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Gli italiani preferiscono la scarsa qualità

Creato il 24 giugno 2010 da Andima
Più precisamente, gli italiani preferiscono ilpressapochismoalperfezionismo. Questa potrebbe essere una delle conclusioni di una recentelettura, una pubblicazione dell'università di Oxford, trovata qualche settimana fa tramite unaletterasuItalians. Mentre l'aereo si dirigeva verso Roma lo scorso giovedì, ho letto tutto con crescente curiosità, confermando più di una impressione. Corruzione, nepotismo, disservizio ed altri fenomeni italici potrebbero trovare alcune delle radici o almeno alcune spiegazioni nella teoria delL-world, tra concetti difficili da riassumere in poche righe ma che provo a riportare brevemente in un argomento sicuramente delicato da non rifiutare a priori e soprattutto senza nessuna difesa aspada tratta(se l'ho letto è per capire e condividere, non certo per attaccare).

Gli italiani preferiscono la scarsa qualità

Immagine presa dalla pubblicazione "L-worlds. The curious preference for low quality and its norms",
Gambetta Diego, Origgi Gloria, 2009, Social Working Paper, Deparment of Sociology, University of Oxford.

Il lavoro diDiego GambettaeGloria Origgi, autori della pubblicazione, parte dalla percezione di un fenomeno durante esperienze con servizi pubblici e privati italiani, dove le persone sembrano promettere inizialmente di fornire servizi dialta qualitàma dove poi qualcosava male(anche soltanto leggermente) e la qualità del prodotto finale èinferiorerispetto a quellapromessa. Se dall'esterno (e dall'estero) tutto ciò potrebbe essere visto come un barare, imbrogliare, dall'interno si percepisce unadattamentoed anzi unafiduciain questo prodotto finale. Nel massimizzare i propri interessipersonali, le persone preferiscono ricevere un prodotto scadente, di bassa qualità, se possono farelo stessoin cambio e senza provarenessunimbarazzo. In questo modo si sviluppano una sorta diregole socialiin modo da sostenere questoequilibriodi preferenze quando si ha a che fare conintrusionidi alta qualità. Insomma, la cooperazione non è sempre per il meglio, ma finalizzata ai reciprociinteressi individualiin modo da ottenere unamutualesoddisfazione in questamediocritàtacitamente decisa. Troppo complicato? Mi spiego meglio.
Gli autori hanno speso la loro carriera accademica all'estero, interagendo con una centinaia di servizi professionali con compatrioti italiani e da questo insieme empirico di approcci nel 95% dei casi è accaduto qualcosa di storto, non catastroficamente sbagliato, ma comunque non previsto (tempistiche, formati, disagi, etc). Gambetta ed Origgi tentano di comprendere ilcomeed ilperchédi un tale fenomeno. Si stanno sbagliando? Si tratta di una irrazionalità collettiva o in qualche perversa via voluta? Come mai sembra che nulla funzioni bene e che molti standard tendano apeggioraree non migliorare?Prendiamo in esempio due persone che decidono unoscambiodi servizi e che per semplicità si possano dividere in due tipi di qualità: alta (H) e bassa (L). La qualità alta H richiede un maggiore sforzo, maggior tempo di produzione, competenze ed organizzazione rispetto ad un prodotto di qualità bassa L. Le persone possono decidere di avere uno scambio HH (e cioè di ricevere un prodotto di qualità H e fornire un servizio di qualità H) o LL (aspettarsi un servizio di qualità L e fornire un servizio di qualità L). Ovviamente si parla in termini diaccordo, quindi se pattuiscono un servizio LL ed il risultato è LL tutto va a buon fine: se ti prometto una macchina che va così così e ti vendo una macchina che va così così, allora son stato sincero e non ho tradito le tue aspettative. Il problema si pone quando qualcunoprometteH e fornisce L: quando si promette di fornire qualcosa di qualità ma alla fine si è ritardo, si approssima, si cambia qualcosa, insomma non si rispetta l'accordo al 100%.Dall'esperienza sembra però cheentrambipromettano o vendano un servizio come H ma alla fine forniscano L con le conseguenze che: nessuno si lamenta; quando alla promessa di H, si ottiene L e ci si lamenta, l'altra parte (laL-party) sembra piùscocciatache pronta ascusarsi; non si abbandona laretoricadel pubblicizzarsi come H (H-rhetoric), continuando a promettere standard alti; si instaura una sorta dilegamefamiliare e si diventaamicitra fornitori di L. Vi sembra un modello troppo astratto o siete già riusciti a fare associazioni con casistiche reali, esperienze personali? Se provate ad applicare questo modello ad istituzioni