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Gloria Gaetano, Canto minimo.

Creato il 16 luglio 2011 da Fabry2010

Gloria Gaetano, Canto minimo.
C’è quiete stasera

Se avessi saputo rincorrere le policromie della vita

avrei le mani zeppe di vento e aromi.

Ora so dirti che è gran quiete stasera nell’ascolto

delle gocce,

nella sconfinata distesa del mare,

sulla tua fronte che avverte

che stasera è gran quiete nel sentirsi

granello sperduto

che perdona la sua vita.

Adesso che il finire di quest’anno è solo ricorrenza

d’un tempo incompiuto,

mi consola la quiete tersa di stasera

nel rimandare il tempo del perdono,

la luce incerta che si accartoccia nello sguardo,

mentre avverto

come insopportabile la pienezza

sgomenta di te.

Ma ho perso il conto dei giorni

***

Raccontami come vuoi

Raccontami come vuoi la nostra storia

Che io mi addormenti dolcemente

E vada sulle spiagge d’Averno

In attesa del mio passaggio, che mi svegli

In una casa fiorita di arance rosse,

Che ci sia la via per il mio angelo

E che qualcuno guidi i suoi passi

Raccontami con quella tua voce morbida di allora,

Se incontrerò un sogno a Galata,

Mentre tu parti verso luoghi a te più cari

Raccontamelo adesso

Prima che il buio oscuri la luna,

Ora che non ho più parole né canti.

***

Per un attimo è stato così

Per un attimo è stato così,

amo a te

non gli altri me lo rivelano

ma io lo dico a me

senza che queste parole siano

la sola verità,

che è nell’amarti.

Sillabo le lettere,

come un risveglio, un nascere nuda

nuova,

per ripeterlo a me.

Me lo sussurrano le carte candide, il cielo,

le musiche dell’aria, che s’incontrano

aprendo

i misteri notturni

attraverso l’alba lucente.

Se mi vedo nello specchio

non ci sono io

ma un amare a te.

***

Avrai un giorno

Avrai un giorno forse l’ansia del successo

e la consolazione di un amore.

Avrai il coraggio di guardare avanti

e scoprire che ci sono ancora le stelle,

che le strade si separano e potrebbero non coincidere,

e le mie distese innevate saranno allora per te

ostili e freddi ghiacciai;

le mie nuvole solari

ti appariranno nembi carichi di grandine.

Avrai il tempo di capire, un giorno,

che ogni cosa ha una sua ragione,

che ogni amore ha una sua stagione

e che ogni espressione risponde ai perché della vita

senza motivo, talvolta senza sosta.

Un giorno avrai la forza di volare più in alto,

di perderti oltre il tempo,

di recidere il filo magico che ci lega

e di rompere il vetro che ti rende diafano

e impalpabile adesso, così freddo e riflesso e lontano.

Avrai il ricordo della luna a vegliare le tue notti:

***

A Tokyo intanto gli uomini correvano per le strade

avevano il volto segnato, il cuore inondato di sangue.

Ma quella radio suonava malinconica,

ed era già ricordo:

era il tuo compleanno, figlia

e vent’anni son pochi per pensare e vedere la morte.

Intanto lontano una madre semivestita

col suo bambino al collo,

e nessun dio s’interessò di lei.

Tu ballavi con quell’uomo strano ch’ero divenuto

un brivido nel ventre al suo accento francese.

E lontano un uomo steso in terra a Bengasi

immerso, diceva alla moglie che non sarebbe tornato.

Ma tacquero i razzi, quella notte.

C’era silenzio quella notte vicino al deserto,

e tu continuasti a esser giovane e bella, in quella

vecchia foto.

Perché splendevano le tue spalle come marmo caldo,

madre,

mentre gli aerei e fumo volavano senza pietà

tra Fukushima, Bengasi e Hiroshima.

 

[da Una notte, una voce. Canto minimo]



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