Di Marina Garaventa
Ecco le sue parole:
“Non si può pensare che lo Stato sia in grado di fornire tutto in termini di trasferimenti e servizi’’.“Sia il privato che lavora per il profitto sia il volontariato no profit sono necessari per superare i vincoli di risorse. Il privato, in più del pubblico, possiede anche la creatività per innovare e per creare prodotti che aiutino i disabili. La sinergia tra pubblico e privato va quindi rafforzata”.(I prodotti di cui si parla sarebbero quelli assicurativi. “Per evitare accuse di raggiro o frodi, il ruolo pubblico dovrebbe dare credibilità inserendosi nella relazione tra la persona e il mondo assicurativo. C’è bisogno di innovazione finanziaria e creatività”. fonte
Ovviamente , tali affermazioni hanno sconcertato i disabili, le loro famiglie e le diverse associazioni che operano in questo non facile campo. Da parte mia , comprendo bene le difficoltà finanziarie che il nostro paese sta affrontando, ma non credo che questo sia il modo migliore per affrontare il risparmio nel campo assistenziale. Occorrerebbe invece, cominciare con un’attenta revisione e un maggiore sulle spese, rivedere il sistema delle gare e riorganizzare il lavoro del personale, spesso gestito in maniera farraginosa e dispersiva.
La polemica tra il Ministro e la comunità disabile, alla quale i media, hanno dato scarso rilievo, si è diffusa velocemente tramite i social network e attraverso i vari siti dedicati:Dopo diversi contatti, è stata indetta una manifestazione nazionale a Milano il 13 giugno.
Saranno davvero tante le associazioni, le realtà del Terzo Settore e anche le organizzazioni sindacali, che hanno aderito e che parteciperanno concretamente all’iniziativa promossa dalla LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) – componente regionale lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – insieme alla FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), culmine della campagna lanciata nelle scorse settimane, denominata “No ai tagli! Sì alla Vita Indipendente e all’inclusione nella società”.
Cresce dunque l’attesa per la manifestazione del 13 giugno a Milano, che vedrà migliaia di persone con disabilità in piazza, a denunciare le politiche improntate a quei tagli netti e radicali che colpiscono le persone con disabilità e le loro famiglie, politiche che ancora considerano il welfare come un fattore di costo e non come un investimento necessario, per il rispetto dei diritti fondamentali della persone e per avere una prospettiva di crescita e sviluppo sociale ed economico nel nostro Paese. (superando.it)
Spero sinceramente che il governo riveda questa sua posizione che getterebbe i disabili, già tanto colpiti dal destino, i un completo stato di abbandono e di dipendenza a spregiudicate speculazioni assicurative che acuirebbero, una volta di più, il divario tra i benestanti e i meno abbienti.
Per concludere vi invito a leggere la lettera che Marina Cometto, madre battagliera di Claudia Bottigelli, 39enne disabile gravissima, ha scritto al Ministro.
La madre di una disabile scrive
Ho ricevuto questa mail per un altro post “Niente soldi ai disabili”. Ma desidero dedicare un post nuovo proprio alla famiglia Cometto, affinché la lettera non si perda nel mare delle cose che scriviamo. Di mio posso solo dire che condivido in pieno le opinioni della signora Marina.
MIA FIGLIA SI CHIAMA CLAUDIA, HA 39 ANNI E LA SINDROME DI RETT.
Abbiamo cercato di offrirle il meglio , abbiamo , con le poche informazioni che si potevano avere 39 anni fa cercato soluzioni e cure che potessero offrirle opportunità di riabilitazione e un futuro migliore , eravamo soli , perché la disabilità oltre gli ostacoli burocratici, medici, organizzativi famigliari porta anche alla solitudine , gli amici si allontanano seguiti spesso anche dai parenti , ma siamo comunque riusciti a rimanere famiglia cercando di offrire ai nostri figli oltre all’amore incondizionato la consapevolezza di essere tutti allo stesso modo amati e seguiti .
