Magazine Psicologia

I disordini della Memoria di Lavoro Visuo-Spaziale: contesto e valutazione

Da Psychomer
By
Matteo Radavelli
febbraio 2, 2011Posted in: psicologiaI disordini della Memoria di Lavoro Visuo-Spaziale: contesto e valutazione

La memoria di lavoro visuo-spaziale è usata in una complessa varietà di azioni umane, tra cui l’orientamento, il movimento nello spazio, nella comunicazione non verbale (Doherty-Sneddon, Bonner e Bruce, 2001), nella costruzione di immagini mentali, nel disegno (Morra, 2005), nell’acquisizione delle conoscenze semantiche sulle proprietà degli oggetti, nell’elaborazione delle coordinate visive e spaziali (questa capacità sembra essere una buona misura  dell’intelligenza non verbale), nell’apprendimento geografico (Bosco e Coluccia, 2004) e nella comprensione dei testi.

Le patologie in cui sono rintracciabili dei deficit di memoria di lavoro  visuo-spaziale sono diverse, come ad esempio la sindrome di Williams, ma anche nell’autismo e nella sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) ci sono difficoltà, in prove attive, legate alla memoria di lavoro visuo-psaziale.

CONTESTO VALUTATIVO/DIAGNOSTICO

Per quanto riguarda il contesto applicativo l’indagine viene eseguita, all’interno di un servizio pubblico di neuropsichiatria infantile, da un’equipe multidisciplinare che comprende diverse figure professionali oltre allo psicologo, tra cui medici, neuropsichiatri, logopedisti, psicomotricisti e pedagogisti (non in Lombardia).

All’interno di questa equipe multidisciplinare viene condotta la raccolta dei dati necessari alla formulazione di una diagnosi funzionale, che comprende i livelli: a)cognitivo, esaminato nelle componenti: livello di sviluppo raggiunto e capacità di integrazione delle competenze; b) affettivo-relazionale, esaminato nelle componenti: livello di autostima e rapporto con gli altri; c) linguistico, esaminato nelle componenti: comprensione, produzione e linguaggi alternativi; d) sensoriale, esaminato nella componente: tipo e grado di deficit con particolare riferimento alla vista, all’udito e al tatto; e) motorio-prassico, esaminato nelle componenti: motricità globale e motricità fine; f) neuropsicologico, esaminato nelle componenti: memoria, attenzione e organizzazione spazio-temporale; g) autonomia personale e sociale

METODI DI VALUTAZONE

Per la valutazione della memoria di lavoro visuo-spaziale i test principalmente utilizzati sono il Test di Corsi ed il Visula Pattern Test

Test di Corsi:

Test di misurazione dello “span” di memoria visuo-spaziale , cioè della quantità di informazioni visuo-spaziali che si riescono a trattenere nella memoria recente o MBT.

Lo stimolo é costituito da una tavoletta di legno di cm 32 x 25 in cui sono incollati 9 cubetti di 45 mm di lato, disposti in modo asimmetrico. I cubetti sono numerati dal lato rivolto verso l’esaminatore, non da quello rivolto verso il soggetto. Il somministratore é seduto di fronte al soggetto e tocca con l’indice i cubetti in una sequenza standard di lunghezza crescente (da due a dieci cubetti), al ritmo di un cubetto ogni 2 secondi, tornando ogni volta con l’indice sul tavolo alla fine di ogni toccata. Appena terminata la dimostrazione della sequenza, l’esaminatore chiede al soggetto di riprodurla toccando i cubetti nello stesso ordine . Vengono presentate tre sequenze per ogni serie. Se il soggetto riproduce correttamente almeno due sequenze su tre, si passa ad esaminare la serie successiva. Il numero di cubetti relativo alla serie più lunga, per la quale sono state riprodotte correttamente almeno due sequenze, costituisce il punteggio del test che rappresenta lo span di memoria spaziale di quel soggetto. Lo span di memoria spaziale medio è circa uguale a 5, ma sono state trovate differenze statisticamente significative tra punteggi medi in funzione dell’età e della scolarità, ma non del sesso, in campioni di adulti e anziani (Spinnler e Tognoni, 1987).

Visual Patter Test:

È un test di memoria visuo-spaziale simultanea. Al soggetto viene mostrata per tre secondi una griglia composta da quadrati neri e bianchi. Una volta terminata la presentazione il soggetto dovrà indicare su una griglia analoga, ma completamente bianca, la posizione dei quadrati neri. Per ogni livello di difficoltà, che vanno da due a quindici quadrati neri, ci sono tre diverse configurazioni. Quando il soggetto riproduce correttamente la prima configurazione del livello si passa a quello successivo, in caso contrario vengono presentate la seconda ed eventualmente la terza. Se il soggetto non riporta correttamente nemmeno una configurazione delle tre presenti la prova non è considerata superata e non si passa alla presentazione del livello successivo. Una particolarità di questo test è che nel caso in cui il soggetto aggiunga o ometta un quadrato nero all’interno della griglia lo sperimentatore può segnalarlo, in modo che venga effettuata una correzione.

Ti potrebbero anche interessare:

Social network e informazioni personali: SO TUTTO DI TE!La Lingua dei Segni Italiana LISCognitivismo e apprendimento. 1 parteCos'è una Rete Neurale Artificiale

About the Author

I disordini della Memoria di Lavoro Visuo-Spaziale: contesto e valutazione
Matteo: ciao, sono laureato in Psicologia Clinica e Neuropsicologia. Attualmente vivo e lavoro a Milano. Puoi vedere il mio profilo completo nella pagina "chi siamo" o contattarmi personalmente: Email: [email protected] Sito personale: www.psicologomonzaebrianza.it

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :