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Ieri ho cantato con stuart murdoch

Da Johnbrunosaid

Ieri ho cantato con Stuart Murdoch
una volta ancora.
Ho coinvolto i sentimenti
in una situazione
imbarazzante
che ha ridato vita
ai tessuti linfatici
del mio sistema immunitario
Ed ho capito che dovevo rompere gli schemi.
Tutto ciò che non è schema lo diventa. Anche il modo di scrivere. Elimino gli spazi tra i pensieri e cerco di occupare tutta la riga. Il senso compiuto deve ritornare ad essere tale e il ragionamento filare senza forzate interruzioni, giustificate con mere questioni di stilistica. Non posseggo la stilistica, non fa parte di me.
Bisogna tenere i piedi ben saldi a terra e riproporre il pamphlet come esempio di invettiva. Ciò mi permetterà di utilizzare locuzioni ingiuriose tramite metafore misurate che non colpiscano mai in modo indiscriminato.
Lo scrivo in greco παν-φλἐγω, ma non è la sua etimologia.
Leggo Celine, sperando che mi faccia da guida, e rimango stupito. Era questo quello che pensavano gli europei negli anni ’30 del ‘900, la verità stipata nei pensieri degli aggrediti. “Ma ci spingevano verso la guerra”- la giustificò così. Ed iniziarono a distruggere i libri, per vergogna, per dimenticare quanto fossero stati vili e comodi nel giudizio. E nella distruzione si cancella la colpa.
Mi sto perdendo, lo so. Digito queste lettere sulla tastiera per rompere gli schemi.
Devo rimettere il culo sulla solita sedia e ripartire con la prosa utilizzando il rigurgito della memoria seppur abbia bevuto troppa Coca Cola.
Ma seppure anche oggi abbia cantato con Stuart Murdoch,
era in differita,
e la prosa si scioglie nelle note,
e ricomincio a saltare le righe
come se avessi il singhiozzo.

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