Irren-Anstalt Band-Hain 1910 – opera di Adolf Wölfli
I nostri campi di esperienza, il nostro vivere quotidiano sono saturi di sollecitazioni, un susseguirsi di fatti, immagini, parole, notizie che danno come risultato il riempimento di ogni spazio mentale o fisico lasciato vuoto – per la paura ancestrale del vuoto stesso? Affolliamo la mente di pensieri a volte inutili – esercizio questo che spesso viene compiuto anche nostro malgrado, un chiodo fisso come si dice, che ci accompagna per una buona parte della giornata. Per contro provo spesso la necessità di pulire i campi dall’affollamento, di liberare la mente dai suoni – spesso molesti, come quelli della musica al mare, dove mi piacerebbe essere rilassata ma mi viene impedito dai decibel in eccesso del tappeto musicale in salsa ” salsa ” dell’aquagym per carampane in vena di esercizio fisico. Rifuggo dalle notizie, dalla televisione, in cerca di uno spazio vuoto che mi permetta di oziare mentalmente e nel caso affiderei il compito a qualche neurone superstite, triste e abbandonato a se stesso come la particella di sodio della pubblicità. In fondo non chiedo tantissimo e posso anche mettere in conto la possibilità di provare sgomento per il vuoto eventuale. Che poi non sono mica Aristotele.