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"I demoni" di F. Dostoevskij

Creato il 25 luglio 2011 da Bens
Io non ce l'ho un incipit per questo post. Non ce l'ho e non ho intenzione di giustificarmi per questo, nel senso che non è colpa mia. Intendo dire che de I demoni non se ne comincia a parlare: è, più che altro, una spinosa realtà che ti sbeffeggia e ti deride, tracotante ed indecente, da un momento all'altro.
Lo avete mai permesso, ad un libro, di prendersi gioco di voi? Vi ha mai paralizzato la completa incapacità di definire nettamente il confine tra ciò che leggete e ciò che vivete in quella manciata di giorni che vi impegna un libro? Le confondete mai le cose? Avete idea di che voglia dire vedere quelle pagine in ogni oscuro e dimenticato angolo delle proprie giornate, spaventando le sorde accortezze imposte per non sprofondare in intricatissime questioni di senso? La conoscete la superficiale fretta di porre fine a quella che assomiglia alla più sconcertante e sincera ramanzina di chi sa bene cosa sei, mentre cerchi di sotterrare verità ed impulsi, eh no, Dio mio, taci, che sto cercando di dimenticarmi? Avete presente l'odore umido e marcio di una condanna?
Questo libro è una condanna, una croce pesantissima appesa al collo, una lettera scarlatta, un tatuaggio indelebile, uno scambio di occhiate rassegnate di chi sa.
E' la differenza tra libertà e trasgressione, tra fede ed indottrinamento: il manifesto di una Russia embrionale nel disegno di un socialismo onnisciente che corromperà, pochi anni dopo, la purezza del sogno di chi ci credeva onestamente e un po' meglio degli altri.
E' il libro di Stavrogin, macchiato dal male, un male, però, ignominioso e sottile che lascia ossigeno al rimorso, aizzando, feroce, il tormento. E' il libro di Petr Verchovenskij, satanico, determinato, bugiardo pifferaio, incantatore biblico.  E' il libro di chi lo legge e non può più tornare indietro, perché questi demoni sono onesti in tutta la loro perfidia, orribili tentatori e noi saremmo solo dei villani se osassimo sottrarci alla verità che il male per il male ha sussurrato anche alle nostre orecchie, accarezzando, pungente e voluttuoso, contorni e profili. E' il primativismo del male, di un'antica inciviltà.
E' il libro di chi non vuole eroi, vittorie o trionfi, di chi è così negletto da assomigliare alla drammatica inconsistenza di Stepan Trofimovic.
E' un libro che è una presa di coscienza. Il resto sta a voi. B.

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