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Il becco di un quattrino

Da Paride

Ora voi ridete, ma non c’è mica poi tanto da ridere qui.
(“Mica poi tanto” è un rafforzativo che fa un po’ cagare, ma rende bene l’idea del pensiero che mi passa per la testa)

E’ da poco che, per volere del Dio superiore che governa il mondo o del caso (senza nulla togliere al karma), mi trovo emigrato dalla terra che tanto mi è cara; quella terra piena di colline, monti e alberi… molto molto diversa da questa distesa di campi e nient’altro che è la Pianura Padana.

Ma, come con tutte le cose, bisogna prima conoscersi a fondo per esprimere dei giudizi, bisogna imparare a osservarsi con occhi diversi per non cadere in pareri di parte e perdere l’occasione di fare amicizia.
Così mi sono avviato per questa terra piana girando per i campi: ed è finita che la prima cosa che ho incontrato è stata un topo morto al bordo della strada. Stecchito. A pancia in su.
Mi ha fatto anche un po’ impressione il povero topo. Però sono andato avanti… la prima impressione bisogna sempre lasciarla stare, si sa che è fuorviante.

Pochi minuti di cammino più avanti vedo una luce: m’ero già esaltato e pensavo che da lì a poco sarebbe comparso il mio destino. Invece era il tempo che s’era incazzato… se pur non è scesa la Madonna, è sceso un tuono della Madonna.

E ho cominciato ad avere paura, ho cominciato a pensare che questa terra in fondo mi è ostile ma mi son ripetuto che è giusto buttarsi senza paura e con coraggio nelle avventure.
Mentre correvo cosparso in preda a questa sensazione di euforia e paura tra due campi di grano è successo qualcosa che non mi sarei mai aspettato.

Il quattrino.
Pensavo fosse tipico solo delle zone povere, invece l’ho trovato qui a nord.
Era nascosto tra le coltivazioni ed ha spiccato il volo facendo quel verso sordo e gracchiante che quasi pareva un corvo, ma era ‘na cosa grossa che pareva un cinghiale.
Io, intanto, m’ero preso un infarto, ed ero cascato a terra.

E’ caduto un altro fulmine e si è portato dietro un altro tuono. Ho riaperto gli occhi e me lo sono trovato davanti: il becco del quattrino. Mi guardava male. Come se avessi usurpato il suo territorio.

Ho chiuso gli occhi pensando che volesse riempirmi di beccate ma quando li ho riaperti non c’era più.
E’ cominciato a piovere.
A dir la verità, non sono più tanto convinto di averlo visto il becco del quattrino. Ma il quattrino sì; vi giuro che m’ha fatto cascare a terra.

Nel campo di grano.


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