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Sarà pure vero che tutto cambia affinché tutto rimanga uguale, come diceva Tomasi di Lampedusa, ma in questi ultimi mesi si potrebbe invece quasi dire che tutto cambia ma per molti sembra che tutto rimanga uguale.
Perché è chiaro che è chiaro che in Italia negli ultimi mesi è avvenuto un cambiamento epocale, almeno dal punto di vista istituzionale se non da quello più concreto della vita civile.
Coll'avvento del Governo Tecnico voluto dal Presidente Giorgio Napolitano, ormai Re Giorgio I per gli intimi, si è infatti realizzato quello che pochi avrebbero potuto immaginare potesse accadere, ovvero l'effettivo esautoramento dei partiti politici dal governo del Paese, affidato a tecnici non eletti e che per questo non vincolati alla volontà popolare, quanto piuttosto a quella dei poteri che li hanno espressi.
Il Governo Monti sta dunque andando avanti per la sua strada, mettendo in atto tutti i provvedimenti graditi ai poteri finanziari internazionali, grazie anche all'appoggio degli stessi partiti, che pensano evidentemente di poterlo cooptare nel sistema della politica nazionale, almeno a guardare dal come entrambi gli schieramenti cercano di assicurarsi Monti o qualche suo ministro come candidato a premier per il prossimo turno elettorale.
Del resto i cosiddetti leaders politici italiani hanno più volte dimostrato di non essere particolarmente capaci di avvertire i cambiamenti e non fanno eccezione neanche in questo caso, perché è del tutto evidente che non solo questo governo tecnico non è un governo estraneo alla politica, ma non è nemmeno un'esperienza provvisoria, destinata a durate lo spazio di questa legislatura, quanto chiamato a ridisegnare tutta l'assetto della politica italiana, con la creazione di un nuovo grande partito centrista, che però sarà molto lontano da quello sperato da, per esempio, Pier Ferdinando Casini.
Come i politici, anche i giornalisti italiani hanno compreso poco di quanto sta accadendo, continuando a ragionare sui fatti che si susseguono in questi giorni come se tutto fosse rimasto a quando sulla poltrona di presidente del Consiglio sedeva Silvio Berlusconi.
Si può comprendere che dopo essersi impegnati per quasi vent'anni a cercare di abbattere il Cavaliere del Male si possa avere qualche difficoltà nel comprendere che ormai lo stesso Berlusconi ha compreso che sarà per lui impossibile non solo tornare al potere, ma anche concorrere a quella carica che lo metterebbe per sempre al sicuro dalla persecuzione della magistratura, ovvero la Presidenza della Repubblica.
Non è quindi neanche sorprendente che a sostenere questa tesi siano da una parte proprio quei giornali che più hanno avversato Berlusconi in questi anni e dall'altra quelli che sono considerati i giornali di famiglia dell'ex premier.
Eppure dovrebbe apparire evidente che, come lo stesso Berlusconi, che non è mai stato un ingenuo, sa bene, il fondatore di Mediaset non potrebbe mai arrivare ad avere dal Parlamento, in qualunque modo dovesse venire eletto, i voti necessari per salire al colle più alto della capitale e che la lotta per sfuggire alla caccia dei magistrati, ai quali è rimasta ormai solo da sparare la pallottola "Ruby Rubacuori", segue una diversa strategia: probabilmente quella di entrare nello schieramento centrista che sosterrà il prossimo candidato a Palazzo Chigi per almeno cercare di influenzarne le scelte .
Ormai da tempo Berlusconi ha rinunciato ad essere uno statista e a cercare di riformare questo Stato inefficiente e sperperone. Tutte le cose fatte da lui almeno nell'ultimo anno lo dimostrano.
La scelta del candidato appare oggi incerta, anche se molti, probabilmente a ragione, indicano il futuro premier in Corrado Passera.
Per la carica di Presidente della Repubblica sono invece tanti a concorrere, anche se ad oggi nessuno s'è veramente fatto avanti.
Per cominciare un'eventuale rielezione sarebbe molto gradita all'attuale inquilino del Quirinale, l'ottuagenario Giorgio Napolitano, che coronerebbe così la sua esistenza di politico buono per tutte le stagioni, ma candidature eccellenti sono pure quelle di Romano Prodi, che nella sua posizione di uomo sempre vicino alla finanza internazionale e alle istituzioni europee avrebbe il curriculum giusto per occupare l'ambita poltrona, oppure quella del già nominato Pier Ferdinando Casini, che da mesi sta tessendo la sua tela di contatti e alleanze, contando sull'appoggio del "gran suocero" Francesco Gaetano Caltagirone, l'uomo più liquido d'Italia (e non sto parlando dell'Acea).
Alla fine però, l'uomo ideale per occupare quel ruolo di garanzia che la carica di Presidente della Repubblica incarna potrebbe invece essere proprio Mario Monti, che dovrebbe così rinunciare a tornare alla Bocconi di Milano per continuare ad occuparsi degli interessi dello Stato e pure di quelli dei suoi amici.
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