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Il brusco risveglio dell’ anm

Creato il 11 settembre 2012 da Bagaidecomm @BagaideComm
IL BRUSCO RISVEGLIO DELL’ ANMIn questi ultimi 20 anni ne abbiamo sentite di cotte e di crude: toghe rosse, magistrati comunisti, cancro della democrazia, magistrati brigatisti. E sempre in questi ultimi 20 anni l’ANM (che i magistrati dovrebbe difenderli, specie quando fanno il loro mestiere) non aveva mai dato segni di vita. Poi, in una calda giornata di inizio settembre, la svolta tanto attesa. Il presidente Rodolfo Sabelli ha fatto la voce grossa. Ma, probabilmente a causa della mancanza di lucidità tipica di chi ha dormito per tanto tempo, ha colpito l’ obiettivo sbagliato. L’ illustre giurista ha pensato bene di attaccare i magistrati di Palermo Antonio Ingroia e Nino di Matteo. Tralasciando il fatto che la presa di posizione di Maurizio Gasparri (“E’ davvero stupefacente e commovente la rapidità con cui il presidente dell’Anm Sabelli ha censurato le esternazioni politiche di Ingroia. Sabelli ne ha contestato l’impropria esortazione a cambiar classe dirigente.”) a favore dell’ intervento del massimo rappresentate dell’ Associazione Nazionale Magistrati basta e avanza per capire chi abbia ragione, è bene leggere attentamente le parole di Sabelli. A parte le solite banalità (“Tutti i magistrati, e soprattutto quelli che svolgono indagini delicatissime devono astenersi da comportamenti che possono offuscare la loro immagine di imparzialità, cioè da comportamenti politici”) e il curioso rimprovero di non aver abbandonato l’ incontro al quale i due PM partecipavano in seguito a frasi pronunciate da altre persone (gli “attacchi” al Capo dello Stato fatti da Marco Travaglio), una frase mi ha colpito in maniera particolare: “E’ condivisibile l’ invito di Ingroia a rifiutare la connivenza e la collusione tra Mafia e politica, ma se si tratta di un invito ai cittadini a cambiare la classe dirigente del Paese il comportamento assume connotati politici.” Tradotto in maniera semplice: è bene indignarsi per i legami esistenti tra Stato (che Sabelli dovrebbe difendere) e Mafia (che, sempre Sabelli, dovrebbe combattere), ma se questi legami coinvolgono persone che sulla Costituzione hanno giurato, allora l’ indignazione si trasforma in fanatismo politico. Ora, sorvolando sul fatto che l’ ANM avrebbe potuto eleggere un presidente quantomeno capace di intendere e di volere, la cosa sconcertante è che nessuno si è reso conto della gravità di certe affermazioni. Poniamo che il capo del Governo sia colluso con la Mafia (ipotesi che fino al novembre 2011 non era poi così campata in aria): cosa dovrebbe fare un magistrato, oltre che perseguire il suddetto Premier, se non mettere in guardia i cittadini dal pericolo che corrono ad affidare le sorti del Paese ad un soggetto del genere? Ma soprattutto, come può il presidente dell’ Associazione Nazionale Magistrati fare certe sparate e mantenere il proprio incarico? Probabilmente il fatto che due grandissimi professionisti come Luigi de Magistris e Ilda Boccassini si siano dimessi dall’ ANM trova più di una logica spiegazione. Si parla (a dir la verità troppo poco) delle colpe di alcuni uomini politici per gli scarsi risultati conseguiti nella lotta alla Mafia, ma quasi mai ci si ferma a riflettere su quelle dei magistrati. Dai tempi del famoso attacco di Leoluca Orlando a Giovanni Falcone, troppo spesso molti valorosi magistrati sono stati abbandonati dai proprio colleghi per ragioni incomprensibili. A breve Antonio Ingroia lascerà questo Paese per andare a guidare un progetto delle Nazioni Unite in Guatemala. Così, 20 anni dopo aver perso Falcone e Borsellino, perderemo uno degli ultimi baluardi della legalità. E’ proprio vero che noi Italiani non siamo in grado di salvaguardare il Nostro patrimonio.
Carlo Battistessa

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