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I più grandi “bust” del Draft dal 2000 ad oggi

Creato il 27 giugno 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Stanotte il Draft NBA finalmente farà il suo corso e la tensione per scout e General Manager si sta facendo massima. Archiviate le NBA Finals, infatti, ora tutti sono concentrati sulla notte delle scelte, per cercare di pescare un giocatore utile al gruppo, oppure fare un affare con qualche trade. Quello che tutti i GM (ed anche i tifosi) non vogliono invece è quello di sbagliare la scelta, trovandosi per le mani nelle prossime stagioni il nuovo “bust”, il fallimento del Draft. Negli anni ce ne sono stati tantissimi, e con il senno di poi è facilissimo analizzare le serate delle scelte criticando chi ha sbagliato, ma se c’è una cosa davvero difficile da pronosticare è il successo/insuccesso di un giovane ventenne in una Lega difficile com’è l’NBA. Questa notte il draft a partire dalle ore 01:00 (in diretta su Sky Sport3) lo potrete seguire LIVE anche con noi, sia sul sito con tutti gli aggiornamenti, sia sul nostro canale Twitter attraverso l’hashtag #draftcaffe per i flash e le discussioni.

Dimemag.com ha stilato una classifica con i 20 peggiori “bust” dal 2000 ad oggi, ve ne riproponiamo alcuni (gli altri potete trovarli direttamente nell’articolo).

- Jay Williams – #2 dei Chicago Bulls al draft 2002: dopo un triennio a Duke University da stella assoluta e una stagione da rookie a 9.5 punti e 4.7 assist di media, Williams nell’estate del 2003 è stato vittima di un gravissimo incidente in moto che non gli ha più permesso di tornare in campo (nel 2006 ha provato con i Nets ma senza successo).

- Marcus Fizer – #4 dei Chicago Bulls al draft 2000: l’ultima stagione ad Iowa State University l’ha lanciato agli occhio degli scout, ed il suo impatto non l’NBA non è stato così negativo, peccato che la sua carriera negli States sia finita nel 2004/05 ai Bucks; da quel momento in poi Fizer ha girato il Mondo (dalla Spagna all’Israele passando per Porto Rico, Taiwan e Argentina).

- DerMarr Johnson – #6 degli Atlanta Hawks al draft 2000: una sola stagione al college a Cincinnati, un’uscita troppo prematura e una carriera mai veramente partita (344 partite giocate in NBA); è passato anche a Treviso per pochissimi mesi ma è rimasto impresso nella memoria dei tifosi per l’abbigliamento con il quale si è presentato. Libano, Colombia e Filippine le sue altre destinazioni.

- Robert Swift – #12 dei Seattle Sonics al draft 2004: due gravi infortuni e una testa non pronta a sopportare delusioni e pressioni hanno bloccato Swift, lungo dal grande atletismo che per qualche anno non ha fatto così male ai Sonics. Purtroppo però verrà ricordato più per le sue ultime gesta fuori dal campo che per quelle sul parquet.

- Rafael Araujo – #8 dei Toronto Raptors al draft 2004: il centrone brasiliano aveva impressionato positivamente al college a BYU tanto da essere preferito, dai canadesi, a Al Jefferson, Andre Iguodala, Josh Smith, J.R. Smith, Jameer Nelson, Tony Allen, Kevin Martin e Anderson Varejao. Tre anni tra i Pro, magrissime soddisfazioni, è tornato in Brasile dove ha fatto a tempo a ritirarsi e a tornare anche a giocare in questa stagione.

- Nikoloz Tskitishvili – #5 dei Denver Nuggets al draft 2002: ok, se alla Maurizio Mosca urlate “chiiiii?” questa volta siete giustificati. Una meteora incredibile che Treviso è stata bravissima a far sembrare una stella convincendo l’NBA a sceglierlo. 4 squadre cambiate in 3 anni, poi il ritorno in Europa, anche qui senza grandi fortune.

Le Top 3 sono abbastanza facili da immaginare, con Greg Oden che per forza di cose deve essere inserito in questa lista. Il centro scelto dai Blazers con la # assoluta nel 2007 , prima di Kevin Durant, però non ha potuto dimostrare sul campo di essere stato una scelta sbagliata, complici una serie di infortuni a piedi e ginocchia che raramente si ricorda.
Gli altri due invece sul campo ci sono e ci sono stati, con risultati altamente negativi:

- Kwame Brown – #1 dei Washington Wizards al draft 2001: la macchia più grande nella carriera (non così buona come quella da giocatore) di Michael Jordan. Dopo Brown sono stati scelti Tyson Chandler e Pau Gasol mentre l’ex Wizards ha cambiato una più che discreta serie di squadre senza mai convincere e senza riuscire mai a ritagliarsi un minutaggio decente. Storiche le sue annate ai Lakers con un Kobe Bryant piuttosto imbarazzato nell’averlo come compagno di squadra.

- Darko Milicic – #2 dei Detroit Pistons al draft 2003: sono passati dieci anni da quello che è definito da molti il più grande draft di sempre, ma la presenza e il nome di Milicic aleggiano sempre nell’aria. Essere scelti subito dopo James e subito prima di gente come Anthony, Bosh, Wade e molti altri che stanno calcando con successo i parquet NBA non è stato facile per il lungo serbo; l’impatto con i Pistons di coach Larry Brown per lui, appena arrivato da diciottenne dall’Hemofarm e non ancora pronto per il grande salto, è stato traumatico. Lampi di talento purissimo (quello che nei workout pre-draft hanno fatto innamorare il GM Dumars e come lui moltissimi altri che adesso non lo ammetteranno mai) purtroppo pochi, alternati a blackout, troppi, e a un carattere non sempre facile da gestire.
Il suo miglior anno è stato senza dubbio il 2010/11 ai Minnesota Timberwolves dove ha fatto registrare 8.8 punti e 5.2 rimbalzi di media, cifre bassissime per una seconda scelta assoluta ma decenti per poter pensare a un rilancio della carriera; ed invece niente, lo scorso anno 1 partita ai Celtics e poi la decisione di tornare in Europa per stare vicino alla mamma malata e lontano dal basket. Questa estate potrebbe anche essere uno dei pezzi pregiati del mercato europeo, perchè rimane un giocatore di 28 anni dotato di talento.


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