Un rapporto dell’Europol riportato dai giornali ieri, rivela che le nuove sostanze stupefacenti apparse sui mercati illegali nel 2009 sono state 24, il doppio rispetto al 2008. Da anni c’è ormai una particolare gara tra guardie e ladri, è quella che vede da una parte i laboratori clandestini (siti soprattutto in Olanda e Russia, ma ultimamente anche in Cina) sintetizzare nuove molecole, e dall’altra i legislatori che devono continuamente aggiornare le tabelle delle sostanze proibite, questo vale sopratutto per le metanfetamine, le anfetamine psichedeliche, la famiglia dell’MDMA (extasy) per intenderci. Leggendo l’articolo mi è tornato alla mente il caso i-dose, ve lo ricordate? I-dose era una collezione di file audio da ascoltare esclusivamente con le cuffie, in quanto i due canali stereo emettevano dei segnali con frequenze dissonanti che avevano l’obbiettivo di “disallineare” l’attività dei due emisferi, producendo effetti che sarebbero dovuti esseri simili ad alcune droghe. Ovviamente si trattava di una bufala, la musicoterapia e l’uso di frequenze particolari può aiutare il rilassamento, o al contrario provocare un po’ di mal di testa, ma nulla di paroganabile a una sostanza chimica, ciò nonostante, nel 2008, un nucleo della guardia di finanza pensò bene di lanciare l’allarme, ricordo un alto ufficiale che durante un tg spiegava orgoglioso come aveva scoperto questa “cyber-doga”, mi pare avessero anche bloccato un sito dal quale era possibile scaricare i file, io non potevo credere alle mie orecchie, e chi in questo momento, invece, non credesse a quello che sto scrivendo può leggere questo articolo di Panorama. Mi chiedo perché uno Stato debba vietare una sostanza, e mi do tre risposte: la prima per salvaguardare la salute dei propri cittadini, nello specifico di quelli che userebbero la sostanza, la seconda per salvaguardare l’incolumità degli altri cittadini, qualora l’uso della sostanza da parte di uno possa in qualche modo danneggiare gli altri, infine per combattere le associazioni criminali che dal traffico della sostanza ricavano profitti. Personalmente condivido gli ultimi due punti, mentre ritengo che gli adulti debbano essere liberi anche di farsi male, purché informati, ma questo non conta, analiziamo piuttosto il caso i-dose alla luce di queste considerazioni: primo, che i file musicali di i-dose facessero male non lo aveva stabilito nessun esperto, per giunta i suoni non sono come gli alimenti per i quali è necessaria una certificazione sanitaria preventiva, quindi qualsiasi file audio è da ritenersi innocuo fino a quando non se ne dimostri scientificamente la pericolosità. Secondo, stento a immaginare una situazione in cui un presunto “drogato” di i-dose possa mettere in pericolo la salute di altre persone, non si può neanche sostenere per assurdo che uno si metta alla guida ascoltando i file in macchina, visto che le “istruzioni” di i-dose prevedono di ascoltare esclusivamente in cuffia e sdraiati su un letto. Terzo, i-dose era liberamente scaricabile da internet, nessuno ci guadagnava nulla. Tutto questo ragionamento mi fa concludere che la filosofia su cui si basa il moderno proibizionismo è quella di vietare gli stati alterati coscienza, a priori, indipendentemente dalle dinamiche criminali e di salute pubblica; in questo senso sarebbe da arrestare nove decimi di Paese, anche personaggi insospettabili, cittadini al di sopra di ogni sospetto, Roberto Saviano ad esempio, è un grande consumatore e spacciatore, parlo ovviamente di letteratura, di cinema, di cultura, di tutto ciò che altera la coscienza. Vabbè… mi sa che come al solito sono partito per la tangente, forse il caso i-dose è sintomatico solo dell’impreparazione su determinati argomenti delle forze dell’ordine. Forse.
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