““Se usciremo dal ventennio sarà merito dei ventenni“, “Torniamo alla vostra freschezza”, “Diamo a voi il protagonismo che meritate“, “Fatelo per voi, per avere un Paese più bello”. Queste sono alcune delle frasi dette e scritte da Pippo Civati ,candidato alle primarie Pd insieme a Matteo Renzi e a Gianni Cuperlo, negli ultimi giorni, tramite il suo blog e durante il confronto televisivo andato in onda su Sky. Appartenendo alla categoria dei ventenni ,vorrei esprimere il mio pensiero riguardo la nostra situazione sociale-economica-politica nella quale viviamo fin dalla nostra nascita.
Senza dimenticare l’anno 1997, quello della legge Treu (Governo Prodi I) che iniziava la serie delle controriforme sul lavoro, fino alla riforma Fornero del 2011, precarizzandolo e rendendolo vieppiù flessibile, togliendo ai giovani la possibilità di potersi costruire una vita autonoma, indipendente dai contributi di genitori e parenti. Il Partito democratico non è più credibile, affidabile e di queste mancanze ne subisce le conseguenze anche l’ex consigliere regionale della Lombardia, che con quei disastri non a nulla a che vedere (non faceva parte della classe dirigente di allora, Ndr) ma che, rimanendo in quel partito, tentennando su temi importanti e cruciali della vita politica dell’Italia, si è omologato al pensiero di quel contenitore e ha ripreso le sue caratteristiche.
La mia generazione è quella che non ha vissuto gli anni delle lotte studentesche del ’68 , le lotte operaie degli anni 60-70 con il risultato di aver avuto uno Statuto dei lavoratori (1970, Ndr) che, finalmente, ha fatto uscire l’Italia da una condizione simile alla rivoluzione industriale di fine 1700- prima metà 1800, descritta da Dickens in vari romanzi. Non abbiamo vissuto situazioni importanti, fondamentali, che hanno modificato e cambiato il nostro Paese come gli anni del terrorismo e la strategia della tensione degli anni 70 (quest’ultima iniziata nel 1969 con la strage di Piazza Fontana), della guerra fredda, del bipolarismo mondiale.
Successivamente non abbiamo vissuto, fortunatamente, il lento declino della politica italiana, cominciato agli inizi degli anni ’80 e proseguito con il governo Craxi (1983-1987) e successivamente del Pentapartito, rei di aver fatto sprofondare l’Italia in un mare di debiti, in una nazione che perdeva quotidianamente l’etica, il pudore, la morale, che vedeva l’inizio della mercificazione della donna in televisione (esordi di Mediaset, allora Fininvest).
Ho visto solo anni dopo (sono nato nel 1991, ndr) le immagini agghiaccianti degli attentati a Falcone e Borsellino, i video degli arresti di Tangentopoli, della tangente Enimont e via rubando. Senza tralasciare le immagini atroci della guerra nella ex Jugoslavia, la pulizia etnica, e il conseguente esodo delle persone di quelle terre che scappavano dalla fame, miseria e conflitto perenne(come non ricordare lo sbarco di 20mila cittadini albanesi a Bari nel 1991).
Tutte queste situazioni, questo progressivo declino culturale è stato la nostra spada di Damocle, un macigno che ci è piombato addosso, regalo dei nostri genitori che non hanno lottato abbastanza, oppure che hanno preferito svendere i propri ideali per una vita più tranquilla, magari con un posto sicuro in banca.
Io, figlio degli anni ’90, ho visto solamente la politica berlusconizzata, ho visto solamente questo evidente conflitto di interessi, questo coacervo tra informazione e potere che appartenevano ad una stessa persona, ai diritti dei cittadini, anche i più fondamentali come quello di espressione (art.21 della nostra Costituzione), che venivano negati per non disturbare il manovratore, complice anche la finta o inesistente opposizione perpretata dal 1994 ad oggi dai partiti di centro-sinistra(con poche eccezioni).
Con questo post non voglio addossare le colpe solo sugli altri, sul mancato coraggio e mancata ostinazione dei nostri padri(che hanno buttato nel cesso la lezione dei nostri nonni), sulla situazione nella quale ci siamo trovati dentro. Voglio parlare anche delle responsabilità dei giovani, che non possono non appassionarsi alla politica(dal greco polis, comunità), poichè essa non rappresenta l’odierno scenario politico, ma rappresenta l’arte di governare la società per cercare di mettere in pratica l’ideale del bene comune, della non sopraffazione del più forte, dell’uguaglianza degli uomini nei diritti civili e sociali, senza esclusione di sesso, razza, appartenenza politica e religiosa.
Come può un giovane non occuparsi di politica? Come può un ventenne non preoccuparsi delle leggi che distruggono giornalmente quel poco di Welfare e Istruzione pubblica che gli sono rimasti, quei pochi diritti che gli hanno “gentilmente” lasciato? Come può un ragazzo della mia età non scendere in piazza per urlare il suo no alle politiche di austerità, alla autoreferenzialità delle istituzioni italiane, che non vedono le priorità sociali-economiche esistenti in Italia(povertà, disoccupazione, dissesto idreogeologico etc) ed invece elargiscono mance ai loro finanziatori in opere costose e inutili, oppure fanno finta di non vedere le ruberie quotidiane? Come può un giovane lasciar decidere il proprio futuro ad altri senza dire la propria, senza esprimere la sua opinione, ma lasciando scorrere tutto, come se nulla fosse, come se non lo toccasse?
Ma queste persone, turlupinate ogni giorno, non reagiscono, non si oppongono( se non nei bar o autobus, con litanie fine a se
stesse), non scendono in piazza. Questo comportamento di questa gente è un atteggiamento da sudditi, da persone che prendono tutto quello che viene senza dire la loro, non da cittadini, di persone che partecipano alla vita politica quotidianamente, che fanno sentire la loro voce, il loro dissenso e consenso.Purtroppo in questi 22 anni non ho visto un partito (tranne per un breve periodo) o un’alleanza politica che sappiano essere veicoli di queste istanze, delle paure dei giovani verso il futuro. Ho visto solo profittatori politici, gente che strumentalizza le condizioni misere nelle quali ci troviamo. Non sono per niente ottimista per il futuro, non solo nostro ma dell’ Italia intera.