Il fenomeno è iniziato nel 2010, quando il Wall Street Journal ha inaugurato il suo programma e-book ed è stato, per la prima volta, analizzato lo scorso anno dal New York Times, in occasione delle prime iniziative digitali dell’Huffington Post e del New Yorker. A dodici mesi di distanza è lo stesso New York Times ad annunciare gli accordi con Byliner e Vook (due start-up di e-publishing) per la creazione di due collane di pubblicazioni elettroniche.
Byliner si occuperà della collana "Originals", dedicata dal giornale a una serie di reportage originali che comprenderanno, tra gli autori, anche firme illustri come i premi Pulitzer David Leonhardt e James B. Stewart. Con la piattaforma Vook, invece, il New York Times ha creato il progetto “Timeflies”, riguardante la riedizione digitale di articoli d’archivio incentrati su argomenti o eventi specifici. Entrambe le collane sono attive da dicembre e contano già numerosi titoli in catalogo.
Quella del New York Times è solo l'ultima, in ordine temporale, di una serie di iniziative simili realizzate dai principali quotidiani anglofoni. Playboy e Vanity Fair hanno già tentato l’avventura, con la pubblicazione, rispettivamente, delle interviste più celebri e di quattro e-book di approfondimento. Nel corso del 2012, inoltre, il Washington Post ha siglato un accordo di collaborazione con l’editore newyorkese Diversion Books per la pubblicazione di articoli d'archivio o di contenuti digitali, mentre USA Today e Newsweek hanno messo sul mercato i loro primi libri digitali. Durante il 2013, infine, la rivista Cosmopolitan, in collaborazione con l’editore rosa Harlequin, pubblicherà due romanzi originali.
Come si nota dagli esempi elencati, il fenomeno dei giornali-editori si sta diffondendo a macchia d'olio. Pur lottando per la sopravvivenza della carta stampata, è evidente che le testate giornalistiche hanno capito che il digitale può essere un mezzo molto utile per diffondere materiale d'approfondimento senza investire troppo denaro. Se, infatti, la ripubblicazione di vecchi articoli sembra più che altro un modo per racimolare qualche guadagno, la pubblicazione di materiale inedito è un'iniziativa molto interessante, ed è stata resa possibile dai bassi costi di produzione digitale.
I reportage giornalistici o i saggi di approfondimento non possono contare su un grande volume di lettori e la loro pubblicazione tradizionale sarebbe troppo svantaggiosa per gli editori stessi. Potendo far affidamento su un formato molto meno costoso come il digitale, però, i giornali possono immettere sul mercato prodotti di ottima qualità a un prezzo minimo, riservandosi comunque un buon utile. Gli inserti di quotidiani o riviste saranno dunque la prima vittima dell'editoria digitale?