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L’immagine che apre oggi la Bottega del mistero è una bandiera italiana che sovrasta un caos indescrivibile. Il caos è spesso associato all’idea di confusione, ma in realtà esso ha anche una valenza più positiva. Ad esempio, per il filosofo Friedrich Nietzsche, "bisogna avere in sé il caos per partorire una stella danzante".
Nell’antica mitologia il Caos è associato all’idea della potenza generatrice. Per gli antichi Greci, ad esempio, all’inizio era il Caos. Dal Caos si generarono la Terra, l’Inferno e persino Eros, il dio potente che impera sugli uomini e sugli dei.
Il caos come principio generatore di energia e creatività, insomma. Ed il drago ne è l’animale simbolo, perché in esso convivono e coesistono i Quattro Elementi costituenti il mondo (Aria, Acqua, Fuoco e Terra).
Nella mitologia mesopotamica è Tiamat, la madre di tutti i draghi, a rappresentare le caotiche acque del Caos primordiale. Marduk, il possente dio del tuono, affronta e sconfigge Tiamat, precipitandone la progenie agli inferi. Col corpo tagliato in due di Tiamat, Marduk crea il Cielo e la Terra, con il sangue e le ossa l’uomo, nato per servire gli dei.
L’Idra, che fu uccisa da Eracle nella palude di Lerna, era un velenosissimo drago delle paludi le cui numerose teste ricrescevano appena tagliate e potevano essere vinte solo con il fuoco.
Dietro questa leggenda si nasconde il simbolo la straordinaria vitalità della natura selvaggia che l’uomo antico faticava a dominare; il veleno che ammorba l’aria è il simbolo delle malattie tipiche delle aree paludose.
Insomma, i dissodamenti e le bonifiche mediante la costruzione di opere idrauliche, attribuite anche in altre leggende a vari eroi, hanno assunto l’aspetto della lotta contro un drago.
Il drago rappresenta il caos informe dal quale nasce la vita e che occorre domare, ordinare, razionalizzare, cioè “uccidere”, affinché la vita si sviluppi articolatamente. L’uccisore del drago è, da questo punto di vista, un eroe vincitore del caos; trionfando sulla palude, predisponendo un habitat più adatto all’uomo, si manifesta come un fondatore.
In molte leggende al drago vengono sacrificate giovani vergini che, quando sono bellissime principesse, vengono prontamente salvate da valenti cavalieri.
Si tratta probabilmente di un’eco dei tempi in cui, in onore delle divinità più temute, venivano sacrificati degli esseri umani perché le forze della natura fossero propizie agli uomini e non li tormentassero con catastrofi di ogni genere.
Anche in epoca cristiana abbiamo molti racconti di lotta con il drago.
Le leggende dei santi che nella loro vita si incontrano coi draghi sono moltissime e sono molte volte un rimando all’incontro fra il Male (inteso anche come forza avversa della Natura) rappresentato dal drago e l’uomo di Dio.
Anche dalle nostre parti abbiamo una famosa storia di un santo alle prese coi draghi.
Secondo la tradizione San Giulio, giunto nel 390 sul lago d’Orta, per costruire la sua centesima ed ultima chiesa dovette liberare l’isola che ora porta il suo nome dai numerosi draghi che vi dimoravano.
Sono storie per certi versi con una morale “animalista”. Infatti di solito il santo non uccide il drago, ma lo confina in un luogo isolato e deserto.
Questi draghi “caotici” sono considerati per certi versi anch’essi parte della natura e quindi creature di Dio che non devono essere uccise. San Giulio ad esempio confina i draghi sul Monte Camosino, una scoscesa rupe, piena di anfratti e rocce che si sbriciolano, come se nelle profondità della terra si muovesse davvero qualcosa di oscuro e molto pericoloso…Tratto da "la bottega del mistero" a Siamo in Onda su Puntoradio del 30 aprile 2011.La foto "Che caos!" è una cortesia di ELE.
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