Scrivo comunque, non molto ma scrivo. Appunti, embrioni di racconti, incipit scoppiettanti che si esauriscono come le stelline scintillanti, quei petardi innocui che danno ai bambini da tenere in mano nelle occasioni speciali.
Sentirsi distratti e, al tempo stesso, completamente presenti a sè stessi; una strana sensazione. E guarda un po' dove sono, in questo paese ora ghiacciato ma ancora accogliente, in mezzo a mandrie di italiani apolidi, a libri che non ho ancora letto, cose germinali e potenziali che ancora non ho fatto. Sarà per tutte queste cose messe insieme che la mia attenzione si disperde dalla scrittura?
Sono satura, cazzo, strabordante di cose da dire, da raccontare, cose che vorrebbero lasciarsi uscire, scrivere. Invece mi limito a vivere.Non che sia un limite, di per sè. Ma nel mio caso, è come se avessi visto un unicorno e non trovassi le parole per raccontarlo.
Kerouac. Mi viene in mente kerouac.Tempo fa, devo aver letto qualcosa su di lui. Ecco, era una critica, anzi, un'insinuazione bella e buona. "Sulla strada" non sarebbe stato scritto come si narra sia stato scritto; troppa vita in quel libro, e se la vivi non hai il tempo di raccontarla, almeno non nell'immediato. Figuriamoci poi se su un rotolo da tipografia di 36 metri. In sintesi, o vivi o scrivi, insomma.
Quindi "Sulla strada", sarebbe stato scritto, banalmente, a macchina, frutto di pura invenzione narrativa, senza che alcun rotolo da tipografia sia mai esistito.
A parte che qualcuno, ignoro quando e non ho voglia di controllare, si è aggiudicato all'asta suddetto rotolo; la qual cosa non prova un bel nulla, siamo d'accordo. Ma io, che ho viaggiato insieme a Sal sugli arrancanti mezzi di fortuna da New York a Città del Messico e ritorno, non posso non credere indubitabilmente, che su quei trentasei metri di carta siano impressi indelebili i chilometri percorsi da Kerouac, assieme alla polvere, alle ruote che si usurano, ai fanali che fendono le arterie americane nella notte, assieme allo sguardo di Dean Moriarty, al vento tra i capelli sudati, all'odore dell'alcool e a quello dell'urina.
Per inciso, fosse anche stato scritto a macchina, su una comoda poltrona in pelle di vacca, rimarrebbe comunque un capolavoro. E' solo che non credo avrebbe la stessa potenza, la stessa ruvidità, lo stesso sapore grezzo di tabacco non raffinato.E questo non ha niente a che fare con la capacità di romanzare, con l'inventiva di un autore, ha a che fare con il retrogusto, la consistenza grumosa e irrisolta dei periodi, con la scelta delle parole, che a volte sembrano cadere come meteoriti dal cielo, sul foglio, oltre la penna, curvare con la strada stessa. I paragrafi censurati, lo stupro di punteggiature cui è stato sottoposto peché fosse accettabile da un punto di vista sintattico-grammaticale, e quindi sociale (si, miei cari, SOCIALE; molto più subdola della censura contenutistica, c'è quella formale a delineare il perimetro di una società rigida e bigotta), non hanno comunque impedito alla sua forza dirompente di manifestarsi.
Perciò, mi dico, se quella pubblicata è la versione pulita, non può essere altrimenti, Kerouac deve aver scritto "Sulla strada" su quell'unica infinita autostrada di carta, senza sosta prevista, nè possibilità di ammenda.
E' buffo come questi pensieri aggrumati se ne siano rimasti zitti e aggrovigliati per anni. E' buffo come io sia finita a parlare di Kerouac, sbrogliando una matassa che, latente, giaceva accartocciata nel mio cervello da così tanto tempo.Nessun dubbio, quindi. Kerouac ha scritto "Sulla strada" su un rotolo lungo trentasei metri. E questo è tutto.
p.s. Non ce l'ho fatta e sono andata a ficcanasare su Wikipedia. Il rotolo è stato battuto all'asta nel 2001; da lì ho scoperto anche che, nel 2010, Mondadori ha pubblicato il rotolo, nudo e crudo, così come Kerouac lo creò. Il bello di lavorare in una libreria, è che se - per caso - alle 3.29 di un giovedì qualunque, ti ritrovassi a pensare che non riuscirai mai più a dormire se non leggerai quel libro, puoi alzare le chiappe, portare il tuo bellissimo pigiama con gli orsi in cucina e, dopo aver acceso il pc, ordinare la tua personale morfina alfabetica dal sito in cui la libreria si rifornisce, per poi vedertela recapitare tra le mani di prima mattina, qualche giorno dopo; secondo me, è una cosa bellissima.