Nonostante i tentativi della Lega e del Commissioner Stern di mettere un freno alle emozioni in campo, affibiando falli tecnici per qualsiasi cosa, il trash talking rimane uno degli argomenti più divertenti per gli spettatori e una vera linfa per alcuni giocatori. Non tutti infatti sono stile Tim Duncan, in grado di caricarsi stando sempre in silenzio, ci sono anche degli esempi di giocatori che trovano sempre nuovi stimoli in campo parlando, sfidando e prendendo in giro gli avversari.
DimeMag ha stilato una classifica dei migliori 20 trash-talker della storia della NBA. Tra i tanti non possono mancare giocatori del passato come Michael Cooper, Darryl Dawkins, Vernon Maxwell e Sir Charles Barkley ma anche un proprietario fumantino e dalla bocca sempre molto attiva come Mark Cuban, o ancora un po’ a sorpresa un allenatore come Phil Jackson!
Storiche sono le sfide a parole tra Reggie Miller e Spike Lee negli infuocati Pacers-Knicks o la radio sempre accesa di Gary “The Mouth” Payton.
Poi ci sono i casi di giocatori che sul campo magari non parlano tantissimo, ma una volta davanti alle telecamere si lasciano andare al trash-talking. L’esempio più grande è senz’altro Shaquille O’Neal, che ne ha sempre avute per tutti, da Stackhouse a Bosh al rap contro Kobe.
Ma ovviamente anche quelli attuali: dai pazzi Ron Artest/Metta World Peace e Nate Robinson, ai super campioni come Paul Pierce e Kobe Bryant, famosi per sfidare apertamente i loro avversari a fermarli.
Kevin Garnett al momento resta forse il giocatore più attivo quando si tratta di muovere la bocca in campo, e a volte non solo contro gli avversari (Calderon se lo ricorda bene), ma anche con i proprio compagni (Big Baby Davis è ancora traumatizzato dalla sfuriata subita da KG).
Sulle prime posizioni del trono chi troviamo? Ovviamente due leggende del parquet come Michael Jordan e Larry Bird, due che potevano permettersi di sfidare chiunque, ben sapendo di poterli battere in qualsiasi momento e di non poter essere fermati. His Airness e Larry Legend erano tanto forti quanto insopportabili in campo per gli avversari, che oltre a doverli vedere segnare a raffica, si sentivano anche costantemente sfidati e presi in giro.
Stern ha provato a mettere un freno a queste scene, inserendo il fallo tecnico per taunting (ovvero l’offesa/affronto all’avversario), ma l’NBA, essendo popolata da tantissimi personaggi particolari, è bella anche per questo.
Questo il video di The Captain and the Truth che sfida Al Harrington:
Non poteva mancare Rasheed Wallace e il suo “Ball don’t lie!”: