Magazine Opinioni
Gianfranco Rotondi, ministro per l’attuazione (?) del Programma di Governo, con quel suo faccione "fantozzian-tafazziano" mi ha in fondo sempre suscitato simpatia. Del resto, in una maggioranza composta da "vajasse" varie ed ex soubrette, da alfieri padani e nostalgici balilla, quel post diccì un po' sfigato e malinconico quale timore potrebbe mai incutere? E forse è stata proprio questa immagine lieve che l'ha fregato, assieme al desiderio di non apparire meno "vecchia lenza" di alcuni suoi colleghi. Così ultimamente, tra un'ospitata e l'altra a Ballarò per la gioia di Crozza, il nostro si è distinto per qualche dichiarazione pubblica che di democristiano ha francamente ben poco.
Aveva cominciato con un "Se si vuole restare in sella bisogna coccolare ("comprare", n.d.r.) i parlamentari. Tanto, più impopolari di così...", per proseguire con un "Se un giorno si dice a deputati e senatori che vanno dimezzati, il giorno dopo che si tagliano i loro stipendi, quello successivo che si toglie l'auto blu, allora significa che si vuole proprio farlo cadere questo governo...". Poi è arrivata la chicca finale, e allora capisci che quel parlare in terza persona era solo un segnale freudiano, il goffo tentativo di esorcizzare una personale paura: dover prematuramente rinunciare a una poltrona che in altri tempi manco a calci nel culo sarebbe arrivato a occupare!
Ecco, quando a parlare è il cuore hai voglia a sforzarti di dissimulare. Allora, in un'intervista rilasciata l'altro giorno niente meno che a Repubblica, Gianfranco da Avellino arriva a dire che non può far vivere la sua famiglia con "soli" quattromila-euro-al-mese. Eh già... "Lei crede che il parlamentare navighi nell’oro?", chiede puntuto "O' ministro" all'intervistatore. "Conosco colleghi - aggiunge addolorato, da buon cristiano - che valutano se possono restare a Roma un giorno in più. Costretti a fare il conto della serva". E qui si mette a sviscerarlo questo conto: "8.000 euro di indennità più 4.000 di portaborse. Fanno 12.000. E vabbè... Uno che ti apre l’ufficio a Roma lo devi pagare. E devi fargli un contrattino, per quanto leggero. Un altro che ti apre l’ufficio nella città di residenza lo devi pagare. Un terzo che magari ti segue. 2.000 euro per dormire a Roma... E poi devi mangiare: vanno via altri 2.000 euro".
Insomma, alla fine della giostra (e nella speranza che di tanto in tanto non ci scappi pure un assegnino per "prestazioni extra" dopo una massacrante giornata di lavoro), per la famiglia che rimane? Quei pochi e maledetti 4.000 euro. Sigh! Povero Rotondi... niente stravizi, tutto casa e chiesa. Anzi, tutto parlamento e chiesa. Davvero una situazione che a viverla direttamente verrebbe da farla finita. Chissà, proprio come quei due braccianti agricoli siciliani, di 35 e 22 anni, che qualche giorno fa (ma nella Tv del "grande capo" si sono guardati bene dal parlarne) hanno deciso di suicidarsi insieme con i gas di scarico, in una vecchia Fiat Panda, sconfitti dalla disperazione per non riuscire a trovare un lavoro col quale far fronte ai bisogni dei propri figli. E mi sa, caro Ministro, che a quei bambini sarebbe bastato molto meno dei suoi "bruscolini" mal guadagnati.
Secondo il rapporto "Il suicidio in Italia ai tempi della crisi. Caratteristiche, evoluzioni e tendenze", pubblicato lo scorso maggio dall'istituto europeo sulla mobilità Eures, nel nostro Paese ormai si verifica un suicidio al giorno tra i disoccupati. Per non parlare delle situazioni borderline: frequente ricorso a psicofarmaci, ritorno a casa dei genitori, completo isolamento dall'ambiente esterno. Ma i nostri ministri (rotondi o quadrati che siano) continuano a fingere di non sapere che esiste una società che soffre e che stenta. E che non di rado crepa dimenticata pure da Cristo.
Loro invece no. I ministri e i parlamentari rimangono aggrappati come tutta la lercia casta ai propri privilegi di ogni sorta, usurpati con cinica menzogna alla gente comune. A persone come Doriana, ad esempio, che indignata per l'ultima sortita di Rotondi ha scaricato la sua rabbia in una lettera aperta pubblicata sul sito Letteraviola.it. Eccola:
Signor Ministro,
Sono davvero dispiaciuta per le difficoltà economiche in cui versa, per le spese di trasferta (tutte rimborsate), per i compensi dei portaborse (probabilmente suoi parenti). Davvero assurdo mantenere la sua famiglia con solo 4mila euro mensili. Poverini i suoi figli, non avranno di che sfamarsi, quest’anno niente vacanze. Perchè prima di dire tutte queste stupidaggini non pensa? Perchè non si confronta con le persone che tutti i giorni devono affrontare problemi reali con stipendi al limite della sopravvivenza; che non possono permettersi non un lusso, ma il semplice acquisto di un capo di biancheria intima, non in un negozio ma su una bancarella di un mercatino. Decidere di dover comprare il latte anziché il pane, semplicemente perché non si può. Lavorare fino a tardi per 10 euro in più. Dover pagare le medicine salvavita pur essendo esenti. Dover sempre dire di no ai propri figli, perché altrimenti non ci sono i soldi per pagare le bollette. Vivere alla giornata, sperando e pregando di non dover affrontare imprevisti perché non c’è abbastanza denaro per sopravvivere.
In fondo però sono fortunata, non ho portaborse a cui corrispondere salari, non devo pagare i conti delle trasferte, non vado neanche in vacanza, non me lo posso permettere. Provi Signor Ministro a vivere la mia vita per un giono, insieme a quella di milioni di italiani che hanno l’unico peccato di aver messo persone come lei a governare il nostro paese; che è un grande paese a dispetto di tutti e di tutto, pieno di persone oneste e lavoratrici e ne vado orgogliosa. Nonostante le mille difficoltà, io mi addormento la sera certa di aver fatto il mio dovere, non so se lei può fare altrettanto.
Doriana Francescangeli
Brava Doriana, onore a chi non ce la fa a sopportare una vita di merda... e vaffanculo al ministro!
Dai un'occhiata ai privilegi della casta
Leggi il Rapporto Eures sul suicidio in Italia al tempo della crisi
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