
Un’inchiesta che ha portato ieri all’arresto dell’ex sindaco di Casaluce (Caserta) e all’apposizione dei sigilli giudiziari su società, conti correnti e beni mobili e immobili nelle cittadine campane di Marcianise, Sessa Aurunca, Teverola, Marano, Frattamaggiore, Giugliano, Casoria e Casalnuovo, “feudi” delle associazioni camorristiche: un complesso turistico con un albergo, 329 unità abitative, 16 terreni per circa 400.000 mq, un capannone con maneggio e circa 100 box per cavalli, 4 lidi balneari, 213 rapporti bancari, 15 tra società e quote societarie e 12 automezzi, per un valore complessivo di circa 250 milioni di euro.
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Di investimenti immobiliari della Camorra nel Cosentino – come riportato da Arcangelo Badolati sulla Gazzetta del Sud – vi sono importanti testimonianze che arrivano dal recente passato.

Ai suoi “dipendenti” operanti nell’Alto Tirreno Cosentino, lo stesso Pepe affidò inoltre la gestione di ingenti somme di denaro da riciclare nei prestiti privati.
La storia dell’amicizia tra i calabresi e i napoletani affonda le sue radici nei primi anni Ottanta. Proprio nella Sibaritide ha infatti governato per quasi vent’anni come padrone incontrastato Giuseppe Cirillo, boss di origine originario di Castel San Giorgio (Salerno) che divise a lungo il potere criminale con il cognato Mario Mirabile, capo della nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo.
“Don Mario” comandava tutto l’agro nocerino – sarnese, una delle zone più calde della Campania. Per sdebitarsi dall’accoglienza avuta in terra calabra, quando un padrino di Cetraro (Cosenza) venne ricoverato in un ospedale napoletano, gli mise a disposizione addirittura un “cumpariello”, guardaspalle e maggiordomo.
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Pietro Giordano (oggi collaboratore di giustizia) si procurò infatti proprio a Scalea la gelatina necessaria per compiere un attentato a Nocera Inferiore.
Lo stesso materiale adoperato nel Cosentino per far saltare in aria una discoteca.
Altro testimone del sodalizio, Giovanni Gaudio, originario di Pagani (Salerno).
Oltre a rivelare un omicidio compiuto a Scalea negli anni ’90 contro un “uomo che dava fastidio alle mogli dei carcerati”, era diventato prestanome della società di costruzioni costituita da Pepe per vendere villette ed appartamenti.
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