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Grecia: il parlamento approva il piano di austerity. Paese in rivolta

Creato il 13 febbraio 2012 da Worldobserver @W_ObserverNews

Pubblicato da Lello Stelletti il 13 febbraio 2012 · Lascia un commento 

Grecia: il parlamento approva il piano di austerity. Paese in rivolta

Il premier greco, Lucas Papademos

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Una scelta impopolare. Il parlamento greco ha approvato il piano di austerity che garantirà l’erogazione di una nuova tranche di prestiti da parte di Unione europea e Fondo monetario internazionale. Ma a quale prezzo? La violenza si è diffusa per tutta la città di Atene: cinema, bar, negozi e banche sono stati messi a ferro e fuoco da parte di manifestanti coperti in volto. La maggior parte degli scontro è avvenuta nei pressi del parlamento, con la polizia schierata in tenuta antisommossa. Secondo quanto riferito dalla televisione di Stato, ci sono stati atti di violenza sparsi in tutta la Grecia, dalle isole turistiche di Creta e Corfù a Salonicco. Solo ad Atene, 150 negozi sono stati presi d’assalto e saccheggiati, mentre oltre una trentina sono stati dati alle fiamme dai manifestanti.

Il nuovo pacchetto prevede una serie di tagli alle pensioni e sul piano occupazionale che la popolazione non è riuscita ad accettare, ma che il parlamento ha ritenuto assolutamente necessari per ottenere quei 130 miliardi di euro di prestito utili a mantenere il Paese a galla ed evitare il default. Complessivamente, 199 parlamentari sui 300 totali hanno sostenuto la delibera. Da segnalare che 43 deputati dei due partiti dentro al governo guidato da Lucas Papademos, socialisti e conservatori, hanno votato contro di essa, subendo la susseguente espulsione dai rispettivi schieramenti.

La violenza e la ribellione della popolazione era prevedibile dopo gli ultimi giorni in cui la gente aveva già manifestato il suo dissenso per la nuova manovra. I tagli che il governo greco ha approvato, infatti, annunciano anche una riduzione del 22% sul salario minimo, una scelta che, secondo gli analisti, condanna l’economia greca a una spirale sempre più profonda tendente verso il basso. Il premier Papademos, un tecnocrate incaricato al posto del predecessore, George Papandreou, di fronteggiare la crisi in atto, ha denunciato il più grave collasso di ordine pubblico dal 2008, quando la Grecia fu investita per settimane da grandi ondate di violenza dopo che la polizia per errore sparò a uno studente di 15 anni.

Il primo ministro ha ammesso quanto sarà dura per il Paese affrontare una nuova imposizione di austerità, dopo tutti i tagli precedenti già effettuati: “Un’implementazione del programma totale, rapida ed efficace, non sarà semplice. Siamo pienamente consapevoli che il nuovo piano economico comporterà pesanti sacrifici nell’immediato per il popolo greco”. La Grecia ha necessità di ottenere in fondi internazionali entro il 20 marzo, per affrontare il pagamento dei debiti, pari a 14,5 miliardi di euro, ed evitare il default che sarebbe il primo passo verso il fallimento dell’intera Eurozona.

Fuori dal parlamento, intanto, regnava sovrano il caos. Un fotografo della Reuters ha immortalato diversi edifici avvolti tra le fiamme e colonne di fumo che si innalzavano nel cielo notturno. “Siamo di fronte alla distruzione”, ha commentato il deputato conservatore, Costis, Hatzidakis: “Il nostro Paese, la nostra casa, sta andando a fuoco, il centro di Atene è in fiamme. Non possiamo permettere che il populismo conduca il nostro Paese verso il basso”. Piazza Syntagma, l’area antistante il parlamento, mostrava uno spettacolo da teatro di guerriglia: aria densa di gas lacrimogeni, polizia in tenuta antisommossa e giovani intenti a lanciare pietre e molotov verso il palazzo.

Dall’Ue e dal Fmi, intanto, permane una sensazione di diffidenza. Sono troppe, infatti, le promesse che la Grecia non ha mantenuto e, per questo motivo, il prestito sarà erogato solo quando i leader politici si impegneranno ufficialmente ad attuare le riforme, tenendo anche conto che ad aprile ci saranno le elezioni. Bruxelles e Washington richiedono assicurazioni anche in questo senso. Responsi negativi anche dalla Germania: “Le promesse provenienti dalla Grecia non ci bastano più”, queste le parole del ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, pubblicate sul quotidiano Welt am Sonntag ieri. Alla domanda sulle ripercussioni eventuali di Atene dall’Eurozona, Schaeuble ha risposto: “Questo è tutto nelle mani degli stessi greci. Ma anche in questo caso, che nessuno vuole ammettere che accadrà, la Grecia sarà ancora parte dell’Europa”.

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