pubbliche, cosa vi viene in mente?Quello che sembra strano è che indipendentemente dall'accordo di partenza, sembra ci sia unaaspettativatacita e scontata nel terminare in scambi LL. Sembra strano, il buon senso direbbe che ognuno voglia scambi LH neipropriinteressi (fornire L con il minimo sforzo ma ricevere H), eppure c'è chi preferisce LL (LL dominance); preferisco ricevere una qualità bassa L in modo da poter a mia volta fornire L senza provare imbarazzo o imbarazzare gli altri e non avendo motivo di lamentarmi per il loro L. Insomma, si crea unequilibrioLL e non solo vogliamo pressapochismoper noistessi, ma anchedagli altri. Assurdo o riscontrabile nel reale?Mi fido del fatto che tu non manterrai la tua promessa perché voglio sentirmi libero di non mantenere la mia e non sentirmi in colpa se accade. Ci sono quindi dueaccordi: il primo ufficiale in cui si pubblicizza H, il secondotacitoin cui si scambia L. Non solo sono consentite mancanze di qualità, ma addirittura sonoattese, previste! E se l'altra parte fornisce H, allora si rompe la fiducia. Così si viene a creare una sorta diselezionetra fornitori di L.Ma come può nascere un tale equilibrio LL? Siamo nati come fornitori L? No, non possiamo essere nati fornitori L o essere predisposti a scambi LL, esiste ovunque lacompetizionee ad ogni modo esiste ilpiacerenel fornire H. Ma quando ipremie lepunizioniper fornitori di H sono più bassi di quelli per L, allora ecco che gli scambi LLemergono. Anche gli individui che preferiscono H di natura tendono poi a scegliere L (o isolarsi come eccentrici, perfezionisti, oemigrarese falliscono nel averericonoscimentiper il loro H). Scambi LL emergono quando il numero di HH è minore e quando (1) i premi hanno una sensibilità debole per l'alta qualità H (lavori super sicuri, salari piatti, crescita professionale con barriere, promozioni basate su amicizie personali e non sul merito); (2) le punizioni per la bassa qualità sono minime, hanno bassa probabilità o sononegoziabili. Insomma, quando il perdono domina sulla punizione!Non tutto è però negativo. La tolleranza di L può anche essere vista come la padronanza di una certaflessibilità, accettando i limiti degli altri edadattandosiad essi, avvantaggiandosi di queste situazioni.La pubblicazione riporta una frase di vita reale come "i costruttori italiani non sono mai puntuali come promettono, ma il lato positivo è che nemmeno si aspettano di essere pagati come promesso!". QuestatolleranzaL può essere anche gradevole ed utile, almeno fin tanto che non siano coinvolte istituzionipubbliche. Questa tolleranza L aiuta anche ad avere una certaesperienza dell'inatteso, interagire conimprevistiVolendo trovare una natura storica a questo fenomeno, è possibile pensare alle dominazioni di diverse popolazioni sul territorio italico ed unadattamentoin risposta alle norme oppressive imposte dai colonizzatori di turno. Considerate come inaccettabili che siano economiche, morali o culturali, quelle regole venivano respinte o aggirate dall'abilità della popolazione dominata di fornire il servizio richiesto ed imbrogliare allo stesso tempo. Ma indipendentemente dalle sue origini, questa presenza di equilibrio LL risulta più dannoso che utile con il tempo, quando la flessibilità sfocia in lassismo, la tolleranza in pigrizia, la confusione nella mancanza di fiducia negli standard di educazione, politica, comunicazione.Per concludere, ho cercato di sintetizzare traducendo ed aggiungendo alcune considerazioni personali, certo anche se alcuni tratti sembrano generalizzare eccessivamente e forse allontanarsi dall'esperienza personale o dal proprio buon senso, ho trovato molte affermazioni veritiere,realistiche, spesso anche amaramente buffe ed è interessante vedere come si possano inquadrare le cose secondo un modello ben preciso e studiato.Migliorerebbero le cose se tutti decidessimo nell'impegnoincondizionatodi fornire sempre e comunque H,nonostantegli altri? O se almeno si abbandonasse laretoricadi vendere H pur sapendo di produrre L? Quanto lottiamo ogni giorno di fronte ad uno scambio HL (rispettare la promessa di fornire alta qualità ma riceverne in cambio una bassa)? E' davvero tanto utopico sperare e sforzarsi di ottenere sempre scambi HH?Di queste ed altre domande si affolla adesso la mente, tentando di capire quanto L-World ci sia davvero intorno a noi e come realmente interagiamo con scambi di questi tipi nelle esperienze quotidiane. E voi? Vi identificate come uno degli H-doers o un L-doer?

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