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Grand Budapest Hotel e frolle montate

Creato il 21 febbraio 2015 da Unarosaverde

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Infornare a casa una torta, faccenda di mezz’ora, non avra’ piu’ lo stesso significato, dopo aver visto quante chilate di impasto si possono produrre in un laboratorio attrezzato. Le teglie entrano ed escono dal grande forno ventilato che ruota: frollini, pan di spagna, plum cake appaiono e scompaiono davanti al vetro del portello. Le planetarie girano, il cioccolato cola, le creme si addensano. Preparo margarina vegetale e recupero fecola scaduta per fare esercizi con la sac à poche nel fine settimana. É un corso nato per imparare qualcosa e sfruttare un’occasione di prossimita’, ma il gioco puo’ anche farsi serio e allora tanto vale prenderlo sul serio. Dieci ore al giorno tra magazzini da tenere sotto controllo, sussidiarie rumene dalla produzione inceppata, mercati cinesi blindati, progetti che si svelano, nervosismi, pacche sulle spalle da dare e scansafatiche da riportare sulla via della cooperazione, e parrucche viola di carnevale indossate per ridere un po’ e ricordarsi che é meglio non perdere mai di vista quel che é davvero importante nella vita: viverla, senza tradire se stessi.

Il venerdi sera arriva, dopo essersi fatto aspettare a lungo, e con esso una cena tranquilla, la distensione dei muscoli e un lungo sonno senza sogni in cui si impastano ricordi e recriminazioni, finalmente. E tra la sera del venerdi e questa mattina di sabato, Grand Budapest Hotel in attesa delle statuette: era ora, un ottimo film, che fa sorridere e immaginare.

Buon fine settimana: io faro’ cose che mi rilassano, oltre alle prove con la sac à  poche. Ho da riordinare pezzetti di casa – riporto l’ordine fuori nella speranza che se ne faccia un po’ anche dentro di me -, da studiacchiare reazioni chimiche tra farina, uova, burro e zucchero, da leggere un Christopher Morley e da fare quattro passi.

Il tempo é brutto, ma sento odore di primavera in arrivo.


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