Ho dedicato la mia vita all’assistenza di Claudia quando abbiamo capito che per lei non potevamo fare altro che amarla e farla stare al meglio , cullata tra le braccia e le attenzioni di tutti noi.
Quando gli altri figli sono diventati adulti è diventata il centro delle priorità per ognuno di noi, se sta bene lei stiamo bene tutti.
Non abbiamo mai preteso né lussi, né privilegi ,abbiamo avuto una vita sociale limitata ma questo non ci ha impedito di rimanere nel contesto sociale , non ci spaventano le difficoltà e ne abbiamo affrontate in silenzio molte.
Ora però da genitore consapevole devo prendere seriamente in considerazione il Dopo di Noi , l’età avanza , gli acciacchi pure, non siamo padroni della nostra vita e non sappiamo quando saremo chiamati a lasciare questo mondo, però quando capiterà voglio lasciarlo con serenità sapendo di avere costruito il futuro di Claudia .rispettando le sue necessità e quelle delle persone che si prenderanno cura di lei.
Claudia ama la sua casa e qui deve poter rimanere anche quando noi genitori non ci saremo più , non dovrà essere ricoverata in istituto , perché anche fosse il migliore del mondo non riuscirebbe a garantirle tutte le attenzioni a cui lei è abituata e sarebbe una lenta agonia .
Perché una persona con disabilità cognitive deve essere allontanata dalla propria casa quando i genitori non ci sono più?
Perché non si rispettano le volontà dei genitori, e sono molti , e non si cerca di trovare un accordo che garantisca la permanenza al domicilio della persona con disabilità anche dopo che questi genitori com’è naturale nel percorso di ogni vita , non ci saranno più?
La sorella di Claudia , che desidera prendersene cura ha il diritto però di continuare a vivere la sua vita lavorativa e a non far mancare ai suoi figli e al proprio marito le attenzioni che offre loro ora , per questo io chiedo, anzi pretendo che sia finalmente messa in atto correttamente la legge162 /98 che riconosce alle persone con disabilità gravissima di poter avere assistenza fornita dall’Ente pubblico anche per 24 ore al giorno. Che senso ha una buona legge inapplicata per carenza di fondi.
Se Claudia fosse ricoverata in una struttura sanitaria –assistenziale costerebbe alla collettività 300-400 euro al giorno essendo totalmente non autosufficiente ,semprechè naturalmente la si voglia tenere in vita, cosa cambia se quella stessa cifra fosse spesa per assumere persone che l’assistono a domicilio ?
Vorrei iniziare un confronto serio ,costruttivo e concreto con le istituzioni a questo scopo , vorrei poterlo fare senza dovermi rivolgere alla legge e alla Corte Europea per avere riconosciuto il diritto di Claudia a rimanere nel contesto familiare senza dover penalizzare la sorella .
A un genitore non si può chiedere di sacrificare la vita di un figlio per il benessere di un altro , ma quel genitore può e deve chiedere alle Istituzioni di poter garantire a ognuno di loro il diritto a vivere una vita dignitosa e serena senza che la disabilità influisca negativamente sulla realizzazione di questa.
Sono pronta a impegnarmi per questo e spero che altri genitori trovino la forza e il coraggio per fare altrettanto , per una vera realizzazione del futuro dei loro figli e per poter chiudere gli occhi con serenità.
Se invece LA POLITICA ITALIANA pensa che dobbiamo togliere il disturbo eliminandoci che lo dica apertamente che ci organizziamo.
MARINA COMETTO
http://www.ledha.it/
http://www.anmic.it/Fand.aspx
http://www.mentecritica.net/i-disabili-contestano-il-ministro-fornero/informazione/democrazia-e-diritti/marina-garaventa/26659/
http://pepe.blogautore.repubblica.it/2012/06/01/la-madre-di-una-disabile-scrive/