino. Lei è l'insegnante che ognuno sogna per i propri figli: preparata, attenta ai bisogni dei ragazzi più che al loro rendimento, sempre in continuo approfondimento delle proprie materie. È laureata in biologia, come Luca, e insegna alle medie, in un paesino intorno a Torino.
Parlando di vari argomenti, arriviamo a toccare un punto dolente: il modo in cui l'informazione italiana riporta notizie riguardo scuola, scienza, giovani, Internet e tanti altri argomenti.
Lei sostiene che, la maggior parte delle volte che legge una notizia su un quotidiano, si rende conto che, se la notizia è relativa ad ambiti che lei conosce bene, trova SEMPRE travisamenti, imprecisioni, gravi errori di interpretazione. Giustamente, si chiede: se negli ambiti che conosco bene funziona così, negli altri posso supporre che le notizie vengano date con precisione e correttezza?
Mi rendo conto che, senza essere passata coscientemente per questa domanda, io ho deciso per il no. Ed ecco che, per informarmi, prendo spunto dal GR di Radio DeeJay (perché è scarno ed enunciativo, senza interpretazioni delle notizie), per poi approfondire per conto mio attraverso la mia rete di conoscenze o la lettura di blog apposta o addirittura, se una questione mi sta molto a cuore, comprando libri sull'argomento. Il meccanismo si amplifica e diventa più efficace quando lo facciamo sia io sia Luca.
Non è un caso, infatti, che la prima volta che ci siamo trovati a instaurare questa procedura sia stata con gli OGM. Luca era un no global che aveva partecipato al G8 di Genova e che rifiutava gli OGM, la globalizzazione, le multinazionali, eccetera. Io ero un'aspirante genovese che aveva vissuto il G8 come una violenza sulla città che amava, consideravo i manifestanti dei fancazzisti da centro sociale con gran tempo da perdere (intanto che Carlo Giuliani si faceva ammazzare, io facevo le notti per una scadenza sul lavoro), consideravo la globalizzazione un processo da regolamentare e non arrestare, mentre degli OGM pensavo tutto il bene possibile. Una coppia ben assortita, non c'è che dire.
All'inizio, Luca si informava su OGM, additivi e biologico comprando libri alle fiere dell'equo e solidale. Ma c'era un vizio di fondo: troppo facile comprare libri anti-OGM nel covo dei no global. Ma del resto la comunità scientifica era troppo impegnata a pubblicare studi accademici, nessuno pensava di fare divulgazione scientifica sull'argomento.
Poi abbiamo scoperto il blog di Dario Bressanini, la Scienza in Cucina, derivante dall'omonima rubrica su Le Scienze. Qualcuno potrà dire: Bressanini è pro OGM. Sì, Bressanini è pro OGM e lo dice. Però fornisce riferimenti scientifici che possono essere facilmente rintracciati, e che infatti noi abbiamo letto. Però dà anche voce all'"altra parte", e ammette alcune ragioni anche se le trova valide solo a livello emotivo e culturale.
Grazie al blog di Bressanini, siamo potuti partire per tanti approfondimenti e siamo arrivati a conclusioni a volte uguali a quelle di Bressanini e a volte diverse, ma comunque sempre basate su dati e non su tifoserie.
Vedendo che questo processo dà i suoi frutti, mi è venuto naturale applicarlo anche ad altri ambiti. Per esempio, sul terremoto dell'Abruzzo non riuscivo a farmi un'opinione, c'erano troppe voci contrastanti: da un lato i miei ex colleghi di Meccanica Strutturale / Eucentre mi raccontavano una storia (abbiamo fatto in frettissima lavorando come matti, la gente è entrata nelle case, progettiamo di fare altre case in più) e dall'altro Mammamsterdam e MisKappa raccontavano ben altro. Allora ho pensato di chiedere un parere a una persona che lavora in Protezione Civile, che conosco bene e che considero al di sopra delle parti. Fatico ancora ad arrivare a una conclusione, ma sicuramente ho le idee più chiare in merito.
Capisco bene che non tutti possono conoscere persone "esperte" e che comunque anche un esperto può dare una visione solo parziale degli eventi. Però mi sembra più intellettualmente onesto cercare di comporre il mio personale puzzle, sapendo che ci sono tessere mancanti, piuttosto che affidarmi in toto a un'informazione che so essere incompetente e fuorviante.
Mi chiedo se i giornalisti, che sicuramente hanno più agganci di me per trovare persone anche più esperte, non possano fare lo stesso, invece di fare riassunti approssimativi e di dare interpretazioni a caso. A volte basterebbe riportare paro paro le dichiarazioni di tali esperti, come se fossero l'equivalente di un guest post: credo che molti ricercatori, pur di non vedere sviluto e travisato il proprio lavoro, sarebbero ben contenti di scrivere un breve articolo di chiarimento. Forse, in questo modo, i giornalisti diventerebbero "solo" dei content manager, incaricati di organizzare i contenuti e di scrivere eventualmente i pezzi di collegamento e le presentazioni degli articoli.
Ma sarebbe così grave, ammesso che ne fossero capaci?

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