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I cosmetici “cruelty-free”

Da Rossellagrenci

I COSMETICI “CRUELTY-FREE”

Quanto ancora c’è da capire e da imparare sui cosmetici davvero naturali!!!
Per esempio cosa significa “non testato sugli animali”? Come si legge su VIVO – Comitato per un consumo consapevole, l’etichetta apposta sul prodotto non ha alcun valore (simbolo del coniglietto, scritta “cruelty-free”, ecc.) perché si riferisce solitamente al prodotto finito, mentre il problema sono i test sugli animali per i singoli ingredienti che compongono il prodotto finito. Se si vuole andare sul sicuro, occorre comprare SOLO i prodotti delle ditte indicate nella “lista delle ditte cruelty-free”.

 
Ad oggi, il test sul prodotto finito è vietato in Europa, così come la vendita di prodotti realizzati e testati fuori Europa. I test avvengono invece sui singoli ingredienti: è il test fatto sugli ingredienti a essere la discriminante tra prodotto “cruelty-free” o meno.

La definizione di “cruelty-free” è opinabile: potremmo definire cruelty-free solo quelle ditte che usano ingredienti della positive list (ingredienti presenti sul mercato prima del 1976, anno in cui è entrato in vigore l’obbligo dei test su animali specifici per i cosmetici), ma ormai quasi nessuna azienda è in grado di soddisfare questo criterio così stringente.

È nato così lo Standard internazionale “Non testato su animali” che dà una definizione meno stretta ma completamente accettabile ed efficace. Una ditta, per essere cruelty-free nel senso stabilito dallo Standard stesso deve:

- non testare su animali il prodotto finito, né commissionare a terzi tali test sul prodotto finito;

- non testare i singoli ingredienti, né commissionare a terzi questi test;

La definizione di cruelty-free legata allo Standard, comprende solo la questione dei test su animali, ma non l’eventuale provenienza degli ingredienti usati. Quando gli ingredienti derivano da sfruttamento e uccisione di animali, anche se non testati, non possono comunque essere considerati cruelty-free. Questi ingredienti sono: grassi animali, olii animali, gelatina animale, acido stearico, glicerina, collagene, placenta, ambra grigia, muschio di origine animale, zibetto, castoreo, latte, panna, siero di latte, uova, lanolina, miele, cera d’api.

Le ditte che aderiscono allo Standard per lo più evitano di usare questo genere di prodotti, quindi sono cruelty-free anche sotto questo punto di vista, ma conviene controllare gli ingredienti prima dell’acquisto.

Le etichette – simboli e diciture più o meno dettagliate – trovate su cosmetici e detersivi non hanno alcun valore per quanto concerne l’adesione allo Standard di cui sopra, e quindi l’effettiva assenza di “crudeltà” nel prodotto in questione.

La dicitura “Non testato su animali”, “Contro i test su animali”, “Testato clinicamente”, “Testato dermatologicamente”, oppure il simbolo del coniglietto non hanno alcuna importanza, perché per lo più indicano solo che il prodotto finito non è testato, ma questo, come abbiamo visto, vale per tutte le ditte, e non è quindi una discriminante. Ciò che veramente importa è che i singoli ingredienti non siano testati su animali. E questo non è assicurato da alcuna dicitura o simbolo. O meglio, esiste un simbolo che rappresenta lo Standard, il “leaping bunny” (coniglietto che salta) circondato da alcune stelline, ma è riportato solo su pochi prodotti aderenti allo Standard.

I COSMETICI “CRUELTY-FREE”

Quindi, la discriminante per essere cruelty-free è l’adesione allo Standard, ma questo non è riportato in alcuna etichetta: occorre conoscere la lista delle ditte che hanno aderito formalmente allo Standard internazionale “Non testato su animali”.

Qui trovate tutta la lista delle ditte “cruelty free”.


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