Un gioco di volumi, forme e materiali per Guen, brand fiorentino fondato nel 2012 da Daniela Fiorilli. Le tecniche sartoriali della tradizione italiana si uniscono e si mischiano a visioni futuristiche che portano questa giovane designer a rivisitare i classici tessuti, creando outfit dal sapore autentico. Un’attenzione ai dettagli ed una raffinatezza ricercata completano ogni creazione Guen, che mai abbandona l’eleganza e la femminilità. Ogni collezione rappresenta un viaggio per Daniela, un viaggio in un mondo che racchiude sensazioni, sperimentazione e idee. Dmoda ha intervistato la designer che ha voluto svelarci il mondo Guen e la sua collezione SS14.
Quando è nata la tua passione per la moda?
La mia passione è nata molto presto. Accanto al negozio di calzature di famiglia c’era una sartoria. La sarta e il marito mi accoglievano ogni volta che mi affacciavo alla vetrina e stavo ore con loro a guardare, attaccare bottoni, cucire pezzettini di tessuto e disegnare. Crescendo ho cominciato ad appassionarmi alle immagini di moda, soprattutto Vogue Italia e con la mente spaziavo e sognavo un giorno di poter realizzare le mie idee. Sono cresciuta negli anni ’80. La moda era una grande festa, creatività allo stato puro. Valentino, Gianni Versace, Yves Saint Laurent, Jean Paul Gaultier.
Mi mancava il fiato quando vedevo cosa un abito potesse diventare fra le mani di quei grandi.
Poesia pura per me.
Che cosa ti ha spinto a creare un tuo brand personale?
Da anni ho un ufficio di consulenza stilistica e lavoro per altri. Negli anni ho interpretato mondi molto diversi fra loro, cercando di farli evolvere con un lavoro di misura fra l’evoluzione estetica e l’identità che un brand di solito già ha e che è importante che non perda. Ad un certo punto ho sentito l’esigenza di sperimentare la mia visione estetica liberamente.
Volevo capirmi, dal punto di vista creativo, senza alcun vincolo.
Qual è la filosofia su cui si basa Guen?
Il mio è un minimalismo massimalista. Guen mescola alta sartoria e tradizione manifatturiera italiana con una visione futuristica di forme e volumi. Credo profondamente che l’Italia abbia una tradizione e una competenza unica al mondo e che il futuro parta proprio dalle nostre radici. Molti dei miei capi sono cuciti con una tecnica estremamente artigianale che è il double. Si realizza sottopuntando a mano tutte le cuciture. La stoffa è tessuta appositamente per questa tecnica che è una sapienza tutta italiana, un vero tesoro. Ho avuto il piacere di conoscere la donna che ha cucito i capi estivi. Poteva farli solo lei, perché aveva ‘la mano giusta’.
A che cosa ti ispiri maggiormente quando inizi a disegnare una collezione?
Non riesco a parlare di vera e propria ispirazione. Guen è il diminutivo del nome di mia figlia. E’ l’espressione di ciò che amo, che ritengo bello, è un viaggio intimo. Ho una predilezione per i volumi over, mi appartengono. Uso linee decise e geometriche che attraverso l’anima dei tessuti creano morbidezze sul corpo. Mi piacciono i contrasti, li chiamo ‘twist’.
A quale tipologia di donna sono destinate le creazioni Guen?
La donna Guen fa scelte guidate dall’emozione. Le piace sicuramente farsi notare e giocare con i volumi e con se stessa. E’ una donna decisa e dinamica, certamente indipendente.
Qual è la cifra stilistica del tuo brand?
Amo mescolare elementi in contrasto fra loro. Passato e futuro, lusso e strada, speciale e quotidiano.
Spesso i capi Guen sono reversibili, cambiano faccia, cambiano spirito, esprimono nuove sfumature della stessa identità. C’è un elemento che è per così dire la mia ‘musa’ ed è il logo Guen. Lo trasformo, lo rendo 3D, lo moltiplico, lo intarsio nei capi. E’ l’astrazione di una forma uterina. Il femminile fonte di vita, per me un vero e proprio totem.
Ci descrivi la tua nuova collezione SS14?
La collezione estiva si ispira all’idea della trasformazione, del convivere dei contrasti. Ho lavorato molto sul tessuto.
Grazie alla collaborazione di un lanificio pratese ho potuto usare materie classiche e stravolgerle dando ad ognuna di esse una nuova identità. Ad esempio, il lino che tessuto a piccole onde jacquard diventa 3D e acquista una mano plastica. Oppure la seta italiana e il lurex effetto specchio, accoppiati con una rete, diventano un tessuto completamente nuovo, architettonico, quasi tecnico con una doppia anima: sobria ed elegante la prima e sfrontata e luccicante la seconda per capi reversibili. Contrasti anche nei capi double, che vivono di maxi intarsi effetto totem color block.
Ho prediletto forme nette e volumi over, che sono una mia caratteristica.
Guen in tre parole
Emozione, ricerca, speranza.
Erika Molinari
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